Il cosmopolita in azione

Sensibilizzare l’Opinione Pubblica sui temi del Cosmopolitismo, con ogni mezzo.

 

 

il cosmopolita
Il simpatico cosmopolita giramondo

 

 

Salvate il soldato cosmopolita

Il cosmopolita è l’alfiere della società aperta, che abbia letto o no le pagine di Popper, ne è comunque un fiero sostenitore.

Egli si attiva per la realizzazione della società globale: senza frontiere, senza sovranità popolare, verso il diritto globale, la libera e illimitata circolazione delle persone. La cittadinanza globale per ogni essere umano (cosmopolita) diventa un dovere morale (S. Benhabib, “Cittadini globali”, Il Mulino, Bologna, 2006, pag. 14-23), perciò l’affermazione di “razza umana” è accettabile e condivisibile, mentre è condannato il termine “razza senza appello, lo si bandisce in toto dalla comunicazione politicamente corretta. L’ideologia politica prevede i cosiddetti “distinguo”, per liberare i suoi dogmi laici.

Il soggetto cosmopolita è un soldato che si lancia fieramente contro ogni manifestazione di pensiero non conforme al suo (intollerante democratico). Memore dei crimini perpetrati all’inizio del ‘900, si batte con decisione contro ogni avvisaglia di ritorno a quelle situazioni di intolleranza.

Hannah Arendt nel suo testo fondamentale “La banalità del male” (Feltrinelli, Milano) ha tracciato molto chiaramente quelle linee di pensiero. Pertanto, il cosmopolita si erige a guardiano della tolleranza, dell’accoglienza, dell’antirazzismo.

 

Il globalista ideologico

Molto vicino al soggetto cosmopolita (attivista militante o solamente simpatizzante), si trova un altro attore sociale che ne condivide molto dell’ideologia. Egli è favorevole alla globalizzazione in quanto espressione di democrazia universale, perché esprime i fattori della società aperta. La cittadinanza globale è più di un auspicio. La globalizzazione esprime per lui una libertà di movimento, espressione, di approccio alla politica.

Stiamo tracciando il profilo di colui che chiamiamo il globalista ideologico, il quale si contrappone al globalista economico o finanziario, che invece è manifestazione dell’élite dirigenziale della città globale.

Il globalista ideologico si batte per i diritti umani, è a favore dell’immigrazione, si prodiga contro il razzismo, partecipa alle manifestazioni per l’ambiente, spesso si pronuncia favorevolmente verso istituzioni sovranazionali come l’Unione Europea e le Nazioni Unite. Il globalista ideologico odia apertamente (e insulta senza scrupoli) quelli che chiama sovranisti e/o populisti, sui social network e alle manifestazioni di piazza.

Il globalista ideologico si serve di almeno due organi di stampa indipendente, con lo stesso nome: “globalist.it” e “globalproject.info“.

 

Attivisti della società aperta

La prospettiva della cittadinanza globale e del diritto internazionale cui assoggettare la sovranità di ogni Paese corrobora l’azione di cosmopoliti e globalisti ideologici, che si impegnano in ogni sede sociale.

Le manifestazioni di piazza rappresentano un palcoscenico molto gradito, presso il quale sfoggiare striscioni, cartelloni, slogan inneggianti alla tolleranza globale. I principali motti riguardano la lotta al razzismo (vero o presunto non ha importanza) e alla discriminazione, per assicurare l’accoglienza senza condizioni di chiunque, coerentemente allo status di cittadino del mondo. Non dimentichiamo poi i vari movimenti ecologisti che recentemente hanno ripreso vigore e visibilità.

Non siamo di fronte alla considerazione obiettiva di una redistribuzione delle risorse sociali, bensì siamo davanti alla propaganda morale filantropica.

 

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Cosmopoliti in azione

 

Davanti alle telecamere in piazza

Le manifestazioni di piazza servono a impressionare l’Opinione Pubblica con un colpo d’occhio altrettanto impressionante: la Società Civile si deve convincere che è l’intera cittadinanza a muoversi. A ben osservare, i numeri solitamente non rispecchiano affatto il sociale nazionale, chi è in piazza non rappresenta nemmeno un campione statistico accettabile, lo dicono i numeri e le indagini giornalistiche, loro malgrado.

I giornalisti accorrono in massa, intervistano alcune persone sconosciute per poi dedicarsi anima e corpo ai numerosi (quelli si lo sono) personaggi più o meno famosi: politici, attori, presentatori, cantanti, intellettuali e aspiranti tali. Sono i “testimonial” di ogni manifestazione cosmopolita, sono l’avanguardia del cosmopolitismo e della società aperta.

I “testimonial” cosmopoliti, a differenza delle persone cosiddette normali, hanno tempo e denaro per farsi paladini delle lotte morali, non vivono nei quartieri popolari, vantano una certa eloquenza da mettere al servizio delle cause cosmopolite. I “testimonial” guadagnano visibilità e notorietà personali da sfruttare per il proprio vantaggio “professionale”.

 

Claudio Bisio cosmopolita in piazza, 2 marzo 2019 a Milano

 

 

 

 

I “testimonial” cosmopoliti più famosi

John Lennon può essere ritenuto il primo e più famoso “testimonial” che il movimento cosmopolita abbia mai avuto. Lennon non solo è stato membro fondatore della più importante band britannica del Mondo, ma è anche stato un ottimo cantautore.

 

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John Lennon e la moglie Yoko Ono

 

Il suo manifesto artistico più considerevole è la canzone “Imagine” pubblicata l’11 ottobre del 1971, nel cui testo sono indicate a grandi linee i contenuti della propaganda cosmopolita e globalista degli anni a venire.

Lennon è stato un famoso attivista per la pace e i diritti civili, amava le manifestazioni di piazza e gli eventi ad effetto, come il famosissimo “Bed-in” col quale si fece intervistare a letto con la moglie Yoko Ono, un modo di protestare contro la guerra in Vietnam nel 1969.

Un secondo “testimonial” molto famoso è Paul David Hewson in arte Bono Vox, cantante e attivista irlandese. Legato da sempre alla gigantesca fama ottenuta dalla sua band, Bono Vox si è rivolto alla filantropia per convogliare la sua notorietà verso una giusta causa.

 

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Il famoso cosmopolita Bono Vox

 

Il suo interesse cosmopolita è indirizzato al debito dei Paesi africani e alla fame che attanaglia l’intero continente. Si è schierato a favore dell’immigrazione dal Terzo Mondo in Europa.

Entrambi gli attivisti qui presentati sono stati criticati per il loro umanitarismo delle celebrità. In particolare, Bono Vox è stato accusato di avere sfruttato la propria notorietà per ottenere altri vantaggi pubblicitari e mediatici, è stato criticato per essere un miliardario falso filantropo e un evasore fiscale.

 

Lotte di sensibilizzazione cosmopolita

Lo Ius soli, “no borders”, il multiculturalismo, il cambiamento climatico, sono temi per i quali vale la pena lottare; povertà ed emarginazione, solitudine, disoccupazione sono temi sociali evitati a piedi pari dai cosmopoliti e dai loro amici globalisti ideologici perché non rientrano nel programma, perché non pagano in alcun modo.

La società multiculturale rappresenta a tutti gli effetti una causa perfetta per cui battersi, risponde in tutto e per tutto agli ideali cosmopoliti.

Gli stranieri sono i principali destinatari dell’azione cosmopolita, rappresentano i nuovi poveri, i nuovi emarginati (emarginati da cosa però non si spiega), sono i destinatari del messaggio messianico religioso e ateo della società aperta (Popper).

I militanti politici riconoscono nei migranti/immigrati un bacino eccezionale cui inculcare la loro ideologia politica e farne nuovi elettori (U. Melotti, “Quando il multiculturalismo diventa un abbaglio”, in “L’abbaglio multiculturale”, SEAM edizioni, Roma, 2000, pag. 23-24), dopo avere elargito loro la cittadinanza modificando le leggi vigenti in materia, mediante prossimi colpi di mano in Parlamento (l’affare Ius Soli).

 

Percorso di umanizzazione

Restiamo umani”, “facciamo rete”, “colletta antirazzista” sono solo pochi esempi della campagna di sensibilizzazione moralista, capeggiata dai “testimonial” cosmopoliti.

Il pensiero veicolato e propagandato dal personaggio cosmopolita si avvale di elementi più mitico-religiosi che di ordine pratico. Basta osservare che alla domanda riguardo a come sistemare ogni migrante/immigrato, il soggetto cosmopolita non fornisce soluzioni efficienti, si limita a sottolineare che “è giusto accogliere tutti i poveri”.

Il pensiero religioso coltiva l’afflato universalistico/cosmopolitico, vi introduce principi fondamentali, l’eguaglianza, la fraternità, ma anche fattori di ambiguità legati al comando divino di diffondere un messaggio destinato a tutti gli uomini” (L. Tundo Ferente, “Pensare il cosmopolitismo”, in “Cosmopolitismo contemporaneo”, Morlacchi, Perugia, 2009, pag. 7).

I cosmopoliti che si distaccano dal messaggio religioso (cristiano nello specifico) giustificano il loro attivismo con motivazioni morali generiche (ciò che è bene fare) verso l’intero genere umano, unite a contenuti ideologici di critica e di lotta al potere costituito (Ibidem, pag. 8-9).

 

L’uso della comunicazione politicamente corretta

Gli attivisti cosmopoliti e globalisti ideologici si avvalgono della comunicazione politicamente corretta. L’eufemismo è la principio guida di tutta la campagna di sensibilizzazione dell’Opinione Pubblica. Essi lottano contro il razzismo di cui (affermano) è pervasa la società occidentale.

Chiunque è passibile di denuncia razzista, basta usare una parola sbagliata, magari pronunciata senza farci troppo caso, che il biasimo sociale si scaglia come una spada sulla testa del malcapitato.

I guardiani della tolleranza non ammettono nessun pensiero estraneo al loro, staccato dall’ortodossia ideologica cosmopolita e globalista. Essi affermano convintamente di essere portatori della verità assoluta e pertanto si avvalgono di una supponente superiorità intellettuale, peraltro mai verificata in modo approfondito.

 

“No borders” il problema è la frontiera

 

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Cosmopoliti “No borders”

 

Sotto questo nome sono raccolti i gruppi di volontari che si battono contro le frontiere, per la rimozione di ogni confine nazionale, a favore dei migranti/immigrati.

No borders” raccoglie decine di attivisti che si dichiarano contro la violenza e la deportazione delle persone, le quali non vedono riconosciuto il loro “diritto” al movimento internazionale, in particolare in Europa. Si tratta di gruppi cosmopoliti e globalisti ideologici perfettamente operativi, che vanno decisamente oltre le solite manifestazioni di piazza tanto amate dai media di massa.

Nell’agosto 2016 è stato ufficializzato un presidio presso la cittadina di Ventimiglia, vicino al confine francese, per protestare contro il blocco dei migranti africani e mediorientali verso lo stato francese.

Il “Progetto 20K è un iniziativa di intervento a sostegno del collettivo cosmopolita “no borders”.

 

Intervento e interventismo cosmopolita e globalista

Per scuotere le coscienze e l’opinione pubblica servono attività di massa, è necessario mettere di fronte alle telecamere grandi numeri di persone (anche presunti), striscioni, bandiere, slogan ad effetto. Si deve dare l’impressione allo spettatore (dal vivo o a casa davanti al televisore) che stia guardano un movimento di massa, uno spostamento generale al quale partecipare, nel quale sentirsi uguali agli altri, nel quale concentrarsi (E. Canetti, “Massa e potere”, Adelphi, Milano, 1997, pag. 34-35).

Lo spettatore si deve immedesimare nella folla e negli slogan, si deve creare un effetto mimetico, di desiderio, di emulazione (R. Girard, “Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo”, Adelphi, Milano, 2001, pag. 22, 351-356). Se i manifestanti diventano modelli da imitare, è facile che chi li guarda faccia altrettanto, che abbracci quella causa.

 

I cosmopoliti in azione: manovali e “testimonial”

Il cosmopolitismo è un’ideologia utopistica, per vivere ha bisogno di persone che la sostengano, ne accolgano le linee guida, la portino in piazza. Il cosmopolitismo ha bisogno di attivisti, militanti, volontari che si accollino gli obiettivi della società aperta, che ci credano.

I soggetti cosmopolita e globalista ideologico sono i manovali del cosmopolitismo, sono i suoi soldati: fanno chilometri su chilometri, urlano in piazza, sbraitano sui social network, si impegnano in associazioni pro immigrati.

Cosmopoliti sono naturalmente i “testimonial” di ogni campagna comunicativa: politici, attori, cantanti, comici, presentatori, intellettuali (soprattutto quelli auto proclamati). I “testimonial” garantiscono la bontà della manifestazione e del suo messaggio, mettendoci la propria immagine. Rassicurano il pubblico riguardo a ciò che vede.

Dalla nostra osservazione deduciamo che quest’ultimo insieme di persone sia quello che ottiene il massimo profitto dalle attività cosmopolite: visibilità, consenso pubblico, stima, positiva immagine da spendere anche e soprattutto in eventuali campagne politiche e professionali.

Da ultimo, non possiamo dimenticare i cosmopoliti della cosiddetta élite, ossia coloro che condizionano la politica e la finanza “globale e globalista”, i cosmopoliti che fanno affari grazie alla pubblicità e al resto.

Il cosmopolitismo avvantaggia sé stesso.

 

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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