Vicinato Alzheimer

Alzheimer

Piccole storie invisibili, non raccontate

 

Alzheimer
Vicinato Alzheimer

 

 

 

Narrazioni inedite

Vicino a noi, esistono storie personali significative che rimangono per lo più inedite. Si tratta di storie di quotidiana difficoltà, che vorrebbero risposte dal Sociale. Il Sociale non sempre risponde.

Abbiamo ricomposto alcune di quelle storie, un sabato mattina di inizio marzo, nel semplice proposito di uscire di casa e di recarci al forno, a comprare del pane. Il forno è uno dei nostri negozi di vicinato.

Le relazioni di vicinato si costruiscono e si sviluppano nei luoghi di incontro, in maniera informale.

 

Prima storia

A cento metri da casa, abbiamo incontrato la signora Angela. Dopo i convenevoli di rito sui figli e l’attualità, le abbiamo chiesto come stesse suo marito. «Agostino è morto il mese scorso, il suo cuore ha ceduto un pomeriggio, mentre eravamo insieme in salotto.»

Complice la difficile situazione creata dalla pandemia, non siamo venuti a conoscenza del tragico evento.

«Ha finito di soffrire…» ha concluso amaramente la signora.

In effetti, il signor Agostino (di circa ottant’anni) ha subito un progressivo aggravio del suo stato clinico causato dal morbo di Parkinson, che lo ha costretto sulla sedia a rotelle. Purtroppo si è aggiunto un declino neurologico con perdita della memoria. Da lungo tempo la moglie Angela lo assisteva giorno e notte, assiduamente, sacrificando ore e interessi. Solo da circa un anno, aveva in aiuto una ragazza peruviana per alcune ore di mattina e pomeriggio. Con cadenza settimanale, un servizio infermieristico domiciliare passava a medicare le piaghe del signor Agostino, ma sua moglie non ne era soddisfatta, perché gli operatori non si dimostravano efficienti, neppure cordiali.

Altro aiuto dal Sociale non è arrivato (parenti, conoscenti, volontari), la famiglia di Angela e Agostino ha passato giorni molto difficili.

Dopo avere rinnovato il nostro cordoglio, abbiamo salutato la signora Angela e abbiamo proseguito.

Annesso alla casa adiacente, abbiamo notato un ascensore per disabili, simile a quello in funzione per la casa del signor Agostino.

 

Seconda storia

Attendiamo il nostro turno in fila fuori dal forno di quartiere, quando ci avvicina una signora con la mascherina chirurgica: è una vicina di casa, che ci chiede notizie riguardo un anziano che vive nella casa a fianco.

«Al mattino è accompagnato in un centro diurno per anziani, ultimamente ha avuto delle serie difficoltà di provvedere a sé stesso» le raccontiamo.

La signora Consuelo prosegue: «mi sono chiesta cosa fosse successo, lo vedevo ogni mattina uscire in bicicletta o in macchina per andare a fare la spesa».

«I famigliari ci hanno raccontato che ha subito dei traumi a seguito di un ricovero in ospedale, un anno e mezzo fa, poi le sue condizioni si sono aggravate con la perdita della memoria.»

«Sa che anche mia cognata non sta affatto bene? Ha l’Alzheimer, non si muove più da sola, fa molta fatica. Suo marito ha fatto montare un ascensore che arriva in terrazza.»

«Pare che nel nostro vicinato ci siano molti anziani con vari problemi, fisici e di perdita della memoria.»

«E’ vero, ne conosco molti» ha confermato la signora Consuelo, aggiungendo la preghiera di salutare il nostro comune anziano vicino, qualora lo vedessimo.

 

Terza storia

Ogni settimana parliamo al telefono, oppure di persona, con il signor Filippo di circa settant’anni, nostro amico di vecchia data.

Per molto tempo, ha assistito in casa gli anziani suoceri, ora si occupa della madre novantaseienne afflitta da perdita di memoria e difficoltà di deambulazione.

La testimonianza del signor Filippo ci è risultata preziosa per puntualizzare alcuni elementi del mutamento in atto nel vicinato.

«Ci sono molti casi in molte famiglie, sono storie silenziose e dolorose. Non tutti hanno problemi “di testa”, molti vecchietti hanno problemi fisici che li costringono a rimanere chiusi in casa, non escono mai.»

«Secondo te, potremmo dire che è un fenomeno in espansione?»

«Si certamente, ma rimane tutto nascosto, in famiglia.»

Un aspetto non trascurabile, che ci ha puntualizzato il signor Filippo, riguarda le disponibilità economiche delle famiglie. Chi può assume una “badante”, oppure porta l’anziano in un centro specializzato (diurno oppure RSA), gli altri – e sono numerosi – si arrangiano come possono.

Il signor Filippo ha poi aggiunto: «alcuni quartieri hanno dei servizi di trasporto per anziani e disabili, sono privati, gestiti da associazioni di volontari. Potrebbero conoscere meglio il problema, fare dei numeri.»

L’attività di volontariato è una buona risposta del Sociale alle famiglie in difficoltà, sebbene sia un servizio con risorse limitate.

 

Questione di numeri?

Crediamo fermamente che non sia solo una questione metodologica, il fatto di accertare il numero preciso degli anziani disabili per famiglia del quartiere. Sappiamo che certe famiglie non si rivolgono ai Servizi Sociali del Comune per ricevere aiuto, pertanto la loro situazione rimane invisibile.

A ciò aggiungiamo che l’osservazione relativa al vicinato risulta paradossalmente più complicata per via della non precisa delimitazione del suo perimetro. Noi intendiamo il vicinato come l’area attorno casa nostra fino alle due vie parallele, escludendo l’arteria di grande percorrenza. Altri potrebbero delimitare uno spazio urbano più piccolo oppure più grande, aggiungendo altre vie limitrofe. Rimane un riferimento tanto vago, quanto bene chiaro nella testa di noi che viviamo nel nostro vicinato.

 

Stato di bisogno

Abbiamo una percezione piuttosto preoccupante dello stato di bisogno delle famiglie, che raccontano in maniera informale di assistere un anziano disabile. Le notizie raccolte parlano di persone affette da malattie degenerative come il morbo di Parkinson, la demenza senile, il morbo di Alzheimer, artrosi e altri problemi ortopedici.

Più spesso che in passato, vediamo anziani passeggiare con il deambulatore (Rollator), accompagnati da una persona più giovane.

Le famiglie più facoltose si dotato di un ascensore privato, magari in comune con altre in spazi condominiali, per dividerne le spese.

Non dobbiamo dimenticare che la crisi economica ha reso via via più difficili le condizioni di vita di molte persone, per certe famiglie la pensione dei nonni è rimasta l’unica fonte di sostentamento. Altrettanti anziani potrebbero non ricevere un’adeguata assistenza per mancanza di denaro.

 

Alzheimer
La difficoltà di deambulazione è ridotta grazie al “Rollator”

 

Il vicinato cambia

Ci risulta inevitabile fare un confronto temporale tra come era il vicinato anni fa e come è ora. Sono due fotografie che fermano le osservazioni su due momenti apparentemente molto distanti tra loro.

Gli anziani hanno sempre popolato il quartiere e il vicinato, superficialmente con meno problemi clinici, con più bambini attorno. Attualmente, notiamo gli anziani circolare con deambulatori e bastoni da passeggio e pochissimi bambini. Abbiamo altresì appurato che numerosi anziani sono costretti a casa per motivi clinici.

Notiamo molti più stranieri immigrati camminare nel quartiere, in particolare magrebini, africani, mediorientali, cinesi. Ne abbiamo riflettuto nel pezzo “Il quartiere dimenticato”.

Il nostro vicinato è parte del quartiere e può essere rappresentato come una sua immagine ridotta. Non intendiamo generalizzare a tutto il quartiere il carattere specifico del nostro vicinato, ma se la tendenza all’invecchiamento della popolazione continua su questi termini, è probabile che anche il quartiere assumerà delle caratteristiche Alzheimer.

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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