La comunità urbana

Comunità urbana

Breve retrospettiva su un concetto molto discusso

 

 

Comunità urbana
La comunità urbana

 

Complessità di vedute

Gli studiosi accademici si sono sempre accapigliati sulle questioni tecniche, ma hanno sempre evitato di giungere allo scontro tra loro, anche di fronte a dissensi marcati.

Il termine comunità e il suo significato hanno creato scompiglio dividendo gli studiosi in nostalgici e cinici, gli amanti della complessità da coloro che preferiscono semplificare le riflessioni.

Nel lungo periodo, gli studiosi hanno formulato riflessioni saldamente ancorate al carattere contemporaneo delle loro osservazioni, in alcune occasioni hanno riscontrato un’involuzione del senso di comunità; in altre occasioni hanno invece osservato un ritorno al suo significato tradizionale (M. Castrignano, “Comunità, capitale sociale, quartiere”, F. Angeli, Milano, 2012, pag. 9-16; A. Bagnasco, “Tracce di comunità”, Il Mulino, Bologna, 1999, pag. 7-9).

In ogni tempo, la parola comunità ha affascinato e creato molto materiale di discussione, e ciò è davvero un bene.

 

Gente in città

La città è qualcosa di più di una congerie di singoli uomini e di servizi sociali, come strade, edifici, lampioni, linee tranviarie, telefoni e via dicendo; essa è anche qualcosa di più di una semplice costellazione di istituzioni e di strumenti amministrativi, come tribunali, ospedali, scuole polizia e funzionari pubblici di vario tipo. La città è piuttosto uno stato d’animo, un corpo di costumi e di tradizioni, di atteggiamenti e di sentimenti organizzati entro questi costumi e trasmessi mediante questa tradizione. In altre parole, la città non è semplicemente un meccanismo fisico e una costruzione artificiale: essa è coinvolta nei processi vitali della gente che la compone; essa è un prodotto della natura, e in particolare della natura umana” (Park, Burgess, McKenzie, “La città”, Edizioni di Comunità, Milano, 1967, pag. 5).

 

Dalla campagna alla città

La rivoluzione industriale di fine ‘700 ha cambiato le sorti degli agglomerati urbani, aumentandone la capacità attrattiva. Le città sono diventate sedi di opifici e di fabbriche oltre che di mercati. In quel periodo, si è consumata la cesura storica tra campagna e città, l’ambiente urbano è diventato la sede definitiva di tutti i cambiamenti e delle innovazioni, oltre che confermare di essere la sede della dirigenza amministrativa.

E’ proprio in questo punto storico che gli studiosi posizionano l’inizio dell’osservazione utile a comprendere il senso del termine comunità.

La vita di molte persone si è spostata dal naturale ciclo rurale all’ambiente urbano, dominato da ritmi imposti dal lavoro di fabbrica e artigianale. La città si muove con tempi e modi imposti dalla vita sociale, dalla produzione, del tutto diversi da quelli della campagna. La città è il luogo della divisione del lavoro sociale (Durkheim), dove le relazioni sociali hanno regole precise e meno flessibili.

In campagna l’aggregazione tra le persone ha i caratteri della solidarietà organica (Tönnies, Durkheim), cioè naturale: le persone si conoscono direttamente per via famigliare, manifestano un legame al territorio in cui vivono, c’è mutuo aiuto, c’è sostegno, c’è solidarietà reciproca,.

Nel villaggio rurale lo scambio relazionale è globale senza restrizioni, dal lavoro nei campi alla cura delle persone, la custodia dei figli, le unioni matrimoniali, il tempo libero (F. Tönnies, “Comunità e società”, Laterza, Roma-Bari, 2011, pag. 37-40).

Passare da uno stile di vita genuinamente sociale e solidale a uno sconosciuto in città, ha posto il problema della riproduzione dei legami sociali di comunità.

Nell’ambiente cittadino si è creata la comunità urbana, intorno alle famiglie e alle conoscenze più strette, nello spazio che va dal vicinato al quartiere al vecchio borgo (A. Vitale, “Sociologia della comunità”, Carocci, Roma, 2007, pag. 45).

 

Elementi di riflessione

Comunità è il termine fondamentale che precede e allarga il significato aggregativo attorno a un nucleo sociale: valori, norme, etica e morale, usi e costumi, interessi collettivi, solidarietà forza d’unione e d’appartenenza.

Gli elementi costitutivi della comunità travalicano il personale, il sotto gruppo o altre collettività (esterne). Si tratta di un’attitudine reciproca, consensuale dei membri dello stesso gruppo sociale.

Il senso di comunità è un affascinante retaggio storico e filosofico prelevato dalle società primitive, dalle società rurali pre-industriali, con riferimenti ai caratteri della famiglia, soprattutto allargata del “clan”.

La parola comunità richiama nostalgie di un tempo, o di vari tempi passati, in cui le persone erano legate da relazioni solide tra loro, sostenute da elementi di solidarietà viva e genuina: la comunità prima di tutto e di tutti (gruppo, collettività, associazione di persone).

 

Società o comunità?

All’origine della riflessione c’era il binomio società/comunità. Ferdinand Tönnies pose le basi per lo studio sistematico dell’argomento (1887).

Il rapporto in sé, e quindi l’associazione, viene concepito o come vita reale e organica – e questa è l’essenza della comunità – o come formazione ideale e meccanica – e questo è il concetto della società” (F. Tönnies, “Comunità e società”, Laterza, Roma-Bari, 2011, pag. 28).

Il rapporto sociale tra le persone inteso come solidarietà organica (e meccanica) è stato poi ripreso da E. Durkheim, che nel 1893 ne ha fornito un’ampia trattazione (E. Durkheim, “La divisione del lavoro sociale”, Ed. di Comunità, Milano, 1971, pag. 129-132).

L’indifferenza, l’egoismo, l’anonimato sono alcuni dei caratteri peculiari del modo di vivere in città e nella metropoli.

La città è lo specchio dell’intera società, racchiude tutti i tipi di differenziazione e di comunicazione (A. Bagnasco, “Tracce di comunità”, Il Mulino, Bologna, 1999, pag. 12). La città è borghese e orientata al capitalismo (M. Castrignano, “Comunità, capitale sociale, quartiere”, F. Angeli, Milano, 2012, pag. 23).

Per contro, la campagna è la culla della comunità nel senso tradizionale che tutti conosciamo, anche quello più banale e semplice.

 

Di cosa parliamo

Una collettività può essere definita una comunità quando i suoi membri agiscono reciprocamente e nei confronti di altri, non appartenenti alla collettività stessa, anteponendo più o meno consapevolmente i valori, le norme, i costumi, gli interessi della collettività, considerata come un tutto, a quelli personali o del proprio sotto-gruppo o di altre collettività. (…) Ciò non esclude la presenza di conflitti entro la collettività considerata, né di forme di potere o di dominio” (L. Gallino, “Dizionario di sociologia”, TEA UTET, Torino, 1993, pag. 144-145).

La solidarietà tra i membri e le reciproche interazioni creano una comunità, che diventa comunità locale quando si colloca stabilmente in uno spazio ben definibile, dimostrando un certo radicamento in esso (quartiere, vicinato, borgo).

La comunità è solitamente composta da persone con un’origine comune (storica, culturale, sociale, professionale). L’identità è uno degli elementi utilizzati per lo studio della comunità in quanto sistema sociale (A. Bagnasco, “Tracce di comunità”, Il Mulino, Bologna, 1999, pag. 30-31; R. Ledrut, “Sociologia urbana”, Il Mulino, Bologna, 1969, pag. 101).

Quelle stesse caratteristiche di comunità possono essere temporaneamente presenti in gruppi sociali e collettività (associazioni universitarie, gruppi di viaggio, equipaggi navali).

 

La comunità urbana

L’evoluzione sociale è all’interno della città, pertanto lì dentro andavano trovati i fattori positivi capaci di sostenere il progresso e lo sviluppo collettivo. Senza l’aggregazione non è possibile lo sviluppo, l’uomo deve unire i propri sforzi con altri individui per trovare soluzioni e raggiungere grandi obiettivi.

La comunità, a nostro modo di vedere, ha permesso alle persone di procedere con un sostegno alle spalle. Il clan, la famiglia, il vicinato, le amicizie, i colleghi di lavoro, le strette relazioni umane fatte di solidarietà reciproca e di fiducia hanno consentito di creare un substrato positivo.

Dentro la città, sono state riprodotte le caratteristiche della comunità rurale primordiale, le quali poi sono state a loro volta modificate ed evolute (E. W. Burgess, edited by, “The urban community”, The University of Chicago Press, 1925, pag. 3-18; Park, Burgess, McKenzie, “La città”, Edizioni di Comunità, Milano, 1967, pag. 102-104).

L’unità di quartiere è diventata la forma migliore per rappresentare la comunità nello spazio urbano.

 

Simboli della comunità

Le chiese, i monumenti sono i più importanti simboli materiali della comunità locale, che con la loro presenza tengono unita la città (J. Madge, “Lo sviluppo dei metodi di ricerca empirica in sociologia”, Il Mulino, Bologna, 1995, pag. 158).

Non solo, anche le piazze, i palazzi e taluni edifici rientrano di diritto nel novero dei simboli “famigliari” della comunità.

Da ultimo, se esiste in quel dato quartiere, il luogo del mercato rionale è uno dei più importanti simboli della coesione sociale dei cittadini, dei residenti in particolare.

Il luogo del mercato rende possibile l’incontro delle persone, lo scambio reciproco di informazioni, il rafforzamento dei legami e il radicamento al territorio sentito come proprio.

 

Controllo sociale

La comunità urbana riproduce il controllo sociale tipico della comunità rurale, oltre alla vigilanza discreta del territorio di residenza, a beneficio di tutti, i componenti sono attivi nel denunciare azioni delittuose o semplicemente contrarie alla civile convivenza (L. Wirth, “L’urbanesimo come modo di vita”, Armando Editore, Roma, 1998, pag. 38).

 

Infine

Nell’età contemporanea la città si è evoluta in senso tecnologico, vorticoso, da “social network”. I rapporti sociali sono stati messi in un piano diverso da com’erano sempre stati, negli ambienti tradizionali.

L’idea di comunità è rimasta nell’aria, è stata relegata ad ambienti ristretti, nascosti. Comunque non è morta la comunità, essa vive in forme locali e silenziose. Vive nelle relazioni delle persone che ancora credono nelle strette di mano, nel parlarsi direttamente negli occhi, nelle conoscenze di famiglia.

Sono soprattutto, a nostro avviso, le comunità locali urbane a continuare le tradizioni di solidarietà, di mutuo aiuto, di sostegno tipiche della comunità vecchio stile: la rurale.

Le comunità urbane locali sono l’ultimo baluardo contro la desertificazione urbana e sociale, contro l’invasione della microcriminalità.

Le comunità urbane attuali possono farsi carico delle istanze dei loro membri presso le amministrazioni cittadine per la tutela del bene comune e.

La politica ha il dovere di ascoltare la comunità locale, altrimenti per cosa sarebbe stata eletta (?).

 

Articoli correlati

Pubblicato da Il Sociale Pensa

Vedi pagina di presentazione sul menù principale.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.