Tom Bombadil

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(…)

“Lo sai Sam” disse infine, “quest’orribile albero mi ha scaraventato dentro! Me ne sono accorto: la grossa radice si è voltata e mi ha infilato dentro”.

“Stavate sognando, forse, signor Frodo”, disse Sam. “Non vi dovreste sedere in simili posti quando avete sonno”.

“E gli altri che fanno?”, chiese Frodo. “Mi domando che genere di sogni li sta dilettando”.

Fecero il giro dell’albero e allora Sam capì il clic che aveva sentito. Pipino era svanito: la fessura accanto alla quale si era appoggiato si era richiusa ermeticamente. Merry era intrappolato: un’altra fessura si era richiusa intorno alla sua vita; le gambe erano fuori, ma il resto del corpo era immerso in una cavità oscura, i cui bordi lo serravano come pinze.

Frodo e Sam si misero a dare calci contro il tronco nel posto dove Pipino si era appoggiato. Quindi fecero sforzi sovrumani per spalancare le mandibole che afferravano il povero Merry. Tutto fu vano.

“Che cosa spaventosa!”, gridò Frodo furioso. “Perché mai abbiamo messo piede in questa orrenda foresta? Come vorrei che fossimo ancora tutti a Crifosso!”. Prese a calci l’albero con tutte le forze. Un fremito appena percettibile corse lungo il fusto fino ai rami; le foglie frusciarono e sussurrarono; ma il suono ora era quello di una risata sommessa e lontana.

“Non abbiamo un ascia nel nostro bagaglio, signor Frodo?”, chiese Sam.

“Ho portato solo una piccola accetta per tagliare la legna per il fuoco”, rispose Frodo, “ma non servirebbe certo a niente”.

“Un momento!”, gridò Sam, colpito da un idea suggeritagli dalla legna da fuoco. “Forse col fuoco riusciremo a ottenere qualcosa!”.

“Forse” disse Frodo dubbioso. “Potremmo riuscire solo ad arrostire vivo Pipino all’interno del tronco”.

“Potremmo anche riuscire a far del male ed a spaventare quest’albero, innanzi tutto”, disse Sam con espressione feroce. “Se non li lascia liberi, lo demolisco, anche se dovessi rosicchiarlo”. Corse ai cavalli e tornò con due esche per accendere il fuoco e un’accetta.

Raccolsero presto foglie, erbe secche, pezzi di corteccia e frammenti di rami e ammonticchiarono tutto contro il tronco dal lato opposto dei prigionieri. Appena Sam coll’esca riuscì a sprigionare una scintilla, l’erba secca s’incendiò e s’innalzò una vampata di fiamme e di fumo. I rami crepitarono. Piccole lingue di fuoco lambirono la scorza ruvida e sfregiata del vecchio albero scottandolo. Un gemito agitò tutto il salice. Le foglie parvero fischiare di dolore e di rabbia. Si sentì un urlo di Merry e dal cuore dell’albero giunse un grido soffocato di Pipino.

“Spegnetelo! Spegnetelo!”, urlò Merry. “Mi stritola e mi taglia in due sennò. Me l’ha detto lui!”.

“Chi? Cosa?”, strillò Frodo, precipitandosi dall’altro lato dell’albero.

“Spegnetelo! Spegnetelo!”, supplicò Merry. I rami del salice cominciarono a ondeggiare violentemente. (pag. 164-165)

(…)

Sam calpestò i tizzoni del piccolo falò. Frodo invece, senza sapere chiaramente perché e cosa sperasse, corse per il sentiero gridando aiuto! aiuto! aiuto! Gli sembrava di riuscire a malapena a sentire il suono della propria voce stridula (…)

Si arrestò all’improvviso. Udiva una risposta, o perlomeno così gli pareva; ma sembrava venire dall’interno della Foresta e da molto lontano. Si voltò ad ascoltare e presto non ebbe più dubbi: qualcuno cantava; era una voce profonda e felice, e cantava allegra e spensierata, ma cantava cose del tutto prive di senso.

Ehi dol! Bel dol! Suona un dong dillo!

Suona un dong! Salta ancora! Salice bal dillo!

Tom Bom, bel tom, Tom Bombadillo!

Pubblicato da Il Sociale Pensa

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