La socialità è uno strumento

Socialità

La socialità ad ogni costo, la socialità contraddittoria

Costruire e mantenere relazioni sociali

 

 

socialità
Socialità tradizionale

 

 

Socialità e attualità

La parola socialità ha assunto una connotazione di moda, vediamo aumentare la sua presenza dei discorsi delle persone, fuori e dentro i media, ad indicare la necessità (?) delle persone di fare vita sociale. Socialità e vita sociale per noi sono sinonimi, che insieme valgono una tautologia.

Ci approcciamo alla riflessione sulla socialità, per rispondere a certe domande che ci siamo posti ascoltando la radio e guardando numerosi telegiornali.

 

Cos’è?

Il termine socialità si riferisce al semplice stare con altre persone, in generale, senza ulteriore specifica. La socialità è spesso sinonimo di vita sociale fuori dalla cerchia famigliare, ingloba tutte le interazioni possibilmente vivibili quotidianamente.

Essa è l’equivalente italiano dell’inglese “sociability”, che indica il tipo di capacità relazionale di un individuo (L. Gallino, “Dizionario di sociologia”). In pratica, esprime il modo con cui lo stesso individuo riesce a sostenere il rapporto con gli altri, si tratta della sua competenza sociale/relazionale.

La socialità rientra perfettamente nella riflessione riguardante la comunicazione umana, in quanto dentro la comunicazione ci sono tutte le relazioni tra le persone, per ogni genere di attività.

 

La socialità è di moda sui media

Alla radio e in TV, la parola socialità ha fatto la sua comparsa numerose volte. Persone intervistate, giornalisti e politici (immancabili) hanno citato la socialità quale fattore imprescindibile della vita quotidiana.

Quelle citazioni sono frutto, ipotizziamo, delle conseguenze del famigerato “lock down”, cui sono stati sottoposti i cittadini italiani, a causa della pandemia di Corona Virus COVID-19.

Il distanziamento sociale e l’obbligo di evitare assembramenti, riducendo la vita sociale faccia a faccia, hanno comprensibilmente ristretto/dissolto le relazioni sociali tradizionali. Scuole chiuse, diminuiti gli ingressi nei negozi, vietate le visite a casa di parenti e amici, per combattere efficacemente la diffusione del virus.

 

Socialità ad ogni costo

La tremenda realtà della pandemia/epidemia (che sia COVID-19, oppure EBOLA, Influenza Aviaria H2N2/H5N1, Spagnola) ha fatto sapere alle persone quanto sia importante il bisogno di avere una vita sociale. La socialità è balzata in cima alle classifiche dei bisogni primari, assieme ai prodotti alimentari e di igiene.

Il “lockdown” consumato a casa (l’isolamento nel suo equivalente inglese, termine ostinatamente imposto dalla politica nazionale) è stato avvertito come un’insopportabile limitazione della libertà personale.

A dispetto delle indicazioni sanitarie (distanziamento sociale, uso della mascherina, divieto di assembramento), per salvaguardare la propria socialità, non sono state poche le persone che si sono gettate nella mischia degli incontri sociali. Le Autorità Sanitarie non hanno potuto fare altro che constatare una nuova larga diffusione del virus COVID-19, a partire da agosto 2020.

Così, la socialità è fine a sé stessa.

 

Socialità
La socialità ossessiva

 

Il grande bisogno sociale

La socialità è, almeno in parte, analoga agli istinti fondamentali incontrati in tutti gli animali. Presuppone la necessità di adattamento all’ambiente esterno, ai bisogni umani fisici e psichici, alla vita attiva.

La si potrebbe definire come inclinazione innata degli uomini a comunicare con i loro simili le loro impressioni onde cercare insieme il migliore modo di conservarsi e attuarsi.

L’origine della socialità è la natura stessa” (E. Vidoni, 1975).

Non è un istinto, ma nemmeno un sistema di abitudini, la socialità è un vero e proprio bisogno che si materializza nella comunicazione.

 

Socializzare per fare

Interagire con gli altri, stringere relazioni, socializzare: sono operazioni non fini a loro stesse, bensì portano ognuno di noi a creare legami sociali con le persone, ogni giorno. Lavoro, sport, impegno parrocchiale, volontariato civile, semplice svago prevedono il contatto sociale con altre persone. Con alcune di esse si creano relazioni, con altre semplici conoscenze. Ogni giorno entriamo nella socialità, acquisiamo abilità nel gestire le relazioni.

Le abilità sociali non si imparano certo stando in solitudine” (T. Grandin).

La vita sociale si esprime in ogni ambito quotidiano, a diversi livelli di complessità. La socialità corrisponde a una esigenza personale, non è solo puro piacere di stare con persone piacevoli (socievolezza).

Senza socialità i bambini non imparerebbero le regole sociali e a comportarsi in modo adeguato; senza socialità gli adulti non avrebbero opportunità (per lo meno teoriche) di trovare un impiego; senza socialità non si potrebbero conoscere i vicini di casa.

Pertanto, la socialità è uno strumento utile.

 

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Spazi di socialità

Oggigiorno, dove fare vita sociale potrebbe risultare un rebus, viste e considerate le difficoltà che si devono affrontare a vario titolo.

Lasciamo da parte la minaccia pandemica e proviamo a valutare le offerte di spazi genuinamente sociali. È un’osservazione equivalente a finire in un grande pantano: difficile uscirne con comodo.

È ormai normale trovarsi in un centro commerciale e rendersi conto che ci sono più probabilità di fare vita sociale là dentro piuttosto che in piazza.

Attualmente dominano i non luoghi, spazi di passaggio e consumo accreditati ad assumere il ruolo magistrale di teatro della socialità contemporanea.

Il non luogo, portatore di contraddizioni sociali e di marketing, si colloca lontano dai luoghi in cui si faceva genuina socialità qualche tempo addietro: parrocchia, campetto sportivo, giardino di quartiere, piazza del mercato.

 

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Socialità al centro commerciale

 

Ricordiamoci inoltre delle tendenze psico-sociali della modernità: i cittadini urbani preferiscono giocherellare con lo smartphone piuttosto che trovarsi fisicamente e guardarsi negli occhi per comunicare.

 

Socialità on-line

I moderni dispositivi tecnologici hanno fornito a chiunque la facoltà di interagire a distanza con chiunque. Il Mondo Occidentale è On-line. La Cina è On-line, la Russia pure. Sono molte le soluzioni per intrattenere conversazioni da casa o dall’ufficio, in presenza o in assenza di pandemia.

“Andare on-line” ha il significato di spostarsi in uno spazio di socialità senza indirizzo né confini fisici, banalmente virtuale.

La socialità corre sulla rete, soddisfacendo il bisogno primario di molti individui che ne fanno richiesta. La socialità on-line non è meno complicata di quella faccia a faccia, semmai ha aperto i filtri alla comunicazione e dato modo di esprimere pensieri imperfetti di: rabbia, rancore, maleducazione.

 

Aridità sommaria?

Procedendo per sommi capi, riteniamo di poter affermare che la socialità (tradizionale) si è inaridita. Lo sosteniamo guardando all’individuo metropolitano e alla sua tendenza “Blasé, al dilagante disagio umano nei contesti urbani, al progressivo abbandono degli anziani, allo spostamento delle relazioni dal piano faccia a faccia all’ambiente virtuale.

Se la socialità ha un fine personale (come documentato da certi autori), poiché ad esempio è utile alla vita professionale ma è anche un potente antidoto alla solitudine, possiamo constatare tutti che la relazione on-line si inserisce perfettamente nei contesti globalizzati attuali. Pertanto, la socialità storicamente conosciuta si sta progressivamente inaridendo.

Le relazioni si manifestano superficiali e rarefatte, il loro contenuto è generalizzato come per tutto ciò che è sociale.

Non parliamo mai per il semplice gusto di parlare con qualcuno, manca una buona dose di socievolezza. La disattenzione pubblica ha ottenuto cittadinanza dove un tempo viveva una relazionalità strutturata e semplice, dal vicinato al quartiere.

La politica sfrutta anche questa tendenza per fare propaganda.

 

Socialità
Volantino politico propagandistico per la locale Festa dell’Unità.

 

Contraddizioni

Torniamo al presente minacciato dal COVID-19. La socialità è un bisogno, ma causa pandemia se ne dovrebbe fare a meno. Da ogni parte, commentatori di tutte le specie invocano prudenza ma rivendicano tempi e modi a salvaguardia della socialità.

Prima dell’avvento della pandemia, le persone sceglievano più volentieri lo spazio virtuale on-line dello spazio fisico urbano per fare vita sociale. Dopo l’entrata in vigore delle norme contro gli assembramenti per ridurre i contagi da COVID-19, gruppi di persone si sono movimentati per incontrare altri individui. Se potesse parlare, il Corona Virus ringrazierebbe per le opportunità offerte alla sua diffusione.

Comunque la si guardi, da qualsiasi angolazione, la socialità pone interrogativi e riceve contraddizioni, in particolare riguardo ai comportamenti della gente.

Chi crede di non potere fare a meno delle relazioni tout court e si disinteressa delle limitazioni sanitarie, magari prima viveva sul divano di casa con lo smartphone in mano.

In questo frangente, ribadiamo che la moderna socialità è fine a sé stessa a causa dell’uso che ne fanno le persone.

 

 

 

Nota bibliografica

Coloro che desiderano avere i riferimenti bibliografici, su cui sono basate le riflessioni contenute in questo contributo, sono pregati di mandare una richiesta scritta utilizzando il modulo dei contatti.

Grazie.

 

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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