Finzione sociale

Fingere abitualmente nelle relazioni con altre persone

 

Finzione sociale

 

 

La persona è sempre un’apparenza, una visiera che occulta la verità.

Giuliano Piazzi, 1996

 

 

Episodio #1

La volpe e la cicogna

Fra la volpe e la cicogna non correva certo buon sangue, ma quando si incontravano si scambiavano tanti complimenti come due vecchie amiche.”

Grandi fiabe famose, Cartedit, Cremona, 2000

 

Salvare le apparenze

Un osservatore disincantato pone attenzione ad aspetti che, abitualmente, sono dati per scontati. E’ normale, in riferimento alle norme di cortesia, di decoro, di buone maniere, di apparenza, non trattare male il proprio interlocutore, sebbene non sia simpatico, nemmeno quando egli è un disonesto. I rapporti sociali sono, spesso, finzione: si camuffano i veri sentimenti verso qualcuno quando lo si ha di fronte.

Il sociale è un ambiente artefatto/artificiale, in cui domina la finzione. Le apparenze sono più importanti della sincerità.

Il comportamento in pubblico deve essere moderato e adeguato alla società. Si tratta in effetti di norme con una storia antropologica, che risale ai tempi antichi (si veda N. Elias, 1998), che nei secoli è stata modificata dall’evoluzione dei costumi. Ma la finzione nel sociale rimane: l’esternazione pubblica della sincerità non è gradita.

 

 

Episodio #2

Fare finta di non avere visto

Camminavo sul marciapiede quando ho girato lo sguardo verso la finestra della scuola. Ho salutato una maestra che, appena mi ha visto, si è voltata verso la porta ed è uscita dalla stanza, facendo finta di rispondere a una chiamata.”

 

Evitare una persona

Fingere di non avere notato la presenza di una persona conosciuta (o semi conosciuta) equivale a negarla. A ben notare nella vita di tutti i giorni, pare proprio che sia una procedura molto diffusa.

Si evita il dialogo, si evita il contatto sociale, si mantiene o aumenta la distanza verso quella persona. Non di meno, si evita di intavolare un discorso che potrebbe avere esiti imprevisti. Facendo finta di non avere notato la persona, si evita di perdere tempo con chiacchiere inutili. Oppure, da ultimo ma non ultimo, evitiamo di toccare argomenti indesiderati (un lutto in famiglia, guai con la giustizia, un divorzio, una separazione, altri fatti moralmente sconvenienti).

Un esempio, citato anche in qualche film del passato, è l’inquilino al verde che finge di non vedere il proprio padrone di casa per strada, al quale deve degli affitti arretrati. L’inquilino debitore accelera il passo tra la folla e si defila facendo l’indifferente.

Sono numerosi i motivi per cui le persone ci evitano, fingono di non vederci: dal fatto che stiamo loro antipatici, al fatto che abbiano altro da fare, fino al fatto che abbiano qualcosa da nascondere nei casi più imperscrutabili.

 

 

Episodio #3

Siamo tutti ipocriti?

Sul finire dell’ultimo anno d’asilo, alcune mamme parlando tra loro, dichiaravano apertamente di essere favorevoli allo sbarco (quotidiano) degli ipotetici profughi, trasportati dalle navi ONG, sulle coste italiane.

Un paio di mesi dopo, a settembre, sono usciti gli elenchi delle classi alla scuola primaria, come un fulmine improvviso la realtà si è scagliata sulle mamme pro immigrati. In una classe di ventidue bambini, ben undici erano stranieri, sette dei quali maghrebini musulmani.

In particolare, una mamma cosmopolita e simpatizzante globalista ha confidato la sua grave preoccupazione: “tutti questi stranieri in classe con mio figlio sono troppi! Rallentano l’apprendimento di tutta la classe!

La loro morale è: fateli entrare tutti si, ma che stiano lontani dal mio quartiere.

 

Il conformista è ipocrita?

L’episodio #3 pone l’attenzione sul politicamente corretto, sulle comunicazioni in pubblico generate in ossequio al pensiero dominante. Abbiamo osservato spesso persone seguire pedissequamente i concetti diffusi da una certa parte politica, dalla stampa conformista, dagli intellettuali di grido. Il tutto propagandato in pubblico, ma sostanzialmente contraddetto nel privato, quando le conseguenze dei fatti sono andate a toccare la propria famiglia e gli interessi personali.

 

La “normale” finzione sociale

Sono tanti e quotidiani gli episodi di normale finzione sociale nei rapporti tra le persone. Si finge di essere educati, si fa finta che quel conoscente sia simpatico, si simula un comportamento civile quando ci si trova di fronte al direttore, al capo ufficio, al professore del figlio, all’avvocato, al padrone di casa.

In tutti gli altri casi, è evidentemente normale e conveniente fare finta di non avere visto, o notato, la presenza di quelle persone.

Infine, si finge in pubblico di essere tolleranti e ossequiosi rispetto al pensiero dominante, soprattutto se si dichiara ai quattro venti di essere elettori della frangia politica più democratica e migliore in assoluto.

 

 

Nota bibliografica

Coloro che desiderano avere i riferimenti bibliografici, su cui sono basate le riflessioni contenute in questo contributo, sono pregati di mandare una richiesta scritta utilizzando il modulo dei contatti.

Grazie.

 

 

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