Estate crudele

estate crudele

Lasciati qui, da soli.

 

 

estate crudele
Lasciati soli nell’estate crudele

 

 

Ciò che era

Il nonno correva su e giù per i campi d’estate. Suo padre lavorava col carretto. Erano molto poveri, ma l’estate era comunque una bella stagione.

Anche la nonna raccontava quando, d’estate, andava a casa della sua nonna, percorrendo una discesa ripida coperta di ghiaia. Poi andava a guardare il suo babbo e gli zii che lavoravano la terra. Si appostava sotto un ciliegio, salutava e mangiava le ciliegie.

L’estate era piacevole dopo il lungo e freddo inverno (quello vero).

Le sere d’estate si passavano in buona compagnia, a guardar le stelle, a inseguire le lucciole. Talvolta spuntava un violino, oppure una chitarra, e si ballava nell’aia.

 

Estate urbana

Giugno, luglio e agosto, cosa facciamo in città?

 

Giugno

L’asfalto diventa sempre più caldo, rovente; fa caldo anche di notte, il quartiere si spopola, rimangono piccoli gruppi di anziani all’ombra dei pini.

La scuola è finita, per le strade la mattina regna un silenzio irreale.

I giorni passano quasi tutti uguali, chi può va al mare. Passavamo intere giornate giocando a pallone, fino a quando al campetto ci presentammo in quattro: ci guardammo in faccia e capimmo, senza poi dircelo in faccia apertamente, che l’indomani non sarebbe tornato nessuno.

Il mese di giugno è solo l’ingresso nella nostra stagione tropicale urbana; già da ora i medici al telegiornale consigliano di non uscire nelle ore più calde. Non piove da settimane.

 

Luglio

L’estate è crudele, la domenica ne è l’emblema. Il quartiere è diventato un deserto di case e condomini. C’è qualcuno in gelateria?

I pomeriggi si allungano lentamente sotto il sole, sono poche le idee: girare in bicicletta, attraversare il centro urbano (semi vuoto), arrivare al fiume per vedere che cosa hanno pescato.

Una buona percentuale di negozi ha già chiuso, gli anziani vagano da una serranda abbassata a un’altra, alla ricerca di generi alimentari e di conforto.

L’estate è crudele, le braccia e le gambe appiccicano per il sudore, ogni sera occorre fare una doccia.

In TV imperversano le repliche, di programmi invernali, di film datati e noiosi. Si è “quasi” costretti a uscire.

 

Le feste effimere

Le sere di luglio e le loro feste rappresentano un fatto nazional-popolare. Hanno caratteri simili al baccanale dell’antica Grecia, in cui gli eccessi si sprecano. Quando il sole ha allentato la sua morsa, con le luci della sera, si affollano giardini, locali, spiagge.

La maggioranza è da sola in mezzo a decine di persone, con le quali non stabilirà alcun contatto relazionale.

Ma il peggior pericolo è nel ritorno. Alcuni purtroppo non tornano a casa. Così è successo a Beatrice, venticinque anni e stupendi progetti da realizzare. La sua vita si è fermata davanti a un palo della luce, cadendo dalla motocicletta del suo amico. Il silenzio di quella notte è stato interrotto dalle sirene dell’ambulanza, dei soccorsi. I muri delle case adiacenti illuminate dai fari e dai lampeggianti blu, non ci hanno lasciato immaginare niente di buono.

Il guidatore della motocicletta aveva bevuto? Era spericolato? Era esaltato?

L’estate è crudele, illude alcuni che tutto si possa fare, che tutto vada bene, soprattutto una festa in spiaggia, effimera e il ritorno a tutta velocità.

 

Estate crudele
Estate crudele

 

Agosto

L’estate è crudele. Il sole picchia forte, sulle strade e sui tetti. Le zanzare tigre hanno conquistato tutti gli spazi verdi, gli amici se ne sono andati via.

La noia ecco, l’estate è il tempo della noia. E’ lo stato d’animo di chi non può andarsene, viaggiare, di chi non ha un soldo, di chi fa progetti ma non può realizzarli.

Nessuno ne parla, forse perché ammettere di provarla significa dichiararsi deboli, sconfitti. Hai un lavoro? Potrebbe essere la tua salvezza, inconfessata, benevola.

 

Estate crudele
Agosto in città: estate crudele.

 

Ferragosto

Trascorrere il ferragosto al mare fa rima con suicidio sociale. Parrebbe che tutti gli abitanti della terra si siano dati appuntamento su questa dannata spiaggia.

Chi urla, chi spintona, chi tira la sabbia, chi alza il volume dello smartphone, chi si allarga verso lo spazio altrui.

Se solo ci fosse qualche amico. Invece non c’è nessuno, non c’è nulla da fare. L’estate è crudele. Fa caldo, le giornate sono ancora lunghe.

Se non c’è alcuna possibilità di vivere avventurosamente, il nostro tempo ci trascina stancamente.

Questo strazio non è ancora terminato: il senso di abbandono, i fiumi in secca, l’erba bruciata, il cambiamento climatico galoppa veloce.

 

Quando

Queste righe sono state scritte in un pomeriggio estivo, senza aiuto, nell’indifferenza generale, in un piccolo spazio d’ombra.

E’ affiorato il pensiero che l’estate è crudele, ripensando all’accaduto. L’estate giunge tutta a un tratto, repentinamente, nonostante la si aspetti calendario alla mano. Poi, essa si auto alimenta, si riproduce, è auto poietica, sempre uguale a sé stessa. Rappresenta una nemesi, non c’è mai la catarsi.

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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