Una città normale

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Passeggiando in una città normale

 

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Una città normale – sotto il campanile

 

E’ bello passeggiare in una città normale, guardare i monumenti e gli alberi che fanno da cornice.

In alcuni angoli delle strade qualcuno ha lasciato mucchi di immondizia, a marcire sotto il sole. Poco più in là, una signora lascia il suo cane fare abbondanti bisogni sul marciapiede, senza poi raccogliere nulla.

Girato l’angolo, due auto si infilano in una stradina contro mano ad alta velocità, un pensionato li avverte dell’infrazione, per poco non prende una vagonata di scapaccioni.

Davanti all’asilo, un uomo giovane parcheggia la sua utilitaria in mezzo a due parcheggi, non lascia modo ad una mamma di posteggiare per andare a prendere il suo bambino. Lei lo guarda con amarezza, lui sogghigna e se ne va.

Al mercato tradizionale i vecchi commercianti si lamentano per le tasse che li flagellano e per i “colleghi” stranieri abusivi, che di tasse non ne hanno mai pagate.

Al più famoso bar del centro, le belle signore fanno a gara per il vestito più bello, gli uomini tutti profumati sgomitano per offrire lauti aperitivi. Cinquanta metri più avanti, un povero vecchio con i vestiti logori chiede la carità, non ha una casa, non ha più nulla.

Che bello il parco del centro urbano, i suoi tigli svettano in alto, pare che tocchino le nuvole. Ci sono tanti giochi per i bambini, che possono correre liberamente in giro. Devono però stare in campana: un gruppo di ragazzi non ancora ventenni sta fumando uno spinello dietro l’altro, sono circondati da una densa nuvola di fumo.

In fondo lungo le mura, vicino al cancello d’ingresso, tre ragazzi neri urinano indisturbati agitando l’innominabile, mentre due metri indietro passa una famigliola con passeggino alla mano.

Meglio fare due passi, che bella la città. I monumenti e quanta storia ci regala questa giornata.

E’ sparita la gran gente che c’era solo qualche anno fa.

C’è qualche buca nell’asfalto, mattoni ai bordi della strada, sporcizia, hanno buttato il contenuto di un posacenere magari dicendo “chissenefrega”.

Hanno chiuso un’altra edicola, oltre a molti negozi, si passeggia tra “affittasi” e “vendesi” in quantità. Si dice che chiuderanno un’altra libreria.

Le agenzie immobiliari sono spuntate come i funghi, i loro impiegati azzannano il mercato, ormai ridotto all’osso.

Gli intelligenti del comune hanno eliminato pure un parcheggio vicino alla Cattedrale, hanno fatto orecchie da mercante alle parole della gente.

Dalle finestre del palazzo comunale la politica fa capolino per dimostrare il suo potere, in piazza non c’è nessun rivale.

Alle 17 in punto dalla banca locale esce il direttore del personale, quello che per assumere qualcuno voleva “qualcosa di speciale”. E pensare che si vantava pure di essere cattolico praticante.

Le badanti dell’Europa orientale, che accompagnano i poveri anziani non autosufficienti, con il loro necessario lavoro hanno decretato il nostro declino nazionale.

I migliori uomini se ne sono andati quasi tutti: erano i nostri nonni, che hanno lasciato grandi esempi di onestà e morale.

Che bella questa città, è la mia città, una città normale.

Nessuno sa per quanto ancora resterà così normale.

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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