La Prussia

Il Ducato Clèves, la Contea di Mark, il vescovado di Minden erano minuscole isolate signorie; fra il Brandeburgo e la Prussia si interponeva fino al mare un ampia regione, già feudo sminuzzato dell’Ordine Teutonico, che faceva parte del Regno di Polonia. Il paese piatto e difficile da difendersi, specie per queste soluzioni di continuità, era circondato da ambiziosi vicini, avidi di potere, gelosi delle proprie prerogative, in liti continue, pronti ad ingrandirsi a spese dei confinanti. Di essi i più potenti erano l’Austria, la Polonia, la Svezia e la temibile Russia, che stava sorgendo e aspirava, potenza slava, a divenire stato preponderante europeo.

Gli Hohenzollern diventati sovrani di Prussia, assumevano, per fatalità storica, la missione di dare unità nazionale ai popoli di origine tedesca. Questa missione, che si proiettava in un lontano futuro, imponeva allora compiti più ristretti ma immediati, che i successori del Grande Elettore seppero intuire e affrontare, eseguire. Si doveva dare continuità ai territori, il che si doveva fare lentamente e abilmente, come era stato fatto in passato, rettificando confini ed allargandosi a spese dei vicini, usando le arti della diplomazia e cogliendo ogni occasione favorevole; raggiungere confini atti ad essere difesi contro le ambizioni e la prepotenza degli stati limitrofi: e per questo era necessario preparare le forze per combattere quando si fosse manifestata l’occasione favorevole. A questi compiti deve aggiungersi la missione, già storicamente definita e che, dopo essere stata assegnata alla Marca del Brandeburgo ora veniva naturalmente ereditata dalla Prussia e trasmessa quindi alla Germani, di costituire di fronte al mondo slavo la diga di sbarramento contro ogni tentativo di invasione verso il centro e l’occidente europeo. Frontiera questa di civiltà, sia che opponga alle mali arti della politica e alla influenza di idee false e bugiarde, il contrasto di un’alta e civile cultura; sia che contro i tentativi di sopraffazione e gli apparecchi di forza bellica, opponga altrettanta e più potente forza, fatta invincibile dal sentimento patriottico, dall’elevazione dello spirito, dall’organizzazione e potenza delle armi.

La Monarchia Prussiana poté disporre nel proprio territorio, come già il Ducato di Savoia in Piemonte, di una popolazione che per qualità morali, per indole e per tendenze, era ben atta a divenire lo strumento della necessaria espansione. Gli abitanti, dediti in gran parte all’agricoltura, erano sudditi fedeli e attaccati alla terra che coltivavano, abituati all’ordine e alla disciplina; ubbidienti e devoti alla nobiltà locale e ai Cavalieri dell’Ordine Teutonico che lungamente avevano governato terre e villaggi. Opere di risanamento di terre paludose, istituzioni varie tendenti ad accrescere il benessere locale, introduzione di nuove culture, furono oggetto di appositi provvedimenti del Grande Elettore e del suo successore. Assoluto il governo, ma benevolo verso i sudditi, così che una tradizione di ordine, disciplina e di fedeltà si era stabilita nei rapporti fra la casa Regnante e le popolazioni soggette. Federico Guglielmo aveva adottata, come norma di governo, la massima “tutto per il popolo, nulla mediante il popolo”. La nobiltà, le classi elevate, servivano lo Stato nelle cariche di Corte e della magistratura; dovevano inoltre dare i Capi e gli Ufficiali necessari per inquadrare e condurre le truppe in battaglia. Rigidi osservatori, per tradizione e per indole, di una disciplina non solamente formale, essi furono i più efficaci fattori della potenza e del prestigio delle istituzioni militari, che si andavano formando. La popolazione di grado sociale inferiore, assai laboriosa e sobria, fisicamente robusta, si dimostrò idonea a fornire la massa occorrente alla formazione di una solida forza armata, quale era necessaria per l’attuazione della storica missione della nuova monarchia. Infine, collimando gli interessi dei governanti con quelli dei governati, un sentimento d’intima convinzione rendeva i giovani ben disposti a portare le armi, alimentando il loro spirito patriottico e guerriero.

Anche in Prussia il reclutamento mercenario si dimostrava insufficiente a fornire un esercito numeroso, quale sarebbe stato necessario. Altrove si usavano i peggiori sistemi e non bastando il denaro si ricorreva agli allettamenti della crapula (gozzoviglia) e delle femmine o alla frode, con risultati disastrosi per la compagine morale dei reggimenti, nei quali la massa dei combattenti era formata da elementi scadenti, rifiuti della società. In Prussia in luogo e a parziale sostituzione dei mercenari venne imposta da Federico Guglielmo la coscrizione. Già fin dal primo anno del suo regno (1704), aveva stabilito che coloro che per evitare l’arruolamento abbandonassero il paese dovevano essere considerati come disertori; aggiungeva che tutta la gioventù sia cittadina che rurale era obbligata a servirlo con i suoi beni e col sangue, secondo le condizioni sociali di ciascuno e “secondo l’ordine e il comando proprio dell’Altissimo Iddio”. “Nell’anno 1733 – scrisse Federico II – il Re (suo padre) divise tutte le province in cantoni (distretti di leva). Questi cantoni furono assegnati ai reggimenti, che da essi prendevano in tempo di pace trenta uomini all’anno e in tempo di guerra fino a cento; ciò manteneva l’esercito sempre in efficienza, permettendogli di attingere ad una fonte sicura di reclutamento, per rinnovarsi senza interruzione”.

Pubblicato da Il Sociale Pensa

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