L’Europa è sotto assedio: ma solo in Italia
“L’Italia è il ventre molle dell’Europa”
Winston Churchill
Gli antefatti dell’assedio
Con quelle parole, lo storico statista britannico definiva l’Italia, nel periodo culminato nell’anno cruciale 1943. La fine della Seconda Guerra Mondiale iniziava con l’invasione alleata in Sicilia (luglio 1943), proseguiva con la destabilizzazione politica e sociale italiana con tanto di decreto ufficiale dato dall’armistizio dell’8 settembre 1943.
La dirigenza italiana (la monarchia) e gli alti comandi dell’Esercito sparivano dalla circolazione, si rifugiavano nell’Italia meridionale, incontro agli alleati. La dirigenza italiana lasciava il Paese al proprio destino, senza una guida forte, senza ordini, senza sostegno.
Il Paese Italia più volte ha dimostrato di essere ben condizionabile dalle grandi nazioni del mondo occidentale. Guerre, accordi, necessità di risorse naturali, sfoghi per la disoccupazione endemica, crisi sociali periodiche e ingestibili sono i fattori su cui i governi stranieri hanno fatto leva per assicurarsi sicuri risultati a proprio favore.
Instabilità e inaffidabilità politica
L’Italia è l’anello debole dell’Unione Europea perché dimostra la più alta instabilità politica, un altrettanto alta disoccupazione; presenta un importante tasso di analfabetismo, un alto tasso di corruzione. In Italia l’individualismo e la disonestà sono un marchio di fabbrica, per talune fasce sociali.
Per i grandi Paesi europei, come Germania, Francia e Inghilterra, l’Italia è la nazione più inaffidabile con cui accordarsi. I politici italiani diventano controllabili se ricevono premi, vantaggi, benefits personali e/o di partito. Per costoro, il bene comune passa in secondo piano rispetto al proprio beneficio.
L’assedio ai giorni nostri
L’Italia è, anche oggi, il ventre molle dell’Europa. Dalle sue permeabili coste giungono in Europa decine di migliaia di immigrati clandestini. Si considera un numero imprecisato di richiedenti asilo, che rimangono presunti profughi per la legge italiana ed europea fino al completo esame della loro pratica.
Dopo essere stata chiusa la famigerata “rotta balcanica”, i grandi flussi migratori dall’Africa e dal Medioriente si sono diretti alle coste italiane.
In barba alle leggi nazionali che tutelano i confini nazionali, la maggioranza dei politici italiani salutano con garbo e soddisfazione i nuovi arrivati.
La politica italiana ha ridotto il prestigioso esercito nazionale a un corpo di sorveglianza urbano e di smistamento migranti nei centri di accoglienza. I militari assistono impotenti agli sbarchi trionfanti.
Il caso ONG
Le ONG (organizzazioni non governative, di varia nazionalità) si prodigano per agevolare gli sbarchi dei clandestini, dichiarando sui social network e sulla stampa mondiale di essere associazioni caritatevoli e profondamente filantropiche.
La magistratura ha dichiarato di voler vedere più chiaro riguardo alla provenienza dei fondi, ai vari benefattori, fino alle modalità di approccio ai migranti in mare aperto. Le accuse parlano di servizio di traghetto per i migranti, che usano i numeri telefonici diretti delle navi ONG che, fattivamente, pattugliano le acque internazionali.
I vertici delle stesse ONG non hanno ben digerito l’interesse della magistratura italiana nei loro confronti, lamentando un accanimento razzista contro il loro lavoro di salvataggio.
Cosa dicono i politici
Il 21 aprile 2017, il Premier italiano ha detto: “Le Ong salvano vite e vanno ringraziate. Se poi la magistratura scoprirà altre cose, questa è un’altra storia”.
In visita a Firenze il 5 maggio 2017, Il presidente della Commissione Europea si è così espresso: “L’Italia ha salvato e salva l’onore dell’Europa” perché “fa tutto ciò che può sulla crisi migratoria”.
La chiamavano “fortezza Europa”
Era l’immagine preferita dalla stampa, usata quando arrivò al porto di Bari una nave stracarica di albanesi, nell’agosto del 1991. La “fortezza Europa” era il simbolo della chiusura contro l’immigrazione incontrollata e incontrollabile.
Dopo circa vent’anni poco o nulla è cambiato. L’immigrazione è ancora considerata un’emergenza e trattata come un fatto temporaneo, un onere (solo) per alcuni Paesi.
La fortezza parte da Ventimiglia e dal Brennero. Non è uno scherzo, infatti oltre quelle città, l’Europa ha chiuso le porte, le strade, i ponti. Le polizie di frontiera francese, svizzera, austriaca riportano in Italia i migranti clandestini che sono riusciti a passare il confine di stato.
Solidarietà europea carente
L’Unione Europea ha fatto del trattato di Schengen un vanto, per la possibilità garantita a tutti i Paesi membri di far circolare persone e beni al suo interno. Nella stessa filosofia di Schengen, dovrebbe rientrare anche la cosiddetta ricollocazione dei migranti stranieri giunti prima in Grecia poi in Italia.
Così non è stato, a causa del pervicace ostracismo da parte di Paesi come l’Ungheria, la Polonia, la Repubblica Ceca eccetera.
Di fatto, l’Italia si sta facendo carico dell’enorme massa di persone che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste: l’assedio.
La sindrome dell’assedio
Da più parti, esperti e analisti sottolineano la gravità della situazione economica e sociale italiana: disoccupazione, tasse insostenibili, calo dei consumi, fuga all’estero dei giovani laureati, invecchiamento della popolazione, assenza delle condizioni per una corretta integrazione e progressiva destabilizzazione sociale.
In questo contesto socio-economico, le dirigenze italiana ed europea tollerano e accettano l’immigrazione di massa, definendola “inarrestabile”.
I nuovi arrivati faticano a inserirsi in un sistema sociale prostrato da anni di crisi economica, ma anche dalla progressiva insofferenza degli strati più bassi della popolazione italiana, che li vede come competitori per le stesse scarse risorse (salari e servizi pubblici).
L’assedio è percepito come reale, oltre la sindrome.
Il “business dell’accoglienza”
Grazie all’informazione mediatica, quasi ogni giorno compaiono notizie sulle attività di sfruttamento dei migranti. Ovviamente anche la mafia ha messo le mani sui fondi pubblici destinati ai migranti, fondi nazionali ed europei.
Forse è proprio questo il bandolo dell’intricata matassa: ci sono cospicui guadagni dietro l’arrivo dei migranti e presunti profughi, altrimenti come si può spiegare una tolleranza così ampia degli sbarchi?
In secondo luogo, è naturale chiedersi a chi va il beneficio di ampie masse di lavoratori dequalificati giunti non richiesti in Italia e in Europa?
Con una così grande disponibilità di aspiranti lavoratori, il mercato del lavoro può gestire un’offerta che abbassa notevolmente le richieste di salario, deprezzando tutto il parco dei lavoratori, autoctoni e stranieri immigrati. E’ la legge della domanda e dell’offerta.
Integrazione non disponibile
L’integrazione parte dalla condivisione di norme, leggi, valori morali, usi e costumi, o almeno dal loro rispetto.
Nel nostro Paese mancano progetti volti alla conoscenza delle nostre leggi, dei nostri usi e costumi. Mancano corsi di lingua italiana, mancano corsi di educazione civica, mancano opportunità informative ad esempio sul rispetto della donna e delle cosiddette minoranze sociali.
La violenza carnale sulla donna è una regola in buona parte dell’Africa e del Medioriente, ma in Italia e in Europa è reato penale. In molti paesi stranieri extracomunitari, il possesso e la detenzione in strada di armi bianche è consuetudine, così come il loro uso per dirimere diverbi; in Occidente è reato penale.
Inoltre, esiste la questione degli immigrati che non hanno alcun desiderio di integrarsi nella società che li ospita e preferiscono coltivare fieramente la propria cultura, seppure questa abbia pratiche lesive del diritto. E’ il caso problematico degli immigrati di fede musulmana.
Conclusioni
Già in uno studio pubblicato nel 1998, si parlava di “sindrome da assedio” e di “fortezza Europa”.
“Una serie di eventi riguardanti l’immigrazione sono accaduti dal 1990 ad oggi in Italia e in Europa. L’aspetto che più colpisce è un repentino cambiamento di orientamenti con un calo di solidarietà e di simpatia nei confronti degli immigrati. Si è sviluppata una sorta di sindrome da assedio” (M. I. Macioti e E. Pugliese, “Gli immigrati in Italia”, Laterza, Roma-Bari, 1998, pag. 203-207).
Per come le autorità italiane ed europee stanno gestendo la realtà migratoria, è forse fin troppo facile prevedere che il disappunto, da parte della popolazione italiana ed europea verso gli immigrati extracomunitari, vada peggiorando progressivamente nel tempo.
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