La Francia islamica brucia

La Francia islamica brucia

Guerriglia urbana e devastazioni contro la società francese

 

Disordini urbani giugno 2023

 

Guerriglia urbana

Nella notte tra martedì 27 e mercoledì 28 giugno 2023, la città di Parigi viene messa a ferro e fuoco da centinaia di giovani per lo più minorenni.

Le cronache registrano violenze, distruzioni di locali pubblici e privati, saccheggi brutali, incendio di veicoli, assalti alle Forze dell’Ordine.

Nelle notti seguenti, la situazione peggiora visibilmente, vengono assegnati in zona migliaia di nuovi agenti con equipaggiamento anti-sommossa, le violenze aumentano.

Sono arrestati centinaia di “manifestanti”, anche sorpresi in flagranza di reato per furto, danneggiamento, violenza sugli agenti.

Alcuni minorenni sono stati riconsegnati ai genitori con la richiesta di tenerli a casa, di non rimandarli per strada.

 
 

Francia brucia
I rivoltosi in azione

 
 

L’informazione mediatica non è unanime

I giornalisti progressisti e main stream insistono nell’identificare i rivoltosi i violenti con persone genericamente manifestanti. Essi sottolineano che la matrice politica/religiosa/sociale non serve a spiegare i fatti. Le testate più prestigiose rassicurano i propri lettori, si tratta di “semplice” disagio giovanile.

Sono stati occultati video e immagini in cui i rivoltosi si abbandonano a furti, saccheggi, distruzioni inaudite delle proprietà altrui e degli edifici comunali. In certi video si vedono ragazzi fare irruzione in supermercati e scappare con merce varia, esultare per la devastazione dei locali.

Non è stata evidenziata la responsabilità dei genitori che hanno lasciati liberi i ragazzi di scorrazzare indisturbati in bande per la città.

 
 

Qual è l’origine della rabbia

Martedì 27 giugno alle ore 8:30, una pattuglia della polizia in motocicletta ferma un auto per un controllo a Nanterre, periferia di Parigi. Nell’auto risultano tre giovani, di cui il conducente di diciassette anni non possiede la patente di guida. Secondo le informazioni divulgate, pare che il giovane conducente di nome Nahel non si sia fermato all’intimazione degli agenti e abbia proseguito la sua corsa. Nella concitazione, un agente avrebbe sparato a Nahel uccidendolo.

In seguito, la versione degli agenti sarebbe stata ritrattata, poi rivista alla luce di un video registrato da un passante, che dimostrerebbe l’uso arbitrario e ingiustificato dell’arma da parte del poliziotto sotto indagine.

Il poliziotto è stato sospeso dal suo lavoro e incriminato per omicidio.

 
 

Francia brucia
Il giovane Nahel, a destra il momento del fermo stradale

 
 

Esplosione della protesta

Col favore dell’oscurità, bande di giovanissimi si sono attivate in scontri urbani, in devastazioni, in furti aggravati. La realtà dei fatti si è evoluta in maniera articolata, notte dopo notte con apparenti sfaccettature, con uno stillicidio continuo di aggiornamenti.

I giovani protagonisti dell’assedio di Parigi, Marsiglia, Lione, Nizza, Rennes si sono distinti per l’assoluta brutalità delle azioni, per il totale disprezzo della proprietà altrui, per l’odio verso le istituzioni.

 

Radio Anch’io puntata di lunedì 3 luglio 2023 dal minuto 3:50 circa.

 

 

 

La questione etnica?

Gli amanti del Cosmopolitismo escludono categoricamente che esista una questione razziale, ma anche una questione etnica/religiosa, sottesa ai fatti di Nanterre.

Anche noi escludiamo che esista una questione razziale, in quanto del tutto priva di sostanziale fondamento.

Per quel che concerne, invece, la questione etnica non è possibile da escludere con certezza.

Il collegamento tra il giovane ucciso, Nahel (algerino), ed i rivoltosi è l’origine etnica.

Stando alle notizie, i profili dei rivoltosi sono giovani (per lo più minorenni, come segnalato), immigrati dal Magreb e dal Medio Oriente, incensurati, studenti e persone in formazione professionale.

La componente religiosa è fortemente presente, sebbene pochi analisti l’abbiano avvalorata. La stragrande maggioranza appartiene alla comunità islamica.

E’ doveroso non dimenticare che nei gruppi d’assalto si sono infiltrati personaggi antagonisti e delle varie galassie “Casseur / Black Bloc”, ma il loro numero risulta minoritario in base alle testimonianze.

 
 
 

Rivolta d’odio

Guardando i video disponibili sulle varie piattaforme social, salta all’attenzione il carattere d’odio che permea le azioni dei ragazzi contro i simboli dell’economia, delle istituzioni, della società che li ha accolti. Nonostante siano figli e nipoti di immigrati che hanno ottenuto accesso allo stato sociale (assente nei loro paesi d’origine) e sebbene godano dei diritti concessi a tutti i residenti, benché abbiano la cittadinanza francese, i rivoltosi odiano la Francia, odiano palesemente la società occidentale.

Elemento non trascurabile, è un sentimento condiviso dai loro genitori e parenti stretti i quali non li hanno né fermati né persuasi dall’incendiare numerosi quartieri urbani francesi.

Alcuni commentatori hanno fatto notare che prima e durante la partita Francia-Marocco dello scorso campionato mondiale di calcio, i cittadini di origine magrebina mediorientale e di etnia araba tifavano platealmente per il Marocco, manifestando un chiaro senso di non appartenenza alla comunità francese. Il sentimento anti-nazionale è radicato negli immigrati musulmani in Francia.

 
 

Il pretesto come detonatore dell’assedio

La rabbia è dilagata in Belgio e in Svizzera contro i negozi e i simboli francesi, portata sempre dagli immigrati magrebini e mediorientali.

L’assassinio del giovane Nahel è stato brutale e deprecabile, ingiustificato dal suo reato stradale, è stato strumentalizzato dai rivoltosi. L’omicidio di Nahel è stato usato come pretesto per assediare la società francese.

Altrimenti per quale motivo, i rivoltosi avrebbero minacciato e assalito la famiglia del sindaco di Hay-les-Roses, a sud di Parigi, con un’auto-ariete?

Per quale motivo i rivoltosi avrebbero distrutto farmacie, biblioteche, municipi se non per odio contro i simboli nazionali? Sono penetrati in negozi, supermercati rubando di tutto, quale responsabilità hanno i negozianti di quanto accaduto a Nahel?

 
 

Islamizzazione dei territori

«Ormai da tempo c’è un’ondata crescente di ribellione contro la supremazia europea, che si unisce al desiderio di riaffermare i valori musulmani e restaurare la grandezza dell’Islam» (B. Lewis, 2009).

La matrice islamica è molto forte, ineludibile. Il sentimento anti-occidentale è sempre presente e in forte ascesa.

Le rivolte hanno fatto esplodere le banlieue di Parigi, socialmente e politicamente in mano a immigrati provenienti dal mondo islamico.

Si tratta di porzioni di territorio urbano che rispondono alle caratteristiche del ghetto etnico, ma non per volere della società esterna bensì per auto segregazione, in modo da riprodurre lì dentro la civiltà islamica nella sua essenza.

Abbiamo testimonianze che in quei quartieri la sharia (legge islamica totalizzante) è la regola ufficiale, ma non dichiarata alle istituzioni vigenti.

Usi e costumi islamici come abbigliamento costrittivo femminile, barbe rituali maschili, negozi alimentari “halal”, moschee con minareti sono emblemi dell’islamizzazione territoriale.

 
 

Nessuna integrazione

Gli analisti dei giornali più importanti affermano che i “manifestanti” evidenziano un disagio da non integrazione, che la responsabilità sarebbe da imputare alla stessa società francese che non li ha accolti del tutto.

Il sistema utilizzato dalle istituzioni francesi si chiama “Assimilationniste français”, ossia sistema assimilazionista. Lo stato francese garantisce a tutti i cittadini eguali diritti e lo stato sociale. Agli immigrati è richiesto di accettare le regole e le leggi di Francia, rispettare gli usi e i costumi francesi. Gli immigrati possono conservare le proprie tradizioni in ambito domestico e privato.

La comunità islamica non ha accettato quel sistema di integrazione, anzi in generale non accetta alcun tipo di integrazione perché non vuole rinunciare a nulla delle proprie caratteristiche sociali-politiche-ideologiche.

Ovunque la comunità islamica si è insediata ha allargato la propria presenza in quartieri e città, ha creato quartieri ghetto, “no-go-zones”, ha islamizzato il territorio appropriandosene.

Per questi motivi, crediamo che il tema del disagio giovanile dei rivoltosi non spieghi del tutto i motivi della rabbia e dell’odio.

 
 

4 luglio 2023

La rivolta si placa, forse ha esaurito la sua forza propulsiva iniziale. Potrebbe esplodere di nuovo davanti a un altro pretesto grave. Si può facilmente ipotizzare che il malessere non sia stato rimosso, proprio perché esso solo apparentemente è disagio sociale. Esistono elementi più organici e articolati che ci conducono ad osservare la questione politica ed etnica rappresentata dalla comunità musulmana dentro la Francia e insediata nel territorio occidentale.

 
 
 
 

Letture consigliate

F. Dassetto, A. Bastenier, “Europa: nuova frontiera dell’Islam”, Ed. Lavoro, Roma, 1988

B. Lewis, “Le origini della rabbia musulmana”, Mondadori, Milano, 2009

R. Guolo, “L’Islam è compatibile con la democrazia?”, Laterza, Roma-Bari, 2007

F. Nirenstein, “Islam – La guerra e la speranza”, Rizzoli, Milano, 2003

M. Onfray, “Pensare l’Islam”, Ponte alle Grazie, Milano, 2016

G. Meotti, “La fine dell’Europa”, Cantagalli, Siena, 2016

G. Meotti, “La dolce conquista”, Cantagalli, Siena, 2023

G. Crepaldi, S. Fontana, a cura di, “Islam: un problema politico – decimo rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo”, Cantagalli, Siena, 2016

 
 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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