Raccomandati VS esclusi dal lavoro

raccomandazione

I raccomandati sottraggono la maggioranza dei posti di lavoro.

I “non costruttori” sono i potenziali lavoratori

esclusi dal mercato

 

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Raccomandati

 

Tra ingiustizie sociali e raccomandazioni, non si costruisce nulla di buono

 

 

Costruttori di cosa?

Tra qualche anno, non potremo ricordare le generazioni nate negli anni settanta come costruttori in assoluto di qualcosa. Le persone nate negli anni settanta, ma anche le generazioni posteriori, consumano ciò che i genitori e i nonni hanno creato. Le radici di questa considerazione nascono dagli effetti sociali ed economici di anni perversi, in cui si è goduto dei frutti del lavoro altrui, realizzato in floride epoche precedenti. Già nel periodo 2005-2008 gli analisti più preparati e avveduti mettevano in preventivo anni bui e molto magri. Secondo questi analisti, si intravvedevano, o meglio si potevano intravvedere, gli elementi decisivi che avrebbero caratterizzato la più grande crisi economica e sociale da decenni a questa parte.

 

Crescita economica

Facendo qualche passo a ritroso, si può facilmente leggere su molti testi, che nel secondo dopoguerra si avviarono e furono sostenute politiche e opere utili alla crescita economica. Nel corso degli anni, l’ammodernamento economico è stato affiancato da misure di politica sociale orientate al miglioramento della vita quotidiana: sanità, previdenza sociale, inclusione nella vita della comunità di appartenenza, sostegno alla famiglia. Ciò che viene unanimemente chiamato “boom economico” diventò oggettivo già a partire dagli anni cinquanta, prendendo poi la forma di benessere generalizzato negli anni sessanta. I favolosi anni sessanta. Il lavoro era diventato un fatto consolidato, l’economia italiana crebbe felicemente a ritmi elevati, il Paese iniziò un ammodernamento costante e sorprendente.

In questo periodo positivo anche la corruzione e la criminalità trassero grandi benefici, spostandone però gli effetti ad anni futuri. Questi elementi negativi, che chiamare parassitismo sociale non è sbagliato, esploderanno clamorosamente con la seconda grande crisi economica del secondo dopoguerra, nei primi anni novanta, disegnando quadri orribili come “tangentopoli” e “Strage di Capaci”. Croce e delizia verrebbe da dire.

 

Il lavoro delle passate generazioni

I nonni e i genitori delle persone nate dagli anni settanta in poi hanno contribuito a costruire il Paese con il proprio lavoro. I nonni e i genitori, dagli anni cinquanta del novecento, hanno creato lavoro per se e per altri, hanno creato famiglie donando solidità e sicurezza, hanno costituito capitali per i figli e i nipoti. Quelle persone hanno dato grande prova di spirito di sacrificio, altruismo, generosità, resistenza alla fatica, senso del risparmio, attaccamento alla famiglia.

E’ comunque vero che si sono trovati nelle condizioni di crescita economica migliore, da molti anni. E’ anche vero che abbiano saputo cogliere al meglio le opportunità per ottimizzare il risultato del proprio lavoro. Hanno risparmiato in favore delle generazioni dopo di loro. Conoscevano le privazioni e la povertà tipiche degli anni di guerra, ne hanno fatto tesoro per creare e non scialacquare le risorse.

I nostri nonni e i nostri genitori rappresentano generazioni di costruttori e risparmiatori, soprattutto ora nel periodo storico della crisi occidentale.

Se ci sono state delle iniziative economiche ad opere di chicchessia all’inizio degli anni duemila, sono state sicuramente messe a dura prova se non spazzate via prima della fine del periodo. In queste condizioni, è evidente che non sia facile costruire lavoro e creare benessere. Proprio in questo periodo, i nati negli anni settanta compiono trent’anni di vita, età matura e produttiva che i loro nonni e genitori ebbero la possibilità di sfruttare al massimo grado.

In questa crisi dal 2008 ad oggi, la disoccupazione è aumentata vertiginosamente, molte aziende hanno chiuso i battenti, è aumentata la povertà relativa e assoluta tra le famiglie italiane.

 

Ai giovani d’oggi è stata negata la possibilità di crescere economicamente, di migliorare le condizioni di vita della propria famiglia. E’ stato loro negato di progettare un futuro consono alle proprie aspettative.

E’ chiaro che i migliori emergano sempre e comunque, grazie alle buone idee, grazie all’impegno e all’intelletto. Ma costoro rappresentano la minoranza, perché non c’è equa distribuzione delle risorse, non esiste un paritario punto di partenza, non vi è lo stesso sostegno per tutti. Esistono in verità i più fortunati ed i meno fortunati, con tutto ciò che questo comporta.

Chiunque abbia tentato un approccio al mercato del lavoro, avrà sicuramente capito che la via migliore e più breve è segnata dalle conoscenze. Conoscere una persona influente è il punto di partenza privilegiato verso una carriera professionale positiva. Coloro che non conoscono nessuno, o magari possono vantare una conoscenza di poco conto, devono necessariamente mettersi in fila come tutti e attendere.

 

Sublimi sono le relazioni sociali che congiungono le persone a ruoli di buon livello.

Quanto valgono queste relazioni?

Capita di frequente di notare come ad assumere ruoli importanti, per esempio rappresentante diplomatico, sia il figlio di un famoso medico. Ancora, non di rado ottengono un posto da professore universitario di ruolo figli o parenti di politici o di baroni della medicina. Se un notaio ha un figlio, esistono alte probabilità che il giovane prenda il posto dell’illustre genitore. Si sentono spesso le storie di giovani avvocati che per diventare tali, devono far intervenire uno dei genitori o un parente di spicco, solo per essere accettati nel ruolo di praticante in uno studio legale, altrimenti sarebbe meglio rivolgersi altrove. Oppure anche cambiare mestiere.

Fa sorridere in modo amaro apprendere la storia di un operaio passato al ruolo dirigenziale, grazie all’amicizia del potente di turno, nonostante la palese incapacità e ignoranza professionale.

 

Conoscenze e lavoro: i raccomandati

Le persone, che possono vantare conoscenze o meglio famiglie influenti, ottengono percorsi di vita di gran lunga più facili e di sicuro successo. Le famiglie che possiedono un’attività in attivo si possono dire fortunate e potranno lasciare ai figli un impiego. Ma gli altri?

I meno fortunati avranno minori, se non irrisorie, opportunità occupazionali. I meno fortunati dovranno consumare i risparmi famigliari, semmai ce ne fossero e se ne rimarranno. Questa si chiama ingiustizia sociale. Esiste da sempre, tuttavia in questi anni è diventata più grande e pesante.

In tempo di crisi economica, qualsiasi conoscenza in vista di un impiego può valere molto, anche per mestieri non di rango elevato, proprio per la minore richiesta di lavoratori da parte delle aziende. E’ naturalmente aumentata la concorrenza tra chi offre il proprio lavoro.

In questo senso, alla maggioranza dei giovani è stato proibito di percorrere la strada dei loro nonni e dei loro genitori. Costoro si possono identificare come non costruttori, al contrario di chi li ha preceduti.

 

Boom economico italiano

Le raccomandazioni per avere un lavoro – parte 1

Le raccomandazioni per avere un lavoro – parte 2

Le raccomandazioni per avere un lavoro – parte 3
 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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