Il vicinato

I rapporti di vicinato stanno scomparendo

 

 

Vicinato
La vita di vicinato

 

 

 

 

Il vicinato è l’insieme delle persone che abitano vicino, nelle case o nelle strade adiacenti.

(Dizionario Garzanti della lingua italiana, Milano, 1981)

 

 

 

Il vicinato dentro al quartiere

Per la natura generalmente ascrittiva dei legami sociali connessi alla contiguità abitativa, il vicinato ha attratto l’attenzione del dibattito sugli effetti dell’urbanesimo, sovrapponendosi spesso al quartiere” (B. Borlini, F. Memo, 2008).

Il quartiere è il grande protagonista della vita urbana, in quanto ne è la porzione amministrativa e geograficamente delimitata, secondo il governo comunale.

E’ tuttavia vera anche l’interpretazione che delinea il quartiere come entità squisitamente sociale, ossia l’insieme delle persone che vivono entro quel perimetro.

Dentro allo stesso quartiere, le persone vivono (o vivevano, in passato) esperienze di relazione/aggregazione con altre persone che abitano in spazi limitrofi, adiacenti, soprastanti o sottostanti (condomini). E’ facile che si confonda il vicinato con l’intero quartiere, seppure sia il vicinato il vero nucleo delle interazioni in ambito urbano.

 

I rapporti umani nel vicinato

Il vicinato non è solo un’entità piccolo geografica, è soprattutto un importante fattore per i rapporti tra le persone. I vicini di casa riportano la mente ai tempi passati, in cui la vita si svolgeva prevalentemente in campagna. Il vicinato ricorda il mutuo aiuto, il sostegno reciproco che le persone si davano gratuitamente. Il lavoro dei campi, la cura della famiglia, i rapporti d’amicizia hanno sempre creato una rete di scambi che copriva tutto il panorama quotidiano. Le zone rurali erano dei microcosmi sociali dal fluido funzionamento, replicavano le dinamiche delle famiglie allargate, seppure con le dovute proporzioni. Nell’elenco dei rapporti non c’era solo lo scambio di generi alimentari come lo zucchero, le uova, la farina, ma c’erano anche aiuti concreti in caso di bisogno, per esempio la custodia di bambini e anziani, il soccorso sul lavoro, la consolazione durante i lutti.

Il vicinato era sinonimo di amicizia, sostegno, fiducia.

 

Il vicinato urbano

Anche in città, il vicinato si è distinto per le stesse caratteristiche della sua versione rurale, tranne che per la componente del lavoro dei campi, naturalmente assente in città. Il vicinato urbano, negli anni, ha assorbito e identificato per intero il significato sociale del termine. Con lo spopolamento graduale delle campagne e delle zone montane a partire dagli anni ’60, in corrispondenza del cosiddetto “boom economico” italiano, il rapporto di vicinato si è sviluppato in città. Il vicinato urbano era incontrarsi per strada, in particolare nelle sere d’estate o nel fine settimana, per passare un paio d’ore insieme.

Da bambini si giocava con i vicini di casa o di tutto il quartiere, erano i primi amici al pari dei compagni di scuola. I vicini di casa avevano la funzione di silenziosi guardiani delle case adiacenti. Il controllo sociale del territorio che ne derivava ha da sempre permesso di frenare la microcriminalità nell’intero quartiere.

Nella sua storia, il vicinato ha conquistato rappresentazioni positive, per poi intraprendere una triste parabola discendente, giungendo in questi anni a conoscere l’individualismo, l’indifferenza per i rapporti umani in città.

 

Moderne relazioni virtuali

Per mezzo dei nuovi telefoni evoluti, che accedono a internet, è possibile connettersi con migliaia di persone perfino distanti migliaia di chilometri, ma solo virtualmente. Gli stessi congegni elettronici riproducono musica da ascoltare mediante auricolari. Il prodotto di tutta questa tecnologia, così prepotentemente diffusa, è la semplice estraniazione dalla vita quotidiana tradizionale. Si coltivano amicizie virtuali distanti, probabilmente senza mai incontrarsi di persona e si trascurano i rapporti di vicinato, fino alla completa indifferenza.

 

Individualismo e perdita della solidarietà di gruppo

La società moderna si orienta verso forme individualiste, che utilizzano i valori monetari per la comunicazione tra le persone. Il valore d’uso degli oggetti e delle relazioni umane perde il suo senso, il suo significato. Le proprietà dell’individualismo sono molto vicine a quelle del prototipo di “individuo blasè” (Simmel) .

Il rapporto di vicinato permetteva alle persone di costruire un gruppo e di identificarsi con esso. Il vicinato, come le altre relazioni sociali create presso ambienti sani (sportivi, culturali, scolastici, parrocchiali), permetteva di sentirsi parte di un “noi collettivo”.

E’ facile rendersi conto del declino dei rapporti tra i vicini, è sufficiente uscire di casa. Ognuno bada al proprio orticello, in generale le persone non si curano di conoscere i vicini. Le persone tendono a farsi gli affari propri, evitando coinvolgimenti giudicati inutili o deleteri.

I casi di buon vicinato rimangono reminiscenze di genitori e nonni, che li hanno curati negli anni passati.

 

Il vicinato rurale

Attualmente, solo in alcune zone di campagna possiamo osservare gli ottimi esempi dei benéfici erogati dal vicinato.

I caratteri della comunicazione tradizionale persistono in campagna: i rapporti sono semplici, orientati al valore d’uso. La vita di campagna ha numerosi privilegi, che nel loro insieme provvedono a un’esistenza meno stressata.

 

Avanzata dell’urbanesimo moderno

I fattori della moderna vita di città hanno gradualmente messo in discussione le relazioni di vicinato, fino a metterle sulla deriva della prossima scomparsa.

Le nuove forme di comunicazione tecnologica, l’individualismo, l’indifferenza per la collettività e per il prossimo, la velocizzazione delle attività quotidiane (lavoro e sport), la monetarizzazione dei rapporti sociali hanno pesantemente condizionato le tradizionali comunicazioni umane, tra cui anche quelle di vicinato.

Per questi motivi, possiamo affermare che il rapporto di vicinato stia lentamente scomparendo.

Articolo su “La Stampa”

 

 

 

Riferimenti e letture

R. E. Park, E. W. Burgess, R. D. McKenzie, “La città”, Edizioni di Comunità, Milano, 1967

L. Wirth, “L’urbanesimo come modo di vita”, Armando, Roma, 1998 

G. Simmel “Le metropoli e la vita dello spirito”, Armando Editore, Roma, 1995 

G. Simmel “Forme dell’individualismo”, Armando Editore, Roma, 2001 

R. Ledrut, “Sociologia urbana”, Il Mulino, Bologna, 1969 

E. Krupat, “People in cities”, Cambridge University Press, Cambridge, 1985 

P. Guidicini, “Gruppi e sub-unità spaziali nella città”, Città Nuova, Roma, 1978 

P. Guidicini, “Sociologia dei quartieri urbani”, F. Angeli, Milano, 1980

P. Guidicini, “Nuovo manuale per le ricerche sociali sul territorio”, F. Angeli, Milano, 1998 

B. Borlini, F. Memo, “Il quartiere nella città contemporanea”, Bruno Mondadori, Milano, 2008 

A. Bagnasco, “Tracce di comunità”, Il Mulino, Bologna, 1999 

M. Castrignanò, “Comunità, capitale sociale, quartiere”, F. Angeli, Milano, 2012

 

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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