Seguire l’immagine e il pensiero della maggioranza, vuol dire imitare un modello che crea la moda.
“L’uomo si differenzia dagli altri animali in quanto è il più adatto all’imitazione.”
ARISTOTELE, Poetica, 4
La moda in senso qualitativo
Se parliamo di moda, il più delle volte ci riferiamo all’immagine, all’abbigliamento che ci propongono gli stilisti e i modelli d’immagine. La moda non è solo quello, bensì è anche pensiero intuizione atteggiamento interpretazione.
Si può essere sensibili alla moda riguardante l’ecologia, i viaggi, lo sport, le letture, la politica come l’ultimo prodotto tecnologico (L. Gallino, “Dizionario di Sociologia”, TEA UTET, Torino, 1993, pag. 420).
Perfino un’idea può essere di moda, ossia ricevere consenso sociale; numerose persone la accolgono e la fanno propria, creando un comportamento collettivo.
La moda quantificabile
“La moda di una distribuzione di frequenza è la modalità cui corrisponde la massima frequenza, assoluta o relativa.
Sintetizzare una variabile X tramite la sua moda significa assumente come valore ‘più rappresentativo’ della distribuzione quello che si è verificato più spesso di tutti gli altri.
La moda è la modalità della variabile espressa dal gruppo di maggioranza relativa” (D. Piccolo, “Statistica”, Il Mulino, Bologna, 2000, pag. 96).
Imitare per apprendere
Possiamo anticipare che la moda, in ogni sua forma, è un fatto imitativo. Seguire la/una moda è desiderare di fare proprio quel dato oggetto e/o pensiero, imitare quella tendenza.
“Non c’è nulla o quasi, nei comportamenti umani, che non sia appreso, e ogni apprendimento si riduce all’imitazione. Se gli uomini, a un tratto, cessassero di imitare, tutte le forme culturali svanirebbero.
I neurologi ci ricordano di frequente che il cervello umano è un’enorme macchina per imitare” (R. Girard, “Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo”, Adelphi, Milano, 2001, pag. 22).
Imitare qualcuno
Seguire la moda significa imitare qualcuno diverso da noi. La mimesis è appunto l’imitazione, diventare come quel qualcun altro. Il mimetismo è “un fenomeno di imitazione” meglio descritto dallo studio del regno animale e vegetale, perché usato da alcune specie per confondersi nell’ambiente naturale (Dizionario Garzanti della Lingua Italiana, Milano, 1981). Il mimetismo naturale è una forma di difesa verso i nemici e i predatori, nel contesto umano è adottato dalla tattica militare.
Tuttavia, lontano dall’ambiente naturale, il mimetismo umano riguarda la tendenza di mutare idee e atteggiamenti in correlazione alla situazione sociale (Ibidem, pag. 1052).
Il desiderio mimetico
La mimesis, ossia l’imitazione, implica un desiderio nei confronti di beni o cose. Il soggetto che manifesta un desiderio si rivolge a un modello, a una persona che egli reputa in grado di “consigliarlo” riguardo a ciò che potrebbe ottenere (R. Girard, “La violenza e il sacro”, Adelphi, Milano, 1992, pag. 204).
“Non è con le parole, è col suo stesso desiderio che il modello indica al soggetto l’oggetto supremamente desiderabile. Ritorniamo così a un’idea antica ma le cui implicazioni sono forse misconosciute; il desiderio è essenzialmente mimetico, è ricalcato su un desiderio-modello; elegge lo stesso oggetto di questo modello” (Ibidem, pag. 205).
I bambini desiderano quello che vedono, il loro desiderio è fondamentalmente mimetico. Lo stesso vale per gli adulti, i quali però si differenziano dai piccoli per la loro vergogna sociale: non confessano di modellarsi sugli altri, sarebbe come rivelare la propria mancanza d’essere, dare una brutta immagine di sé (M. W. Battacchi, O. Codisposti, “La vergogna”, Il Mulino, Bologna, 1992, pag. 38-39).
Ogni adulto aspira a diventare un modello per altri, dissimula la propria azione mimetica, tende a innalzarsi.
Appropriazione
Il desiderio crea tentativi di appropriazione, davanti a una persona che funge da modello: se costui rivolge la mano a un oggetto davanti ad altri, è altamente probabile che questi ultimi lo imitino (R. Girard, “Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo”, Adelphi, Milano, 2001, pag. 23).
Lo stesso vale per ciò che chiamiamo moda: persone dette modelli (attualmente anche chiamate “influencer”) esibiscono in pubblico abbigliamento, oggetti, immagini di sé creando desiderio nelle persone che guardano e osservano.
Il desiderio mimetico scatta nella mente degli osservatori creando tentativi di appropriazione.
La moda diventa un rituale di imitazioni reciproche, nel quale i modelli diventano doppi di loro stessi, è un’estetica di imitazione (Ibidem, pag. 38).
L’essenza della moda
“Tutta la storia della società si svolge nella lotta, nel compromesso, nelle conciliazioni lentamente conquistate e rapidamente perdute che intervengono fra la fusione con il nostro gruppo e il distinguersene individualmente” (G. Simmel, “La moda”, SE, Milano, 1996, pag. 12).
La contrapposizione tra sociale e individuale è innegabile nella vita quotidiana, è un continuo passaggio dall’identità personale alle relazioni sociali in pubblico. Il sociale tende a generalizzare, a togliere specificità a ogni individuo; al contrario, ogni persona necessita di manifestare e confermare la propria unicità di fronte alla vita collettiva.
La moda è parte integrante del sociale, anch’essa crea un palcoscenico sul quale molte persone intendono salire.
La moda generalizza tendenze e comportamenti, amplifica l’imitazione di ciò che è proposto dai vari modelli. E’ una delle forme di contrasto nel dualismo tra sociale e individuale, tra generale e particolare.
Il fascino della moda
Essendo un processo di imitazione, essa trasferisce la vita di gruppo nella vita individuale. Il fascino della moda sta nel rendere possibile un’azione dotata di senso, senza che ci sia alcun elemento personale e creativo (Ibidem, pag. 13).
La moda è l’espressione del pensiero di qualcuno e l’assenza di pensiero di coloro che l’accolgono. L’imitazione fornisce all’individuo la sicurezza di non essere da solo nelle sue scelte sociali.
L’individuo che accoglie la moda del momento risparmia energia creativa, o supplisce alla sua carenza, delega la responsabilità della scelta all’appartenenza di gruppo.
La moda è l’espressione del desiderio di essere uguale agli altri, di fare quello che fanno gli altri (Ibidem, pag. 14).
Seguire l’influencer
“La moda è imitazione di un modello dato e appaga il bisogno di appoggio sociale, conduce il singolo sulla via che tutti percorrono, dà un universale che fa del comportamento di ogni singolo un mero esempio. Non di meno appaga il bisogno di diversità, la tendenza alla differenziazione, al cambiamento, al distinguersi” (Ibidem, pag. 15).
Il moderno modello si chiama “influencer”, una persona che influenza / condiziona la tendenza di immagine della maggioranza relativa. Egli propone contenuti, di immagine ma anche di pensiero, è testimone della loro bontà universale.
L’influencer è materia di studio del Marketing, in quanto egli propone sempre contenuti sottoposti al consumo da parte del pubblico.
Il consumo è sociale, la moda è inclusiva/esclusiva
Dobbiamo ricordare che il consumo è un fenomeno sociale, esso crea appartenenza a un gruppo e a una classe. La moda è sempre espressione di una classe sociale: significa inclusione per coloro che ne fanno parte, esclusione per gli altri che appartengono agli strati inferiori (Ibidem, pag. 15-17).
I membri delle classi inferiori guardano sempre con bramosia e invidia alla moda delle classi superiori, tendono ad essa come a un traguardo di carattere sociale (Ibidem, pag. 30-31).
Imitare per vivere nel sociale
La moda permette di nuotare nella più ampia corrente sociale (G. Simmel, “La moda”, SE, Milano, 1996, pag. 37).
Accogliere la moda di tendenza, che sia l’abbigliamento o il pensiero corrente, rassicura le persone e le fa entrare nel circo del sociale. A quel punto, le persone si sentono maggiormente pronte per recitare in pubblico una parte, un ruolo.
Molte persone apprezzano il modello, altrettante aspirano a diventare esse stesse modello per qualcun altro.
Accettare la moda del momento significa imitare un comportamento e un’idea. Significa negare la propria specificità a favore della particolare immagine altrui. Nel seguire la moda non c’è individualizzazione, bensì generalizzazione, omologazione, conformismo (di massa).
La moda veicola contenuti nella maggioranza relativa, la quale potrebbe diventare maggioranza tout court.
Se diventasse di moda (di nuovo) vestirsi in modo disordinato, sgradevole, indossando indumenti brutti, avremmo la prova principe della tirannia della moda stessa verso le persone che la seguono (Ibidem, pag. 17).
Condivisione e imitazione del pensiero “dominante”
Non di meno, il potere della moda si esprime nella diffusione del pensiero prodotto dalle classi dominanti.
Il paradosso è nell’abbandonarsi alla tendenza imitativa per sentirsi parte del corpo sociale: gli influencer, della politica e dei loro intellettuali schierati, propongono slogan o frasi ad effetto, i loro seguaci (meglio conosciuti come “followers”) fanno propri quei contenuti, li condividono, li divulgano. Evitano così di produrne di propri, suppliscono alla carenza di un proprio pensiero originale. Si conformano al pensiero di moda.
La tendenza imitativa contagia anche taluni personaggi dello spettacolo, quelli che desiderano ottenere visibilità mediatica ed essere accettati nei “salotti buoni” che contano: attori, produttori, intellettuali (veri o presunti), politici.
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