Immigrazione e destabilizzazione sociale

musulmani a roma

Immigrazione di massa, scontri culturali, calo demografico italiano ed europeo

Perché la destabilizzazione sociale è alle porte

 

identità
Immigrazione e destabilizzazione sociale

 

 

Economia e guerra

I fattori specifici del momento attuale si chiamano crisi, impoverimento, conflitto, guerra. Non si tratta di facile pessimismo, bensì del risultato di un osservazione puntuale.

La crisi, soprattutto economica, ha generato una deriva verso l’impoverimento che riguarda in prevalenza la classe media, considerando che le classi povere sono già scivolate verso l’ulteriore inasprimento della loro condizione. Si passa dalla povertà relativa alla povertà assoluta. Chi era quindi già povero ora vede di fianco a sé persone chiamate nuovi poveri, provenienti dalle classi sociali più elevate.

Istat – Povertà

Corriere della Sera

L’economia è da sempre legata con doppio filo ai conflitti armati, la guerra produce grandi guadagni per pochi intimi e gravi lutti per numerose persone. La guerra crea movimenti di grandi masse umane, che tentano di salvarsi dall’annientamento.

La crisi economica e la guerra sono così alleate nel produrre disgregazioni, cambiamenti brutali nel modo di vivere delle persone. La crisi economica fa in modo che i poveri e i disoccupati si confrontino per l’accaparramento dei beni di sopravvivenza.

Poveri e disoccupati dispongono in maniera diversa di risorse economiche utili all’acquisto dei beni primari. Queste due categorie si amalgamano tra loro diventando una massa via via più cospicua, sull’orlo della protesta civile e non civile per la propria sopravvivenza.

La guerra è ormai divenuta una costante endemica in diversi luoghi del Mondo, anche alle porte dell’Europa (Ucraina, Medioriente, Africa). La guerra si avvicina pericolosamente ai confini Europei, facendo sentire il tetro calore della sua attività distruttiva.

La crisi siriana

La guerra civile siriana

 

 

siria
Siria

 

Rifugiati e immigrati

La gente che scappa dalla guerra prende il nome di profugo o rifugiato e cerca riparo in terre diverse dalla propria. I profughi e i rifugiati chiedono di entrare in Nazioni vicine o lontane, vantando un diritto di carattere internazionale, che si chiama diritto d’asilo.

Il diritto d’asilo è disciplinato a livello nazionale, secondo precise norme le quali non garantiscono l’immediato accoglimento dell’istanza di qualsiasi rifugiato o aspirante tale.

Treccani – Diritto d’asilo

Scheda diritto d’asilo

Scheda diritto d’asilo, parte 2

Osserviamo una nazione come l’Arabia Saudita, che è notevolmente più ricca di molti Stati dell’UE, ha ottime capacità di assorbimento occupazionale, è in Medio Oriente e confinante col Maghreb, è un paese di cultura islamica. Tuttavia i profughi siriani in particolare, musulmani in generale, desiderano entrare in Europa e non in Arabia.

 

La questione dell’accoglienza

I profughi e i rifugiati arrivano a destinazione con pochi effetti personali. Hanno bisogno di beni e servizi. Cibo, assistenza medica, vestiti, alloggio. Poi nel breve tempo necessitano di un lavoro e di una sistemazione definitiva.

Questo è il punto nevralgico di incontro/scontro con gli abitanti autoctoni, i poveri e i disoccupati. La famigerata guerra dei poveri torna alla ribalta in queste occasioni, assumendo tinte molto fosche.

I politici e le associazioni di volontariato, di qualsiasi ispirazione, parlano apertamente di inderogabile accoglienza e integrazione degli immigrati, siano essi profughi da guerre che di altro genere. Secondo queste categorie, la capacità di assorbimento degli immigrati in Italia e in Europa sarebbe pressoché illimitata, perché:

  • L’Europa è uno dei continenti più ricchi del Mondo;
  • Possiede grandi opportunità d’alloggio;
  • Vanta ottime capacità organizzative;
  • La sua economia ha bisogno di manodopera a basso costo.

Si può e si deve mettere in dubbio, in modo critico, questa capacità d’accoglienza.

Se l’Europa è davvero in così buone condizioni, nessuno riesce a spiegare perché esistano gigantesche disparità di reddito all’interno dei Paesi dell’Unione, perché non si siano debellate le grandi sacche di povertà al suo interno, perché infine la crisi economica e sociale perduri da vari anni.

 

Unione Europea, burocrazia e immigrazione

All’interno dell’Unione Europea gli Stati Membri camminano in ordine sparso, lavorando per confermare o aumentare i propri specifici privilegi, a danno degli altri. La complessa macchina burocratica dell’UE frena ogni tentativo di miglioramento collettivo e solidale in Europa.

In questo scenario, condizionato dalla politica fine a sé stessa in collusione con il sistema economico, finisce in secondo piano il benessere del cittadino europeo. In questo contesto, la povertà interna all’UE viene colpevolmente dimenticata.

La politica gioca spesso con i principi dell’accoglienza, assumendosi una responsabilità per la quale non pagherà mai le conseguenze. I politici dimostrano di essere molto distanti dalla realtà che le persone “normali” vivono quotidianamente, confrontandosi con ristrettezze economiche, privazioni, ingiustizie, servizi pubblici a pagamento.

Accogliere rifugiati, profughi, poveri in fuga è un dovere morale che però è disciplinato dalla legge, secondo la scienza giuridica nazionale e internazionale.

L’accoglienza va a sbattere contro le istanze dei cittadini europei in condizioni precarie.

 

L’integrazione

In secondo luogo, è da considerare il problema culturale e dell’integrazione, di cui si è trattato nella parte introduttiva. L’accoglienza mette di fronte alla questione del confronto culturale.

La cultura europea difficilmente può convivere con un’identità assolutista come quella islamica, la quale si interessa poco e male dei diritti umani.

La dichiarazione islamica dei diritti umani

Osservando gli avvenimenti degli ultimi anni (insurrezioni, atti terroristici, proteste sociali), non è immediato pensare che la cultura islamica sia propensa ad adattarsi in contesti sociali diversi dal proprio. E’ più rispondente al vero che sia incline ad assoggettare a sé chi la ospita.

 

L’andamento demografico

Non dobbiamo, da ultimo, dimenticare la questione demografica.

Dati ISTAT

In Italia la popolazione in età dai 15 ai 30 anni è circa il 16%, i giovani fino ai 14 anni sono il 13,78% della popolazione totale, mentre gli anziani ultra 65enni sono il 21,74% del totale. Le stesse percentuali riguardano la Germania, motore dell’economia europea.

Confronto demografico Germania – Italia

In un paese come la Siria, da cui provengono attualmente i richiedenti asilo in misura maggiore, i giovani fino ai 14 anni sono il 33,1% gli ultra 65enni sono il 3,9%.

Confronto demografico Siria – Italia

Percentuali simili sono per Marocco (fino a 14 anni 26,7%, ultra 65enni 6,3%), Tunisia (fino a 14 anni 23%, ultra 65enni 7,9%), Senegal (fino a 14 anni 42,5%, ultra 65enni 2,9%), solo per fare un breve profilo di alcuni dei paesi stranieri a più alto afflusso in Europa e in Italia.

Confronto demografico Marocco – Italia

Confronto demografico Tunisia – Italia

Confronto demografico Senegal – Italia

 

Destabilizzazione sociale

Questo ragionamento porta a pensare che nel giro di venti o trent’anni, con l’aumento dell’immigrazione dai paesi extra UE, prevalentemente di cultura islamica (Maghreb e Medio Oriente), si assisterà a un radicale cambiamento dell’identità culturale e sociale in Italia e conseguentemente in Europa.

Gli italiani non aumentano di numero, non ci sono sufficienti nascite per rimpiazzare le generazioni precedenti.

Il Sole 24 Ore

Repubblica

Al contrario, gli stranieri crescono velocemente di numeroe (ricongiungimenti famigliari, immigrazione clandestina, alta natalità). Le persone di cultura diversa saranno in maggioranza, relativa prima e assoluta poi, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili a livello sociale e politico: chi prima era minoranza diventa maggioranza, prendendo consapevolmente il comando della dirigenza legislativa.

Secondo questo percorso, la destabilizzazione sociale potrebbe diventare una realtà passo dopo passo, con buona pace di chi accusa il facile allarmismo e la semina della paura.

La secolare cultura europea, di stampo cristiano e illuminista, potrebbe andare definitivamente in soffitta (forse non rimarrà più nemmeno nei libri di storia).

 

Per approfondire il tema della destabilizzazione sociale correlata all’immigrazione di massa

Crisi migratoria europea, parte 1

Crisi migratoria europea, parte 2

Frattura multiculturalista

La crisi francese

La crisi dei profughi e il rifiuto dell’Europa Orientale

 

Europa
Europa

 

 

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    Pubblicato da Il Sociale Pensa

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    Una risposta a “Immigrazione e destabilizzazione sociale”

    1. I miei complimenti per l’esposizione, auguro in ognuno una riflessione sulle cause primarie degli eventi illustrati. Ricordiamoci che dietro le guerre e le crisi che muovono le popolazioni ci sono le Politiche (con la P maiuscola per differenziarle dal fumo negli occhi delle politiche nazionali) e dietro le politiche i gruppi di potere.

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