La cena di classe

La cena di classe

 

La cena con qualche estraneo 

 

La cena di classe
La cena di classe

 

 

 

Nel segno della consuetudine

La cena di classe è una moda storica, da quando esiste la moderna scuola gli alunni si incontrano in un locale per mangiare assieme. Il periodico appuntamento durante gli anni di studio ha chiare finalità di socializzazione, c’è il piacere di vedersi lontano dai banchi di scuola. L’esperienza di socialità fatta in classe rientra nella comunicazione di gruppo, nello specifico nel gruppo dei pari.

Dopo il congedo scolastico, passati tanti anni, la cena di classe assume aspetti decisamente diversi. Dieci, venti, trenta, quaranta anni passati hanno lasciato segni visibili e invisibili nei rapporti tra gli ex alunni. Le rughe sui volti sono i tratti meno importanti, dovremmo considerare gli incontri fatti durante il periodo in questione, considerare i silenzi in certe occasioni, nonché il reciproco disinteresse manifestato in altre.

 

 

Un compendio di episodi

Quante siano state in effetti le cene inscenate in diversi decenni non siamo in grado di confermare, ciò che la memoria ricorda più insistentemente sono le assenze di numerosi ex alunni. Si sono aperte serate cui molti di loro non sono stati invitati, per altre non hanno risposto all’invito.

E’ capitato di incontrare qualcuno per strada, in un negozio o in spiaggia, il cui epilogo ha avuto due modalità ricorrenti: con la prima si è vista rispettata l’aspettativa di un saluto amichevole; con la seconda (di gran lunga la più frequente) abbiamo visto vari livelli di snobismo. Significa essere stati disconosciuti, ignorati e negati, i protagonisti hanno girato la testa facendo finta di non conoscere.

Sono sufficienti solo un paio di episodi per distorcere la prospettiva delle relazioni.

 

 

Un’interpretazione

In classe non si diventa amici di tutti, si stringono legami con alcuni per i soliti fattori di affinità, simpatia e frequentazione.

Con gli altri si rimane conoscenti, con pochi di loro si sperimenta l’inimicizia. Non sempre il tempo lenisce e cura i sintomi o le cause delle cattive relazioni, abbiamo piuttosto osservato che gli stati si ingessano in rigidità poco piacevoli. L’informalità tipica dell’adolescenza ha lasciato il posto all’aumentata distanza, a procedure comunicative consuete di un incontro di lavoro.

Il fatto di non essersi frequentati per tanto tempo ha inciso sulla reciproca confidenza, la vicendevole conoscenza ha perso dei validi contenuti.

 

Defezioni

Per imprevisti o per precisa volontà, qualche invitato non partecipa. L’esperienza con gli amici insegna che sia cortese chiedere il motivo della rinuncia, per sincerarsi che non ci siano difficoltà più o meno gravi, senza essere invadenti.

L’ex alunno che declina continuamente gli inviti comunica in modo silenzioso l’interruzione del legame relazionale con il resto della classe.

 

«..Ma dopo tutti questi anni, dobbiamo darci del “lei”?»

 

 

Per cognome

Gli ex alunni si chiamano per cognome, come se si fosse ancora in classe, si usano tuttora cognomi e diminutivi vari: il Barone (Baroncini), il Capo (Caporali), il Riccio (Ricciardi), la Farne (Farneti), la Gianna (Giannini), il Baro (Baruzzi).

Usare il cognome per rivolgersi a una persona significa mantenere un certo distacco, si tratta della distanza non amicale usata dai professori prima, replicata poi dai dirigenti e da certi colleghi sul luogo di lavoro. I professori si rivolgono agli alunni usando il cognome scritto sul registro di classe, per essere diretti, per tracciare la distanza formale.

Gli alunni replicano quella consuetudine, personalizzando la procedura. Alcuni alunni storpiano il nome dei compagni di classe, per sbeffeggiarli, per svalorizzarli.

Gli alunni più popolari sono invece trattati con riguardo, li si chiama con il loro nome di battesimo, per stabilire un legame proficuo, sperando di essere inclusi nella loro atmosfera di popolarità.

La consuetudine di essere chiamati per cognome riguarda, è vero, anche gli amici di classe, sebbene tra loro manchi quella malizia presente invece nella comunicazione con i semplici conoscenti. 

 

 

Ci sono degli estranei

Nell’epoca recente (ovvero nell’arco degli ultimi dieci – quindici anni), due o tre ex alunni si sono attivati con grande solerzia per riunire di nuovo l’intera classe. La prossimità del 100% di presenze ha sortito la conseguenza di mettere allo stesso tavolo persone che non si vedevano da decenni, che poco si sopportavano, che si ignoravano allora per quieto vivere e che hanno replicato quei comportamenti.

Abbiamo per giunta assistito a colpi di mano stravaganti, come l’invito di ex alunni bocciati nei primi anni di studio e svaniti chissà dove.

Tra alcune persone, la cena di classe è diventata la cena con qualche estraneo, con considerazioni tra il serio e l’ironico. L’impressione è stata di vedere azzerata la conoscenza e di dover ricominciare tutto da capo, ma non tutta la procedura si è dimostrata semplice.

Se c’erano dei dissapori, sono saltati fuori di nuovo; riconoscendo poi che le persone cambiano nella propria vita, sono germogliate nuove antipatie. Nel mezzo del disagio sociale si trova comunque il conforto di piccole amicizie. E’ stato piacevole scoprire l’affinità su certi argomenti con ex alunni coi quali non si era mai interagito prima.

Si sono ricreati piccoli sotto gruppi esattamente come succedeva tra i banchi di scuola.

 

 

La scena principale

Saluti e convenevoli si svolgono nella grande teatralità di una scena conosciuta, ma il reticolo delle interazioni mostra di avere maglie molto larghe. La costante e attenta osservazione permette di scoprire che manca l’unanime reciprocità riguardo alle relazioni.

Il “Barone” ha salutato il “Capo” il “Riccio” e la “Gianna”; il “Capo” ha saltato il “Riccio”; la “Gianna” ha evitato il “Capo”.

Alcuni individui si sono ignorati e continuano a farlo, nella totale altrui indifferenza. C’è da chiedersi se altri convitati se ne sono accorti. La tavola si divide in due, alcuni commensali fanno la spola da un capo all’altro, ma non tutti. Ci sarebbe da ribadire che non tutti hanno parlato con tutti, crediamo sia importante evidenziare l’indifferenza in atto. Saltiamo dentro e fuori da piccoli gruppi di amici.

Anche dentro l’ambiente circoscritto della classe, ogni individuo riconosce degli estranei: «se non lo saluto, ci sarà un motivo». Antichi dissapori, vecchie antipatie, particolari incomprensioni, altrimenti la mancata relazione sono i motivi che giustificherebbero il reticolo di estraneità.

L’estraneo non è obbligatoriamente uno sconosciuto, in questo caso conosciamo le sue generalità, lei o lui rimane però a distanza.

Nel contesto particolare della cena di classe è lecito aspettarsi iniziative di cordialità, seppure apparente, da tutti i convitati. Un educato breve cenno di saluto si verifica sul luogo di lavoro, poiché, in linea di massima, c’è l’obbligo di relazionarsi quotidianamente anche con chi risulta antipatico. La cena di classe è un evento singolare, non ripetibile a breve, nel quale gli invitati possono permettersi di evitare qualcuno senza particolari pericolose conseguenze sociali. 

 

 

Parlare degli assenti

Tra gli argomenti preferiti alle cene di classe spiccano gli assenti. Ci si basa comunemente su informazioni molto datate e su pochissime notizie contemporanee, ma che bastano per scatenare l’ilarità e il biasimo collettivo (pettegolezzi).

Ragazze (o meglio donne) finora insospettabili sono uscite allo scoperto raccontando il proprio odio genuino per un’ex alunna assente. Alle invettive si sono aggiunte altre persone confermando che la persona oggetto di chiacchiericcio è stata trattata a suo tempo con finta cordialità.

La domanda «..ti ricordi di..?» ricorre così tante volte da risultare purtroppo ridondante.

 

 

Nonostante gli estranei

Rivedere certi volti sorridenti dopo tanto tempo genera una grande emozione, tale da sovrastare la porzione di indifferenza sociale subita. Rimangono impressi in memoria i racconti di vita rimasti finora inediti, così come l’evoluzione imprevedibile presa da ogni esistenza individuale.

La sincera compagnia degli amici da l’impressione che il tempo scorra più veloce, sintomo che quei momenti non sono stati sprecati. 

 

 

La cena di classe
Un pranzo di classe esemplare

 

 

Letture a corredo

K. Danziger, “La socializzazione”, Il Mulino, Bologna, 1972

R. A. Hinde, “Le relazioni interpersonali“, Il Mulino, Bologna, 1981 

C. Baraldi, “Comunicazione di gruppo”, Franco Angeli, Milano, 1988

J. Luft, “Introduzione alla dinamica di gruppo”, La Nuova Italia, Firenze, 1994 

 

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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