Tom Bombadil

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(…)

Aprì gli occhi e guardò gli Hobbit con un improvviso bagliore azzurro:

Ed è stato un bene per voi, perché ormai non tornerò più

Lì in fondo lungo le acque del fiume,

Ora che l’anno muore. E nemmeno passerò più

La casa del Vecchio Uomo Salice Grigio

Fino alla primavera, quando allegra la Figlia del Fiume

Va ballando nel sinuoso sentiero e si tuffa nell’acqua.

Tacque nuovamente; ma Frodo non poté trattenersi dal fargli un’altra domanda, quella a cui teneva di più. “Parlaci, Messere, dell’Uomo Salice”, disse. “Chi è? Non avevo mai sentito parlare di lui prima d’oggi”.

“No, zitto!”, esclamarono Merry e Pipino all’unisono saltando su. “Non è ora! Aspetta domattina”.

“Giusto!”, disse il vecchio.

(pag. 170-174)

(…)

Si svegliarono, tutt’e quattro assieme, alla luce del mattino. Tom gironzolava per la stanza fischiettando come uno storno. Quando sentì che si stiracchiava, batté le mani gridando: “Ehi! Vieni bel dol!Cara dol! Amici cari!”. Aprì le tende gialle alle due estremità della stanza e gli Hobbit si accorsero allora della presenza di due finestre, una rivolta a est e l’altra a ovest.

L’aria mattutina li rinfrescò ed essi saltarono fuori del letto.

(…)

“Buon giorno, gioiosi amici!”, esclamò Tom, spalancando la finestra a oriente. L’aria che inondò la stanza era fresca e odorava di pioggia. “Credo proprio che il sole non si farà vivo, oggi. Ho passeggiato a lungo, saltellando sin dall’alba grigia sulle sommità delle colline, annusando l’aria e il vento, e l’erba era umida sotto i miei piedi, umido il cielo sulla mia testa. Ho svegliato Baccador cantando sotto la sua finestra, ma non c’è niente che riesca a destare gli Hobbit la mattina presto. Di notte sussultano nel buio e si addormentano quando ormai è arrivata la luce! Suona un ding dillo! Svegliatevi ora, miei allegri amici! Dimenticate i rumori notturni! Suona un ding dillo del! Dillo del, miei cari! Se vi affrettate troverete la colazione che vi attente sulla tavola. Ma se arriverete tardi, avrete solo erba e pioggia!”.

         Inutile dire che, nonostante la minaccia di Tom non sembrasse molto seria, gli Hobbit si precipitarono, alzandosi da tavola molto tardi, quando ormai era stata svuotata. Né Tom né Baccador presero parte alla colazione. Tom lo sentivano muoversi affaccendato per casa, far rumore in cucina, andar su e giù per le scale, rovistare negli armadi e cantare di tanto in tanto qui e là.

         Mentre guardavano fuori dalla finestra, la limpida voce di Baccador giunse alle loro orecchie dall’alto, come se fluisse dolcemente giù dal cielo insieme alla pioggia. Cantava soavemente, e dalle poche parole che riuscivano a distinguere capirono che era una canzone di pioggia, dolce come l’acquerugiola sulle aride colline, che narrava la storia di un fiume, dalla nascita in una sorgiva d’alta montagna fino allo sbocco nel vasto Mare.

(…)

Pubblicato da Il Sociale Pensa

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