I furbetti dell’ISEE

Sono ufficiosamente tante le persone che ammettono di non dichiarare tutto il loro reddito.

 

ISEE
ISEE e agevolazioni

 

 

Di cosa si tratta

Quando arriva l’estate, insieme al caldo, all’afa arriva anche l’obbligo di redigere la dichiarazione dei redditi e, per chi ne ha bisogno, si prepara la dichiarazione ISEE.

ISEE significa “indicatore della situazione economica equivalente”, come scritto sul sito ufficiale del Ministero del Lavoro e delle politiche socialiserve per valutare e confrontare la situazione economica dei nuclei familiari che intendono richiedere una prestazione sociale agevolata”. “La dichiarazione va presentata all’Ente che fornisce la prestazione sociale agevolata, o anche al Comune o ad un centro di assistenza fiscale (CAF) o alla sede INPS competente per territorio”.

 

A cosa serve

La dichiarazione ISEE è diventata ‘famosa’ perché necessaria per l’ottenimento di riduzioni sulle rette scolastiche, in particolare di asili nido e scuole materne (gli asili tradizionali).

Ogni richiedente deve presentare una serie di documenti che attestino le sue proprietà (mobili e immobili) e i redditi. Entrano nel calcolo ISEE anche i conti correnti o di deposito dei figli minori. Per il Governo tutto “fa brodo” per stabilire la ricchezza, o la povertà, dei contribuenti.

 

Presentazione

Una volta compilata la dichiarazione ISEE, ci si presenta all’ente scolastico per fare richiesta di livellamento al ribasso della retta scolastica. Tutto avviene corrispondendo la fascia di reddito ISEE con le tabelle comunali.

Ovviamente sono previsti dei controlli per verificare che le dichiarazioni ISEE corrispondano al vero. Quei controlli sono realizzati a campione: significa che le cartelle da esaminare sono individuare mediante sorteggio. Né più né meno.

 

“Truccare l’ISEE”

In base alle nostre indagini informali, compiute con colloqui diretti a persone diverse, ci risultano essere numerosi coloro che candidamente ammettono di “truccare l’ISEE”, o meglio di averlo adulterato negli anni precedenti, senza aver subito controlli. Non possiamo vantare percentuali di quelle persone, non è possibile calcolarle sul totale della popolazione locale. Tuttavia, le persone interpellate non hanno nascosto una certa naturalezza nella procedura di omissione di beni e redditi.

Tutta l’operazione ISEE è formalmente un’auto dichiarazione, nella quale autonomamente il contribuente denuncia di possedere o non possedere appunto risorse monetarie. In vista di un controllo a campione risulta ‘formalmente semplice’ ‘dimenticare’ uno o più voci di reddito.

 

Il caso delle ragazze madri

Un secondo caso di furbizia legata alla domanda ISEE riguarda le coppie di fatto e le corrispondenti ragazze madri.

Le famiglie composte da coppie ‘regolarmente’ sposate devono sommare i propri redditi per ottenere la compilazione della dichiarazione ISEE. In quel modo, i richiedenti passano alle fasce più alte che corrispondono ad agevolazioni ovviamente minori.

Le coppie di fatto giocano sul cavillo del “non status giuridico” in quanto persone non legate da vincoli giuridici, di matrimonio (civile o religioso). Le madri di fatto conviventi chiedono la compilazione di un ISEE individuale e si dichiarano “ragazze madri”, quindi sole e senza il sostegno di un marito ‘ufficiale’. Le ragazze madri rientrano in meccanismi di agevolazioni sociali, cui sono escluse naturalmente le madri regolarmente sposate.

Non è stato difficile scoprire il trucchetto, è bastato appostarsi fuori da un asilo nido e parlare con i diretti protagonisti. Non sono poche le coppie composte da non sposati che insieme possono vantare entrate monetarie di rilievo, ma che all’INPS dichiarano l’esatto opposto.

Questo con buona pace dell’istrionico ministro del lavoro.

 

Conclusioni

L’indicatore ISEE è il benvenuto se serve a fare ordine nel caos fiscale e contributivo delle famiglie italiane.

Dobbiamo, però, far notare che i controlli a campione sull’intero panorama delle domande presentate non rende giustizia ai contribuenti onesti.

Il Governo dovrebbe impegnarsi e ingegnarsi molto meglio per scovare i furbetti dell’ISEE, per esempio concretizzando controlli a tappeto sulle dichiarazioni entro la soglie dei quindicimila euro di reddito dichiarato.

In questa prospettiva, si potrebbe dare lavoro a molti giovani laureati disoccupati, che sarebbero impiegati in mansioni molto vicine al proprio ambito di studio.

In secondo luogo, si potrebbero stanare i veri furbetti che non sono così stupidi da dichiararsi “nullatenenti” rischiando di essere scoperti facilmente.

 

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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