Vita di condominio

Vita di condominio

Abitare in un appartamento

Relazionarsi con i vicini

 

Vita di condominio
Vita di condominio

 

Storie di condominio

«Quando arrivai all’ultimo pianerottolo, davanti alla porticina di ferro del terrazzo, anche se non avevo incontrato nessuno, ero sicuro che metà condominio sapesse già del mio ritorno.

D’altra parte, le cose andavano come in ogni condominio. C’era chi s’impicciava fino a mettere il naso nella posta, chi si lamentava di quelli di sopra o di quelli di sotto, chi trapassava le pareti con la voce, chi con la musica, chi annaffiava senza attenzione, chi lasciava cadere le cose nei giardini, chi lasciava la spazzatura nel pianerottolo, chi non si salutava, chi sbirciava chi sparlava… insomma un classico condominio» (E. Bonaccorti, 2019).

 

«La signora Elide, la custode del condominio rimasta vedova di recente, ha richiamato la gatta in portineria con un verso simile a quello lanciato dalla convivente. La gatta ha seguito a balzi le ciabatte della padrona come fossero giovani maschi. (…)

Elide, che cosa ci fa a Torre Astura?”

Un po’ di straordinari, da quando sono rimasta vedova, lei capisce. Anche il povero Marino lavoricchiava qui e lì per la Alter. Non riferisca all’amministratore di avermi visto sgobbare a Nettuno, quello sarebbe capace di ridurmi lo stipendio o, con le conoscenze che ha, di farmi annullare la pensione dallo Stato.”

Le ho assicurato che mi sembrava apocalittico, ma ho giurato lo stesso di mantenere il segreto» (D. Cugia, 2003). 

 

Urbanizzazione

La soluzione condominiale rientra nella risposta più immediata per ovviare alla continua domanda di alloggi, conseguente alla irrefrenabile urbanizzazione del territorio.

Dal tempo dell’industrializzazione, le città hanno attratto migliaia di persone dalle campagne e dalle zone di montagna. Non è aumentata solamente la densità abitativa, la città si è estesa notevolmente occupando i territori limitrofi, ha aggiunto nuove periferie che sono state adibite alcune alle attività economiche e altre all’abitazione.

Per una comprensibile ragione di costi, non è possibile garantire a chiunque una casa isolata come potrebbe avvenire nell’ambiente rurale, pertanto, un appartamento inserito in un condominio può essere una soluzione maggiormente abbordabile. 

 

Vita di condominio
Un elegante condominio

 

L’interesse

La nostra curiosità non si riferisce al seppure importante argomento della necessità abitativa di migliaia di persone, che raccoglie la difficoltà di trovare un alloggio da acquistare oppure da affittare rispettando le proprie disponibilità economiche, oppure ancora la questione dell’edilizia residenziale pubblica per le persone meno abbienti.

Vorremmo trattare l’argomento del condominio quale luogo urbano sede di interazioni tra persone di diversa estrazione e condizione sociale. Il condominio rende vicini di casa individui con abitudini e stili di vita talvolta molto lontani, alcune persone si sottraggono volutamente alle relazioni con i vicini. Altresì, possiamo osservare la nascita e l’evoluzione di rapporti scorretti, di mancata convivenza civile, di assente cordialità. 

 

Concetto sotteso

La parola condominio deriva dal latino e significa comproprietà. I proprietari di un appartamento possiedono una quota dell’intero condominio, alcune parti di esso sono appunto in comproprietà: giardino, scale, ascensore, parcheggio, tetto.

«Il condominio è l’applicazione più ricorrente della comunione, istituto che si realizza quando più soggetti sono comproprietari di uno stesso bene. Io diritto di ciascuno su ogni parte del bene è completo, ma si scontra, venendone limitato, con il pari diritto degli altri proprietari» (R. Gentilini, G. Palmieri, 2003). 

 

I millesimi e l’alto locazione

«Ogni singolo proprietario è socio del condominio per una quota par ai millesimi di cui è titolare. Questa quota è proporzionale al valore dell’appartamento e delle relative pertinenze (box, cantina, soffitta) in rapporto all’intero stabile» (R. Gentilini, G. Palmieri, 2003).

Le tabelle millesimali sono redatte primariamente dal costruttore dell’immobile, oppure dal professionista che lo fraziona per la vendita. L’assemblea condominiale può variare le tabelle.

Quindi, il valore del proprio appartamento si traduce in un valore millesimale, si considerano la superficie, la cubatura, il piano, la destinazione d’uso (soffitta e garage valgono di meno), l’orientamento a nord o a sud, l’affaccio sulla via principale oppure sulla corte interna, l’utilizzo dell’ascensore, le vedute generali e infine la ricezione della luce.

La quota millesimale fornisce un certo diritto di voto e di veto in sede di assemblea, per ogni genere di decisione.

L’attribuzione dei valori millesimali può sfociare in una discussione calorosa poiché aumentandoli in base al valore dell’immobile (quindi dei millesimi) aumentano in proporzione le spese condominiali (in riferimento ad esempio all’uso dell’ascensore). Non sono stati infrequenti i casi in cui uno o più condomini abbiano rifiutato il calcolo predisposto dal costruttore e dall’amministratore, costringendo quest’ultimo a rivolgersi al tribunale per dirimere la controversia.

Il proprietario dell’attico al quinto piano possiede un immobile innegabilmente più pregiato dell’appartamento situato al piano terra. Oltre alla valutazione millesimale per le spese condominiali, la diversa locazione esprime una diversa considerazione sociale.

L’individuo con ottime disponibilità economiche si può permettere di acquistare un appartamento di pregio, che spesso coincide con la scelta ai piani alti. Al contrario, la persona con limitate possibilità finanziarie si accontenta di un immobile più modesto ai primi piani. Ciò evoca la distinzione in classi, meccanismo sociale visibile agli osservatori più interessati. 

 

Porzione di vicinato

L’appartamento è l’unità spaziale abitativa di maggiore frequenza nella città moderna. Palazzi enormi e altrettanto grandi condomini accolgono numerosi residenti che, consapevoli o no, si inseriscono nella vita del vicinato e del quartiere.

Se consideriamo l’ampia capacità di spostamento delle persone, grazie ai mezzi di trasporto moderni, è comprensibile il distacco sociale dimostrato da certi individui rispetto alla propria realtà abitativa locale.

 

Comunità condominiale

In affitto o in proprietà, gli abitanti del condominio sono “costretti” a convivere con pochi o numerosi vicini di casa. Il condominio è una piccola comunità, ossia un luogo nel quale si intessono relazioni più o meno strette tra vicini di casa. Nello specifico, viste le ridotte dimensioni degli spazi, il condominio può assumere le caratteristiche di una comunità locale.

Se si verificano le dovute condizioni positive, i vicini diventano amici con i quali vivere in maniera armonica e collaborativa. Il mutuo aiuto diviene prassi consolidata, mediante lo scambio di favori come la custodia dei figli, il prestito di oggetti di uso comune, la sorveglianza degli spazi di tutti contro atti illeciti.

Alla comunità condominiale si sottraggono coloro che intendono rimanere fuori dalle relazioni, per motivi di più elevata classe sociale (vera o presunta, snobismo), per il desiderio di non avere problemi con persone manifestamente ostili e/o di dubbia moralità.

Alcune persone non desiderano creare relazioni nel contesto condominiale, preferendo alimentare amicizie e interazioni preesistenti presso altri ambienti.

Tutti i condomini non possono, tuttavia, sottrarsi al momento di incontro previsto per legge: la riunione condominiale. 

 

La riunione condominiale

E’ l’appuntamento tragicomico più temuto e rinviato, oggetto di ironia e sarcasmo della cinematografia nazionalpopolare. 

 

Dal film “Fantozzi subisce ancora” 1983

 

In realtà si chiama “assemblea condominiale” ed «è l’organo sovrano della vita condominiale. Come un piccolo parlamento ha poteri normativi – ad esempio, quando approva il regolamento – ma anche amministrativi, di controllo e organizzativi della vita comune. E’ un organismo di democrazia diretta: la volontà espressa dalla maggioranza, infatti, ha poteri vincolanti anche i condomini dissenzienti o per coloro che non hanno partecipato alla riunione» (R. Gentilini, G. Palmieri, 2003).

L’argomento dell’assemblea inquadra perfettamente l’articolata vita che conducono le persone all’interno dello spazio urbano chiamato condominio.

Non a caso, per dirimere le varie controversie, per rispondere ai diversi quesiti che si creano, sono intervenuti il Legislatore, il commercialista, l’avvocato.

Non pare così ridicolo sottolineare che la vita in comune di cinque o più vicini di casa debba essere disciplinata dal buon senso oltre che da norme e regole. A partire dall’evitare schiamazzi nelle ore di riposo, fino alla divisione delle spese per le manutenzioni degli spazi collettivi, i vicini di casa nel condominio sono chiamati a rispondere con buone maniere, onestà e senso civico.

Seppure le persone vivano in casa propria lasciando fuori dalla porta d’ingresso antipatie, screzi, dispetti, ingiustizie, giungeranno presto o tardi a un raccordo spazio temporale in cui saranno tutte al cospetto reciproco, a discutere di fatti e controversie. 

 

Civile convivenza

Come fosse un piccolo villaggio o un borgo d’altri tempi, il condominio si configura quale spazio dove fare vita sociale (socialità), volenti o nolenti.

Non è sempre possibile far si che persone sgradite entrino ad abitare nel proprio condominio. Abbiamo notizie di personaggi influenti che hanno condizionato le agenzie immobiliari affinché selezionassero accuratamente e sulla base di ferree qualità gli aspiranti acquirenti e affittuari.

 

«(…) non siamo una chiesa. Qui dobbiamo stare attenti che non scoppino incendi, che la gente che usa la sala per le feste dopo la ripulisca. (…)

Che i bambini che vengono a trovare i nonni non si mettano a urlare per i corridoi e a fare su e giù con l’ascensore tenendolo occupato. (…)

Che non ci cadano i mattoni in testa quando passeggiamo qua fuori. (…)

Che la nostra comunità e i nostri investimenti vengano protetti, (…) che quando qualcuno vende, venda alle persone giuste: niente gialli, niente portoricani, e niente negri.»

(S. Elkin, 1973 – edizione 2012)

 

Nei casi ordinari, soprattutto per ciò che concerne il condominio popolare, è frequente la possibilità di entrare in contatto con vicini dagli stili di vita discutibili se non del tutto incompatibili. Scontri e litigi nascono e si moltiplicano sulla base prima di motivi seri poi di motivi meno plausibili.

Il figlio del vicino lascia il motorino fuori dagli spazi assegnati spesso davanti al garage non suo; il cane lascia tracce organiche ovunque e il suo padrone trascura la pulizia; il condomino del secondo piano ritarda pedissequamente il pagamento della rata di spese pattuite; l’anziano del terzo piano ascolta la televisione a tutto volume nelle ore notturne; il giovane del primo piano pulisce la motocicletta di grossa cilindrata nell’androne, facendola rombare a piacimento sotto la camera da letto dell’anziana signora. 

 

La festa privata

«Mentre si preparava la colazione, poco dopo le undici di un sabato mattina, il dottor Laing trasalì per un’esplosione sul terrazzino del salotto. Da un piano superiore, circa cinquanta piedi più in alto, era caduta una bottiglia di spumante che, rimbalzando su una tenda mentre precipitava, era poi scoppiata sul pavimento piastrellato del balcone.

Il tappeto del salotto era chiazzato di schiuma e pieno di vetri rotti. Laing, a piedi nudi in mezzo alle schegge taglienti, guardava ribollire fra le piastrelle crepate il vino rosso. (…)

Manco a dirlo, nessuno alla festa si preoccupava minimamente della finale destinazione del missile. Ma, come Laing aveva già avuto modo di scoprire, la gente che vive nei grattacieli tende a disinteressarsi degli inquilini che stanno oltre due piani sotto di loro» (J. G. Ballard, 1975 – ed. 1994). 

 

Altre culture

Oltre alla difficile convivenza con persone autoctone, ci segnalano le difficoltà sopraggiunte nelle relazioni condominiali con famiglie o gruppi di immigrati stranieri. Nei racconti informali di vicinato si comunicano episodi di reale insofferenza, creata da stili di vita diversi e da mancanza di collaborazione. Qualcuno della famiglia africana del piano terra ha portato via alla signora Carmen dei vestiti stesi ad asciugare; la signora marocchina dell’interno 3 è solita aprire il portone d’ingresso per lasciare sfiatare gli odori di cucina durante la cottura, suscitando il disgusto dei vicini; il signor Khaled urla al telefono in terrazza, sicché tutto il vicinato conosce i suoi affari a metà, dato che inframmezza l’arabo all’italiano; la signora ghanese dell’interno 4 bussa di continuo alla porta della signora Carla per farsi prestare alimenti vari, la signora Carla si lamenta che in pratica fa la spesa per due famiglie.

Il signor Sahid dell’interno 2 è stato riportato a casa dai Carabinieri con una denuncia per ubriachezza molesta. Gli anziani vicini di casa hanno affermato di essere molto preoccupati.

 

Incontri casuali

«Oggi ho rivisto la donna senza naso. L’avevo incontrata una settimana fa al supermercato aperto 24h per 365 giorni l’anno. Era intorno alla cinquantina e al posto del naso portava una garza leggermente insanguinata, fissata con due cerotti sugli zigomi, sotto la quale, dove di solito abbiamo il naso, si intravedeva una cavità sierosa. Sono rimasto colpito e mentre sceglievo una busta di insalata pre-lavata mi venivano le lacrime agli occhi. Quando mi sono messo in fila alla cassa la donna senza naso era un paio di posti davanti a me, la vedevo di spalle e allo stesso tempo potevo osservare l’espressione di quelli che le stavano di fronte. Avrò fatto la stessa faccia: stupore e ribrezzo, poi, ma solo dopo qualche secondo, smarrimento e pena. La malattia e la morte ci instupidiscono all’istante, perché esistono e basta, sono non-riducibili, non-commentabili, costantemente sottintese alla vita e alla città. Oggi, mentre entravo nel portone della mia palazza, l’ho rivista. Era spalle al muro all’esterno dello stipite e mi ha detto, ma solo quando ormai le davo le spalle: “Per favore lasci aperto, dopo chiudo io”» (F. Pecoraro, 2019). 

 

Tutti conoscenti

Nel condominio tutti i residenti sanno qualcosa degli altri, sebbene non lo ammettano apertamente, ognuno possiede le minime informazioni come nome-cognome-numero dell’interno; poi seguono le informazioni più vaghe, ossia quelle apprese di seconda e terza mano:

il Signor Balestri, di preciso, che lavoro fa?

Mi ha detto la Signora Paola che lavora in banca.

Gli abitanti del condominio sono conoscenti reciproci, coloro che diventano amici sono ipoteticamente un numero minore. L’indifferenza è abituale, come la tendenza a fare finta di nulla.

Anche in questo ambiente, l’amicizia non può nascere e consolidarsi senza la frequentazione, ovvero passare del tempo insieme.

Procedendo oltre le presentazioni ufficiali e i distratti saluti sulle vie di entrata/uscita, abbiamo osservato che l’invito formale può essere l’inizio di una interazione. Si invita l’amichetto del figlio a giocare in casa, al cui ritiro i rispettivi genitori colgono l’occasione per conversare. La stessa procedura può attivarsi per gli anziani soli che si incontrano nel negozio di vicinato. Gli anziani si trovano, d’estate, nel giardino del condominio.

 

Condominio
Spazio di incontro per i condomini

 

Relazioni inevitabili?

«Avevo creduto che abitare in un nido d’aquila sul terrazzo di un’anonima palazzina mi avrebbe preservato dall’invadenza del mondo. Era successo il contrario, invece, non riuscivo a sottrarmi alle relazioni, alle commistioni, alle intromissioni. Sembravano tutte necessaria, nessuna evitabile, se non altro per educazione. E qui non ho difese: se qualcuno è sulla mia soglia, devo invitarlo a entrare e offrirgli anche un tè» (E. Bonaccorti, 2019).

Abbiamo di fronte un esempio di cosa potrebbe accadere in un piccolo condominio, con particolari caratteristiche di invadenza dei vicini. Alcuni condomini diventano insistenti per voler controllare il territorio, perché si sentono soli. 

 

Il paradosso

Cercare silenzio e anonimato in un condominio (in un grattacielo fa lo stesso) può sembrare davvero paradossale, se si considera che in quel luogo i vicini sono a breve o brevissima distanza. Sarebbe sufficiente uscire sul pianerottolo oppure nella zona parcheggio per conteggiare le alte probabilità di incontrare un vicino di casa. Eppure, pare che la tendenza sia esattamente la tutela di pace e libertà individuali a discapito della socialità.

Più è grande il condominio e più è facile passare inosservati, godere dell’indifferenza altrui, ottenere la pace desiderata. 

 

Vita di condominio
La vita in un gigantesco condominio (Hong Kong)

 

Accoglienza o controllo?

«Si?»

«Pronto? Senta, mi trovo qui all’ingresso. Sono Marshall, il figlio di Phil Preminger. Sono venuto per il funerale. Solo che non ricordo il numero dell’appartamento di mio padre.»

«Si?»

«Mi sente?»

«La sento. Si?»

«Ecco, dicevo, non so il numero dell’interno di mio padre. Mi potrebbe far entrare? Ho ricevuto una telefonata da qualcuno che abita qui, ma non so come si chiama. Forse me l’ha anche detto, ma nell’agitazione non l’ho memorizzato.»

«Non ho idea di chi l’abbia chiamata.»

«Sa qual è l’appartamento di mio padre? Forse l’uomo che mi ha chiamato è ancora lì.»

«Non sono autorizzata a darle questo genere di informazioni.»

«Mi sono fatto duemila chilometri e passa. Che cosa dovrei fare secondo lei, mi dica. Lei conosceva mio padre?»

«Conoscevo Philip Preminger. Mi è dispiaciuto molto per la sua morte.»

«La ringrazio.»

«Ci facevamo delle belle chiacchierate a bordo piscina.»

«L’uomo che mi ha chiamato ha detto di essere un vicino.»

«Siamo tutti vicini.»

«Senta, mi apre? Ho una valigia. Potrei lasciare la mia valigia da lei mentre cerco di capire cosa fare.»

Improvvisamente la voce si fece dura.

«Ascolti», disse la donna, «lei può anche essere la persona che dice di essere. E in quel caso va bene. Come ha detto di chiamarsi?»

«Marshall Preminger.»

«Aspetti un attimo.»

La persona doveva essersi allontanata dal ricevitore. Ma tornò subito.

«Allora, come si chiama la sorella di suo padre?»

«La sorella di mio padre?»

«Come si chiama? Sua zia?»

«Faye.»

«Cognome?»

«Faye Saiger.»

«Giusto. Quando ci sarà la sepoltura?»

«Domenica. Quel signore mi ha detto domenica, il tredici. Ma cosa sta facendo?»

«Che cosa sto facendo? Sto dimostrando che lei potrebbe anche essere un impostore. Tutte le cose che mi ha detto sono sul Tribune di oggi. Leggendo i necrologi lei scopre se il defunto lascia dei parenti, poi viene qui e ripulisce la casa prima ancora che mettano il cadavere sotto terra. Lei ha l’indirizzo di ogni condominio della città. Perché pensa che tanto ci vivono solo persone anziane.»

«Sono cose che succedono veramente?»

«Tutto può succedere veramente. Non dovrebbero pubblicare certe informazioni.»

(S. Elkin, 1973 – edizione 2012) 

 

Controllo di vicinato
Controllo di condominio

 

Pettegolezzi

Le persone comunicano, le persone creano i pettegolezzi, le chiacchiere su altre persone conosciute o no, per il gusto di intrattenere i propri conoscenti e i propri amici, oppure per raggiungere obiettivi oscuri (denigrazione).

L’ambiente condominiale non si sottrae alla pratica del pettegolezzo, esattamente come in ogni altro ambiente sociale tipo borgo, villaggio, club sportivo o parrocchiale.

Gli individui schivi apparentemente poco socievoli e poco chiacchieroni, facilmente, sono messi sotto i riflettori dei vicini impiccioni. Le poche o nulle informazioni sui primi alimentano curiosità e interessi, talvolta morbosi.

I condomini che passano molto tempo a casa, prede della noia, si improvvisano guardoni, affacciandosi alla finestra al minimo strano rumore pensando di cogliere scene particolari o meglio sconvenienti.

 

La pettegola

«(…) l’appartamento al piano terra sul retro, il peggiore di tutto il palazzo, (è) dove vive la signorina Ortensia col nipote Pier, che lei presenta sempre come “il figlio della mia povvera sorella”.

Se la incroci mentre sei di fretta, meglio avvertire che arriverai in ritardo, difficile sganciarsi da una petulante signorina di settantaquattro anni che raddoppia le singole e smezza le doppia, ti racconta tutto di tutti. Quello che so dei miei condomini lo devo soprattutto a lei» (E. Bonaccorti, 2019). 

 

Persone in affitto

E’ una consuetudine affermare che il proprietario di un immobile (casa o negozio) sia maggiormente attento alla sua custodia di un affittuario. E’ esattamente ciò che abbiamo osservato più volte, anche in prima persona.

La persona che stipula un contratto di affitto si dimostra spesso non curante della manutenzione ordinaria dell’appartamento locato. Questa condotta genera una serie di problemi, talvolta molto importanti anche per i vicini.

Per fare ripartire la pompa delle acque reflue nella zona dei garage, che serviva anche altri appartamenti, l’inquilina l’ha colpita violentemente con un badile, salvo meravigliarsi poi che le siano state attribuite delle responsabilità da altri condomini, perché la pompa non funzionava più.

Tempo fa ci è stato raccontato l’episodio dell’affittuario che, per montare una mensola, ha sfondato la parete perimetrale che confinava col vicino. Abbiamo ascoltato le lamentele di residenti riguardo alla maleducazione dell’affittuaria al primo piano che usava gli spazi di tutti come discarica di immondizia. Non è risultata infrequente l’osservazione di danneggiamenti agli impianti elettrico e idraulico senza alcun intervento di ripristino da parte del conduttore (o locatario).

Infine, nostro malgrado, abbiamo dovuto visionare appartamenti lasciati devastati dall’affittuario, dopo il trasloco.

Se esistono problemi di convivenza e collaborazione con il vicino che risiede nel proprio appartamento di proprietà, pare che quei problemi aumentino di numero e di intensità se il vicino è in affitto. 

 

Attriti e bisticci

Tentare di andare d’accordo con tutti i vicini di casa potrebbe non essere un’azione con alte probabilità di successo, per vari motivi. La civile convivenza si inceppa per ragioni caratteriali, per esperienze precedenti, per tensioni attuali, per diversità culturali, ma soprattutto per le difficoltà di comunicazione tra le persone.

Una buona dose di tolleranza aiuta ad affrontare i problemi con i vicini nel condominio, fino a quando la sopportazione si esaurisce, quindi rimane solo la via dell’aula di giustizia. 

 

L’inferno condominiale

«Per quanto di malavoglia, doveva ormai riconoscere qualcosa che aveva sempre cercato di reprimere dentro di sé: che i sei mesi precedenti erano stati un periodo di litigi continui fra i suoi vicini, di scontri volgari per gli ascensori difettosi e l’aria condizionata mal funzionante, per gli inspiegabili guasti elettrici, per il rumore e le contese sugli spazi di parcheggio; in breve, riguardo alla moltitudine di piccoli difetti che gli architetti sarebbero stati specificamente tenuti ad eliminare da appartamenti tanto cari. Le tensioni sotterranee fra gli inquilini erano decisamente forti, e solo in parte smorzate dal tono civilizzato del palazzo e dall’ovvia esigenza di rendere l’immenso condominio un successo» (J. G. Ballard, 1975 – ed. 1994). 

 

Vita di condominio
Racconti di condominio

 

Riferimenti e letture consigliate

R. Gentilini, G. Palmieri, “Vivere in condominio”, Etas, Milano, 2003

J. G. Ballard, “Il condominio”, Anabasi, Milano, 1994

S. Elkin, “Il condominio”, Minimum Fax, Roma, 2012

E. Bonaccorti, “Il condominio”, Baldini & Castoldi, Milano, 2019

D. Cugia, “L’incosciente”, Mondadori, Milano, 2003

F. Pecoraro, “Lo stradone”, Ponte alle Grazie, Milano, 2019

J. Veron, “L’urbanizzazione del mondo”, Il Mulino, Bologna, 2008

L. Wirth, “L’urbanesimo come modo di vita”, Armando, Roma, 1998, pag. 73

G. Simmel “Forme dell’individualismo”, Armando Editore, Roma, 2001

A. Bagnasco, “Tracce di comunità”, Il Mulino, Bologna, 1999 

 

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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