2 agosto 1980: la strage di Bologna

2 agosto 1980

2 agosto 1980 la strage alla stazione di Bologna

 

2 agosto 1980
2 agosto 1980

 

2 agosto 1980: una bomba sventra la stazione centrale di Bologna, alle 10:25.

La strage ha causato 85 morti e 200 feriti, colpendo al cuore una città simbolo del nord Italia. Bologna è da sempre considerata una città d’alto valore culturale per via della sua antichissima università, oltre ad essere un centro economico importantissimo per l’intera regione e zone limitrofe.

Le autorità e gli inquirenti parlarono fin da subito di attentato terroristico, dirigendo le indagini sulla pista neofascista. La città di Bologna è stata definita dalla sua società civile come pienamente antifascista e radicalmente di sinistra. Per alcuni esponenti (politici) l’attentato terroristico alla stazione di Bologna rientra nella logica punitiva contro una città simbolo della cultura democratica italiana e della sua resistenza al nazi-fascismo.

Lo sdegno e l’incredulità per un atto di straordinaria violenza e orrore hanno diretto l’attenzione verso personaggi immediatamente localizzabili, lasciando indietro ipotesi diverse e percorribili.

 

I mandanti della strage non sono ancora stati individuati.

Tutta la vicenda è apparsa fin da subito inseribile nel periodo della strategia della tensione, onda lunga degli anni di piombo.

Gli accertamenti della Magistratura hanno verificato un’intensa attività di depistaggio da parte di persone appartenenti a vari gruppi e organizzazioni, fattore che ha reso più complessa la constatazione della verità. Nei resoconti giornalistici sono notificate informazioni di ogni genere: pare davvero che in questa inchiesta stia bene tutto e il suo contrario.

 

 

Commemorazione annuale

Il 2 agosto di ogni anno si commemorano le vittime della strage. Il corteo parte dal centro cittadino per giungere al luogo della strage. Dal palco allestito davanti alla stazione centrale di Bologna, i rappresentanti dell’associazione dei famigliari delle vittime chiedono giustizia per i loro cari. Sono palpabili lo sdegno, lo sconforto e la rabbia.

Ogni anno, i rappresentanti del Governo ricevono fischi e altro, soprattutto quando promettono che “sarà presto fatta piena luce sugli avvenimenti e scoperta la verità”, incluso l’accertamento dei mandanti e l’elargizione dei risarcimenti alle famiglie delle vittime. Ogni anno si ripete, in sostanza, la stessa sequenza.

 

I suggerimenti di Cossiga e la pista Palestinese

Cossiga all’epoca dei fatti era Presidente del Consiglio, dichiarò che l’atto terroristico era opera di neofascisti. In seguito ritrattò la sua dichiarazione, affermando di essere stato male informato dai Servizi Segreti.

Nel suo dorato pensionamento, Cossiga ha concesso interviste a diversi giornalisti, in cui candidamente ha parlato di numerosi avvenimenti italiani, tra cui anche la strage di Bologna. In base alle sue personali indagini informative, concomitanti a quelle di altri esponenti politici come Enzo Raisi, l’ordigno sarebbe stato piazzato o comunque trasportato da agenti palestinesi.

Quegli agenti stranieri avrebbero spedito la bomba per un attentato da farsi in un altro luogo, diverso da Bologna, oppure nella sinagoga della città. All’approfondimento di questa versione, Cossiga spiegò che si trattò di un trasporto da parte di un ignaro vettore e che l’esplosione fu il risultato di un errore o di un atto intenzionale, ma senza ulteriori chiarimenti.

 

 

 

Gli elementi della cosiddetta pista palestinese non sono stati valorizzati pienamente, in quanto gli esperti hanno subito liquidato le ipotesi che la sorreggevano.

Forse c’è un fondo di verità nelle parole di Cossiga o forse no, certamente non si possono scartare senza appello. Queste informazioni andrebbero attentamente approfondite e verificate.

Ciò che preoccupa, non è tanto l’esistenza di una pista d’indagine rispetto ad un’altra, è invece che fosse normale (secondo Cossiga, ma anche secondo Moro) lasciare agenti di uno stato straniero non riconosciuto gironzolare tranquillamente per il nostro Paese, con il bene placito delle Istituzioni nazionali. La ragion di Stato prima di tutto.

Cossiga ha definito varie volte i rappresentanti del popolo palestinese come amici o addirittura fratelli, andando contro corrente rispetto alla politica di altri paesi alleati, che invece hanno sempre considerato i palestinesi in modo diametralmente opposto.

Quell’amicizia è ben rappresentata e sorretta dalla sinistra italiana che, da sempre, osteggia frontalmente lo stato di Israele.

La sinistra italiana e Israele

La sinistra italiana e Israele – parte 2

Intervista a Cossiga – Corriere della Sera

 

Sviluppi attuali

Nel 2014, sull’Espresso è comparso un articolo che aggiornava i risultati delle indagini sulla strage di Bologna.

Non c’è nessuna pista palestinese dietro la strage di Bologna del 2 agosto 1980. L’attentato in cui morirono 85 persone e ne ferì duecento fu opera dei neofascisti. I mandanti, invece, restano ancora nell’ombra. In sintesi dice questo la richiesta di archiviazione, firmata dai pm della procura bolognese, per Thomas Kram e Margot Christa Frohlich. I due ex terroristi tedeschi erano sospettati nell’ultima inchiesta, aperta due anni fa, per verificare eventuali responsabilità del Fronte per la liberazione della Palestina. Un’ipotesi alternativa alla verità stabilita nel processo che si è concluso con la condanna all’ergastolo dei neofasciti dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) Francesca Mambro e Giusva Fioravanti e a trent’anni di Luigi Ciavardini.”

“Non regge, quindi, secondo i pm, la ricostruzione che addossava la colpa al Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) come vendetta per la violazione del <<lodo Moro>>: l’accordo tra l’Italia e i palestinesi, che avrebbe permesso a questi ultimi di trasportare armi ed esplosivi in Italia in cambio di un’immunità dagli attacchi terroristici. Teoria contestata anche dall’associazione dei familiari delle vittime”.

Articolo su l’Espresso

 

Cossiga ha mentito?

Quindi la domanda è: riguardo il 2 agosto 1980 Cossiga ha raccontato tantissime frottole? E’ possibile che sia tutto sbagliato?

La versione ufficiale confermata dalla Magistratura sottolinea gli ergastoli comminati a esponenti del neofascismo italiano e varie altre pene inflitte per favoreggiamento e depistaggio ad altre persone.

Ad ottobre 2015 viene divulgato il documento segreto che certifica l’esistenza del cosiddetto “Lodo Moro”, cioè il patto stipulato negli anni ’70 fra l’Italia e i palestinesi, secondo cui gli arabi potevano trasportare armi nel nostro Paese in cambio dell’immunità dagli attentati.

E’ un’importantissima base per le successive indagini informative. Con queste informazioni si può chiudere il cerchio con quanto affermato da Cossiga.

Il “Lodo Moro”

 

Aggiornamenti del 2016

L’ultimo colpo di scena sale alla ribalta il 6 luglio 2016, con una notizia rimbalzata su alcune testate giornalistiche: è in uscita il libro sulla strage redatto dall’ex giudice R. Priore e dall’avvocato V. Cutonilli.

 

2 agosto 1980 la strage di Bologna

 

In questo testo (“I segreti di Bologna”, Chiare Lettere Editrice, Milano, luglio 2016) si parla apertamente di depistaggio in relazione alla mancanza di un corpo sulla scena del crimine, quello di Maria Fresu. Da questa mancanza, gli autori analizzano a ritroso l’inchiesta principale denunciando l’inquinamento della scena della strage. La loro teoria si collega anche all’assenza di corpi di terroristi o fiancheggiatori.

L’ipotesi del libro va diretta al coinvolgimento di un gruppo terrorista tedesco che era stato incaricato di procurare l’ordigno ad alto potenziale, adatto a creare una breccia nelle mura del carcere di Trani, dov’era rinchiuso Abu Ayad, braccio destro di Arafat (Organizzazione per la liberazione della Palestina).

I palestinesi avrebbero quindi deciso di far evadere il loro “pezzo grosso” e dare una lezione all’Italia, colpevole di avere disatteso al patto chiamato “lodo Moro”, vale a dire il lasciapassare visto sopra.

Questa complessa ricostruzione percorre la strada indicata da Cossiga, ma sgonfiata due anni fa dai Pubblici Ministeri della Procura di Bologna.

Le nuove rivelazioni hanno già ottenuto il risultato di incendiare nuovamente lo scontro politico, gettare ulteriori dubbi sul lavoro degli esperti sul campo, aumentare l’incredulità dell’opinione pubblica.

La Stampa pubblica un articolo sul libro di Priore e Cutonilli

AGI

 

Luglio 2017

Il 27 luglio 2017, sul quotidiano IL TEMPO di Roma compare un articolo (poi pubblicato on line il 28 luglio 2017) che riporta l’attenzione ai fatti irrisolti della “strage di Bologna”, ponendo di nuovo l’accento sulle responsabilità degli agenti palestinesi.

Nell’articolo si parla apertamente di altre prove clamorose che porterebbero alla famigerata “pista palestinese“, “opportunamente occultata dal nostro Stato e dai nostri servizi segreti per una indicibile ragion di Stato“.

Le informazioni ritrovate parlano di ritorsione rivendicata dagli agenti palestinesi, per la “presunta” rottura del “Lodo Moro” a seguito dell’arresto a Bologna di tale Abu Anzeh Saleh, responsabile di alcuni missili terra-aria ritrovati dai Carabinieri. Emergono rapporti stretti con Gheddafi, l’Archivio Mitrokhin e i servizi sovietici, alti rappresentanti dell’OLP e agenti italiani.

I contenuti possono benissimo rimettere in discussione l’apparato processuale, seppure si presentino in modalità complesse.

 

2020: quarant’anni di depistaggi

Suggeriamo la lettura dell’ottimo testo di Gabriele Marconi, dal titolo “2 AGOSTO 1980 – Orazione civile“, nel quale il giornalista propone un monologo teatrale per ricordare il diritto alla giustizia delle vittime, delle loro famiglie, ma anche onorare la memoria della democrazia ferita.

Per leggere un interessante introduzione cliccare qui.

 

Il Libro di Gabriele Marconi

 

Considerazioni

La dolorosa vicenda della strage di Bologna, da qualunque parte la si guardi, è emblematica del sistema vigente, in base al quale rimane sempre il dubbio che non si sia fatto tutto il necessario per arrivare alla verità ultima e definitiva. Pare sempre che manchi qualcosa all’appello.

Il tira e molla tra le parti del processo evidenzia l’esistenza di forze che tentano di salvaguardare interessi contrapposti.

In questi casi, il pensiero va sempre alle vittime innocenti e alle loro famiglie, che hanno sopportato con dignità il peso del loro lutto e della loro sofferenza.

 

 

 

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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