9 novembre 1989: la caduta del Muro di Berlino

Muro di Berlino

La caduta del Muro di Berlino (Die Mauer)

9 novembre 1989

Breve retrospettiva al trentesimo anniversario dell’abbattimento

 

 

Muro di Berlino
Il muro di Berlino negli anni ’80 del 900

 

 

L’epoca delle ideologie contrapposte

Il Muro di Berlino ha segnato un’epoca, senza falsa retorica possiamo affermare che abbia segnato le vite di migliaia di persone, a prescindere dalla prospettiva di osservazione.

Sappiamo dalla storia e dalle testimonianze che il Muro ha separato famiglie, parenti, amici, ha diviso un popolo con l’unica e oggettiva spiegazione della difesa ideologica.

La spartizione della Germania alla fine della Seconda Guerra Mondiale, tra le cosiddette potenze vincitrici (le stesse che presiedono e condizionano “civilmente” il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) si è trasposta anche nel sistema di controllo del simbolo del potere tedesco del defunto Terzo Reich: la città di Berlino.

Fu creata la Repubblica Federale Tedesca (RFT; in tedesco Bundesrepublik Deutschland, o BRD) a Ovest e la Repubblica Democratica Tedesca (RDT; in tedesco Deutsche Demokratische Republik, o DDR) a Est.

La città di Berlino fu divisa in quattro zone di influenza che rispecchiavano i rapporti di forza degli alleati nel 1945, ma anche la suddivisione dell’intero territorio tedesco: a Ovest la zona d’influenza occidentale democratica (USA, Gran Bretagna, Francia), a Est l’influenza sovietica (URSS).

 

Muro di Berlino
I quattro settori di Berlino

 

“La capitale tedesca, vista fin ora come cuore dell’autoritarismo e del militarismo prussiano, assurse così agli occhi dell’opinione pubblica internazionale al rango di città martire, simbolo della difesa della libertà” (G. Corni, “Storia della Germania”, Il Saggiatore, Milano, 1995, pag. 345).

 

La Repubblica Democratica Tedesca

La RDT, o DDR in lingua tedesca, è stata oggettivamente (e banalmente) il fulcro della storia del Muro di Berlino. E’ stata proclamata il 7 ottobre 1949, ancorata e subordinata in ogni senso all’appartenenza al Blocco Sovietico, rimase saldamente oltre la famigerata “Cortina di Ferro” fino alla caduta del Muro, così ostinatamente voluto dall’élite comunista tedesca.

Gli studi realizzati negli anni hanno dimostrato come la RDT fosse in costante bisogno di sostegno economico da parte dell’URSS. La popolazione tedesca dell’Est faceva esperienza di varie privazioni nei consumi di generi alimentari e di altri beni primari, ma soprattutto subiva la sottrazione dei diritti civili. La RDT era organizzata e gestita secondo le direttive dell’economia pianificata di matrice sovietica.

Per mantenere il controllo sociale e politico, l’élite tedesca orientale si serviva dei carri armati sovietici e della potente polizia politica locale, la STASI (Ministerium fur Staatssicherheit, 1950). Gli organi della STASI disponevando di agenti, delatori, personale addetto all’indottrinamento in particolare dei giovani.

L’élite politica della RDT era detenuto dalla SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands, ossia Partito di Unità Socialista di Germania), secondo alcuni studiosi una sorta di partito nazista di segno contrario. A capo della SED era Walter Ulbricht, sostituito in seguito da Erich Honecker (3 maggio 1971).

 

Il 16-17 giugno 1953

E’ la data dell’insurrezione popolare nel territorio della RDT, repressa nel sangue dall’intervento dei carri armati sovietici, dietro richiesta dei vertici della SED.

La morte di Stalin nel marzo 1953, l’avvicendarsi di notizie riguardanti un ipotetico nuovo corso sociale e politico, l’inasprimento delle condizioni di lavoro dettate dalla pianificazione economica di stampo comunista, tutte queste condizioni insieme contribuirono a far esplodere la miccia del malcontento popolare.

Il 16 giugno 1953 iniziarono gli scioperi in tutta la RDT, in particolare nella zona di Berlino Est, la classe operaia si fece protagonista nelle dimostrazioni. Senza coordinamento né fattiva direzione politica, i dimostranti avanzarono richieste di miglioramento delle condizioni sociali e di lavoro, per poi giungere coraggiosamente a chiedere libere elezioni e un nuovo governo.

La situazione in piazza creò forti timori nell’élite comunista tedesca che chiese, e ottenne, l’intervento sovietico per schiacciare ciò che definiva apertamente come rivolta. Era il 17 giugno 1953.

 

Chiudere le frontiere

Dopo i fatti del giugno 1953, il capo della SED Ulbricht (di fatto il dittatore comunista della RDT) dovette cambiare in parte il suo atteggiamento intransigente verso il popolo. Dopo essersi assicurato la fedeltà totale e incondizionata del partito, a seguito di un’epurazione in perfetto stile staliniano, Ulbricht intraprese delle riforme economiche con l’obiettivo di migliorare, seppur relativamente, il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie, compresa una certa mobilità sociale.

Nonostante ciò, non si fermava l’emorragia di persone che se ne andavano all’Ovest, oltre 2,7 milioni di persone salutarono il regime comunista tedesco dal 1949 al 1961 (G. Corni, “Storia della Germania”, Il Saggiatore, Milano, 1995, pag. 415).

La RDT perdeva soprattutto giovani con buone qualifiche professionali, subendo un fattivo impoverimento della forza lavoro della repubblica. La mancanza di libertà e dei diritti civili, bassi livelli di sussistenza erano alla base del malessere generale della popolazione.

La dirigenza della RDT diede avvio al progetto di chiusura definitiva delle frontiere, in particolare colpendo il simbolo della dissidenza interna, ossia Berlino.

 

Muro di Berlino
Il Checkpoint Charlie nel 1961

 

 

1961 il Muro di Berlino (Die Mauer)

La costruzione del Muro di Berlino fu intrapresa nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961, era stata preparata da tempo, seppure gli organi di stampa del regime tedesco orientale ne avessero sempre dato costanti ufficiali smentite.

 

Muro di Berlino
Walter Ulbricht, capo della SED

 

“Alle ore 01:11 la radio di Berlino Est interrompe la trasmissione <<Melodien zur Nacht>> per una comunicazione speciale:

‘I governi degli stati del Patto di Varsavia si rivolgono al Parlamento e al governo della DDR affinché alla frontiera con Berlino Ovest entri in vigore un nuovo ordinamento in grado di impedire efficacemente ogni attività sovversiva nei confronti dei paesi del Blocco socialista, garantendo nel contempo una sorveglianza affidabile in tutta l’area che circonda la parte occidentale della città’.

Il significato della macchinosa dichiarazione è chiaro: Berlino Ovest sarà bloccata” (T. Flemming, H. Koch, “Il Muro di Berlino”, Be.Brag Verlag, Berlin, 2009, pag. 4).

E’ domenica 13 agosto 1961, la Porta di Brandeburgo viene oscurata, le luci spente di colpo. Truppe d’assalto e di frontiera si dispongono lungo la linea di demarcazione interna urbana, stendono barriere di filo spinato, in alcuni tratti erigono blocchi di cemento.

Nel frattempo, i politici e i burocrati si muovono tra documenti da firmare, telefoni roventi, preparazione di comunicati ufficiali.

 

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I continui tentativi di fughe

Prima della chiusura delle frontiere, migliaia di berlinesi attraversarono il confine tra i settori per andare a visitare parenti e amici, per fare la spesa, per andare al cinema. Erano 53mila i berlinesi dell’Est che potevano lavorare all’Ovest. Dal 23 agosto 1961 non fu più possibile passare all’Ovest. Anche i contatti telefonici furono interrotti.

Chi non poteva ottenere dei “lasciapassare”, dagli uffici competenti della RDT, iniziò a pensare a un modo per andarsene definitivamente.

Sono stati documentati centinaia di tentativi, anche rocamboleschi, di fuga all’Ovest: attraverso tunnel creati apposta, usando la rete fognaria, vani ricavati nelle auto, passaporti stranieri contraffatti, funivie improvvisate a ridosso del muro.

Una soluzione, molto difficile da ottenere, era di essere letteralmente comprati dalla Repubblica Federale Tedesca, essendo riconosciuti come prigionieri politici (F. Taylor, “Il muro di Berlino”, Mondadori, Milano, 2009, pag. 171).

 

Muro di berlino
La struttura del muro di Berlino

 

 

Il senso del Muro nella propaganda

La propaganda della SED comunicava pubblicamente che il Muro aveva lo scopo di proteggere la repubblica democratica tedesca dai fascisti. La difesa antifascista era un ritornello ripetuto di continuo, su ogni organo si stampa. Il Muro era inoltre pubblicizzato come un baluardo contro l’imperialismo occidentale (T. Flemming, H. Koch, “Il Muro di Berlino”, Be.Brag Verlag, Berlin, 2009, pag. 30).

La verità era che il Muro aveva il solo scopo di fermare la gente in fuga verso Ovest.

Nel corso degli anni in cui rimase in piedi, la SED ordinò tre diverse fasi di ampliamento: 1961-1968, 1969-1980, 1981-1898. Gli ampliamenti riguardarono: sbarramenti per veicoli, recinzioni segnaletiche, piste militari, percorsi affidati alla sorveglianza cinofila, torrette di osservazione, bunker sotterranei, mine a frammentazione e mine ordinarie (Ibidem, pag. 33).

 

Le crepe nel sistema

A partire dagli anni ’80, nell’Europa Orientale presero forza movimenti sociali e politici in aperta critica al sistema filo sovietico. In Ungheria e in Polonia (“Solidarność”) si notarono i primi movimenti che si opponevano ai partiti comunisti al potere.

Nel 1985, il nuovo capo del partito comunista sovietico era Michail Gorbachev, che rese famosi i termini “Glasnost” (trasparenza nella gestione dei dirigenti contro la corruzione) e “Perestroika” (ristrutturazione dell’apparato burocratico statale sovietico).

Qualcosa si stava muovendo nel panorama politico e sociale oltre la Cortina di Ferro.

Nella primavera 1989, le condizioni economiche del blocco orientale peggiorarono in modo considerevole. Il 2 maggio 1989, l’Ungheria aprì le recinzioni di filo spinato al confine con l’Austria: da quel passaggio, numerosi tedeschi orientali passarono senza ostacoli. Le ambasciate della RFT a Praga e a Budapest furono assediate da centinaia di tedeschi dell’Est che chiedevano asilo politico. L’11 settembre 1989, l’Ungheria aprì ufficialmente il confine con l’Austria.

 

La rivoluzione morbida

“Quando nella primavera del 1989 a Dresda, a Berlino e a Lipsia riecheggiò centinaia di migliaia di volte il grido “Wir sind das Volk” [Noi siamo il popolo], che presto divenne “Wir sind ein Volk” [Noi siamo il popolo], le autorità della sicurezza, sconvolte, si rivolsero agli ambasciatori sovietici in DDR per chiedere copertura militare per un intervento contro i dimostranti. Ma accadde l’impensabile: il potere sovietico rifiutò, il che significava la fine del potere della SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands, ossia Partito di Unità Socialista di Germania, al potere assoluto nella Repubblica Democratica Tedesca (Deutsche Demokratische Republik Deutschland).

Il colpo di di grazia venne inferto al governo della DDR dai compagni ungheresi, che aprirono le frontiere per l’Occidente ad un’ondata sempre più imponente di cittadini tedesco-orientali in fuga. Cosa potevano fare ancora gli uomini di Honecker? La sera del 9 novembre 1989 vennero aperti i varchi nel muro di Berlino. L’unificazione dei due Stati tedeschi era inevitabile e dopo un anno soltanto era già compiuta” (H. Schulze, “Storia della Germania”, Donzelli, Roma, 2000, pag. 221).

 

Il Muro è caduto

 

 

 

 

La ricostruzione delle fasi emozionate che precedettero l’apertura della frontiera con il lato Ovest di Berlino è una scansione di orari ravvicinati, che partono alle 18:53 quando l’addetto dell’Ufficio Politico della SED Guenter Schabowski tiene una conferenza stampa. Legge un comunicato, non prima verificato da lui stesso, nel quale sono notificati i permessi di viaggio e autorizzazioni fin da subito da e verso Berlino Ovest.

I giornalisti entrano in fibrillazione e rilanciano la notizia sui loro canali: “La DDR apre le frontiere!”

Dalle ore 20 alla mezzanotte è un assembramento continuo e in aumento di gente ai posti di blocco e alle sbarre di frontiera. La folla chiede insistentemente di aprire i varchi.

Secondo il rapporto della polizia della RDT, verso le ore 00:02 tutti i punti di passaggio della frontiera sono aperti.

 

Muro di Berlino
La folla passa alla frontiera del ponte Bornholmer

 

 

Muro di Berlino
Saluti dalla Porta di Brandeburgo

 

Nei giorni seguenti, saranno aperti anche i valichi di frontiera con la Repubblica Federale Tedesca. Squadre ufficiali e di volontari iniziarono a demolire i muri dentro Berlino e tra le due Germanie.

 

Muro di Berlino
Panoramica sul muro di confine con la DDR, nell’alta Baviera.

 

 

Come si presenta Berlino anni dopo la caduta del muro

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Documentario sul Muro di Berlino, su History Channel

 

 

 

 

Riferimenti

F. Taylor, “Il muro di Berlino”, Mondadori, Milano, 2009

T. Flemming, H. Koch, “Il Muro di Berlino”, Be.Brag Verlag, Berlin, 2009

H. Schulze, “Storia della Germania”, Donzelli, Roma, 2000

G. Corni, “Storia della Germania”, Il Saggiatore, Milano, 1995

 

 

Pubblicato da Il Sociale Pensa

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