I filtri alla comunicazione

filtro comunicazione

Aumentare o diminuire il flusso delle informazioni

 

 

filtro comunicazione
Metafora del filtro che regola il flusso di contenuti all’esterno

 

 

Introduzione

In questo articolo, riprendiamo e approfondiamo la riflessione intrapresa nel nostro contributo dal titolo “La comunicazione è selettiva”.

In particolare, tratteremo il tema dei filtri usati durante la comunicazione, che riteniamo importanti al fine di comprendere il tipo di interazione, correlata al contesto di riferimento e all’interlocutore.

Alcuni studiosi (pag. 7 del documento nel link) intendono i filtri come condizionamenti per la riuscita della comunicazione stessa, in concreto li delineano come barriere e ostacoli (distorsioni, interferenze) di vario genere.

Nella nostra osservazione, invece, interpretiamo i filtri alla comunicazione come strumenti di selezione della qualità e della quantità dei contenuti da veicolare all’interlocutore, durante il dialogo.

 

Comunicazione filtrata

Dire quel che si pensa” è il principio cardine della comunicazione priva di filtri in uscita, senza un controllo preventivo.

Normalmente, osserviamo che le persone selezionano accuratamente le parole da usare, esse operano una scelta tra i pensieri che desiderano esternare, trasferirli a chi ascolta. I filtri usati possono essere a maglie strette oppure larghe, altrimenti variabili in relazione al contesto, alla situazione da affrontare.

La nostra ipotesi di base parte dal presupposto che indica come direttamente proporzionale il grado di confidenza rispetto all’apertura dei filtri: a maglie larghe con famigliari e amici, a maglie via via più strette se ci si relaziona con conoscenti, estranei, in pubblico.

 

Controllo delle informazioni

Uno degli elementi della comunicazione è il contenuto che si veicola all’ascoltatore. Si tratta delle informazioni, consapevoli o non consapevoli, che consegniamo. E’ interesse condiviso fornire informazioni positive su di sé, dare un’impressione positiva (Goffman) e nel contempo, evitare di porgere contenuti privati riservati e magari compromettenti (la cosiddetta privacy).

 

Il linguaggio volgare

Uno dei primi livelli di filtro riguarda le parolacce, gli insulti, in sostanza il linguaggio volgare. In pubblico, dire parolacce e usare un linguaggio sporco allusivo crea imbarazzo e disapprovazione in chi ascolta. Esprimersi in modo volgare equivale a essere etichettato come maleducato, ignorante, inaffidabile.

In alcuni ambienti, come quelli televisivo e artistico, il linguaggio scurrile è stato sdoganato e generalmente è tollerato (se non esplicitamente accettato), perché correlato da alcuni a una forma di libertà d’espressione, perché attrae i telespettatori, li diverte.

Certi cantanti usano una comunicazione generale (verbale, non verbale, simbolica) orientata alla trasgressione, nella quale i filtri sono consapevolmente aperti a maglie larghe.

Sulle piattaforme dei social network, capita spesso che numerosi utenti si lascino andare a espressioni negative, condite da insulti, minacce, confessioni anche di reati appena commessi. E’ tutto frutto dell’apertura (discutibile) in massima progressione dei propri filtri di comunicazione, senza pensare alle conseguenze.

 

Essere politicamente corretti

Un secondo livello di filtri è relativo al linguaggio politicamente corretto. La comunicazione risulta essere controllata ai massimi livelli, le parole sono scelte con cura per evitare ogni genere di dubbio, fraintendimento, imbarazzo, attrito. Nella comunicazione politicamente corretta, i filtri sono a maglie molto strette, pertanto la selezione delle parole è molto accurata, a tratti maniacale.

La comunicazione politica elettorale utilizza questo genere di filtri, con l’obiettivo di rassicurare e convincere l’elettorato intero, non solo i militanti. Le arringhe di accusa mosse agli avversari politici sono condotte in modo da evitare conseguenze legali.

 

Estremizzare i filtri

Gli interrogatori sono esempi di situazioni in cui la chiusura dei filtri alla comunicazione è estremizzata ai massimi livelli.

Che siano interrogatori condotti in ambienti di guerra (prigionieri, sospette spie, fiancheggiatori), oppure a seguito di operazioni di polizia, coloro che vengono sottoposti alle domande tendono a chiudere i propri filtri, selezionando accuratamente le parole e l’insieme di contenuti da esibire (K. Danziger, 1982).

Nelle situazioni da interrogatorio, le persone soggette alle domande sono sottoposte a metodi manipolatori specifici, atti ad estorcere informazioni preziose. Gli agenti che conducono l’interrogatorio usano tecniche psicologiche specifiche, che vanno a toccare le corde della comunicazione interpersonale, con l’obiettivo di aprire il più possibile i filtri comunicativi del soggetto sotto torchio (Ibidem).

 

filtro comunicazione
L’interrogatorio è un caso in cui i filtri dell’interrogato sono prossimi alla chiusura totale

 

 

Allo stesso modo, succede ai cittadini chiamati ad esprimersi prima in sondaggi poi nelle urne, nei paesi dominati da regimi dittatoriali. In pubblico è alta la percentuale di coloro che si esprimono a favore del regime (filtri di comunicazione a maglie strette) per evitare guai; nel segreto dell’urna, invece, sarà presumibilmente alta la percentuale delle persone che contraddicono quel pensiero sulla scheda elettorale (M. Rizzardi, 1997).

 

Sconosciuti ed estranei

Fuori di casa, sono plausibilmente alte le probabilità di incrociare persone sconosciute, con le quali confrontarsi in scambi colloquiali occasionali.

Negli uffici pubblici, in stazione, in ufficio, al cinema, a teatro, ai concerti, numerose persone a noi sconosciute ci affiancano facendosi gli affari loro, in genere evitando contatti se non sono necessari (Goffman, 1971).

Chiedere un informazione stradale non implica grandi problemi sociali, sempre se non si rivela un espediente per entrare nello spazio personale di qualcuno. Per esempio, scambiare due chiacchiere “del più e del meno” per ingannare l’attesa davanti a uno sportello medico, apre un panorama di relazione regolato dai filtri alla comunicazione. Non sono molte le persone che parlano volentieri in pubblico con un estraneo della propria vita, abbiamo osservato che sia più comune chiudere i filtri delle informazioni con garbo e gentilezza, senza eccessi.

Tenere a bada i curiosi è un principio sottointeso e comunemente praticato, alla base delle normali prassi relazionali, soprattutto nei confronti degli estranei.

 

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Gestione dei filtri alla comunicazione nei confronti degli estranei

 

Ambienti famigliare e amicale

Interloquire con i genitori, i fratelli, i nonni ci pone in condizioni di tranquillità e fiducia (si veda Luhmann, 2002), pertanto i nostri filtri presumibilmente si apriranno a maglie molto larghe. La comunicazione famigliare si caratterizza per essere interpersonale intima, ci si aspetta che non ci siano segreti tra i partecipanti (Baraldi, 1999).

Riguardo la famiglia c’è riservatezza verso l’esterno, ben abbozzata dal detto popolare “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Gli affari e i problemi famigliari si risolvono al suo interno, il filtri si riscontrano ben stretti.

Alla stessa maniera funziona la comunicazione amicale, poiché anche dagli amici ci si attende quasi lo stesso livello di solidarietà, fiducia, confidenza, comprensione.

 

Flessibilità e adattamento

Parlare con le persone fuori dalla cerchia dei famigliari e degli amici, estranei esclusi, potrebbe essere regolata da filtri alla comunicazione di media apertura. La nostra ipotesi è che quei filtri siano gestiti in maniera variabile, in ragione del tipo specifico di rapporto intrattenuto con il conoscente.

I destinatari del filtro a media apertura possono essere colleghi di lavoro, conoscenti al bar o sui mezzi pubblici, amici di amici, frequentatori della stessa parrocchia, accompagnatori e genitori dei bambini della stessa classe dei figli. In sostanza sono persone che non conosciamo bene, ma sappiamo chi sono, che talvolta salutiamo per strada senza fermarci a scambiare quattro chiacchiere con loro.

Questi casi di interazione sono poco prevedibili, propongono un numero elevato di incognite, correlate al livello di distanza/confidenza posto davanti ai conoscenti. Le situazioni sono complesse, potrebbe essere sufficiente una parola o un gesto fuori posto per generare malumori e chiusure relazionali (si vedano i nostri contributi “L’indifferenza sociale ponderata” e “Lo scontro verbale”).

Nei contesti ibridi, ad alta complessità e imprevedibilità, ipotizziamo che i conoscenti e gli avventori ricorrano alla tecnica della finzione sociale, per evitare coinvolgimenti e difficoltà.

 

Usare bene i filtri

Attraverso la comunicazione forniamo a chi ascolta (conoscenti, sconosciuti, pubblico) informazioni su noi stessi, su chi siamo, su ciò che facciamo, sulle nostre preferenze anche elettorali.

Dire in pubblico che “Paolo è un cretino, lascialo perdere”, equivale a dare una serie di informazioni molto dettagliate su di sé, oltre che una valutazione di Paolo, chiunque egli sia. Una simile esternazione davanti a persone non appartenenti alla propria cerchia sociale ristretta (famigliari, parenti, amici) ci espone a considerazioni precise e al rischio di una denuncia per diffamazione.

Ogni affermazione ha delle conseguenze: se le parole usate sono negative, ancora più negative saranno le conseguenze.

Il proverbiale chiacchierone può essere una persone del tutto onesta, ma se non capisce che deve limitare le parole a sproposito in pubblico (e sui social network) e chiudere almeno un po’ i suoi filtri in uscita, rischia seriamente di essere considerato un maleducato, un inaffidabile, una persone che non riesce a tenere nulla per sé.

 

La prudenza non è mai troppa

La gestione dei filtri alla comunicazione, in apertura e in chiusura a seconda dei contesti e degli ascoltatori, risulta di fondamentale importanza nelle relazioni sociali. Certe persone si servono delle informazioni per valutare altre persone in bene o in male, per farle scendere dal treno della carriera, per accusarle in un dibattito privato o pubblico o in tribunale, per escluderle dalle relazioni sociali.

 

 

 

Nota bibliografica

Coloro che desiderano avere i riferimenti bibliografici dettagliati, su cui sono basate le riflessioni contenute in questo contributo, sono pregati di mandare una richiesta scritta utilizzando il modulo dei contatti.

Grazie.

 

 

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    Pubblicato da Il Sociale Pensa

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