Debito pubblico “for dummies”

Debito pubblico

Debito pubblico, problema o risorsa?

Una risposta “for dummies”

 

 

Debito pubblico
Debito pubblico “for dummies”

 

 

Di Enrico Tamburello

 

Premessa: economia, finanza e mercati.

Si sente spesso dire riguardo alla politica che essa debba rassicurare i mercati. Mi spiace che i mercati siano così bisognosi di affetto ma non credo che sia la politica che debba coccolarli. La politica ha lo scopo di amministrare la cosa pubblica nell’interesse primario del cittadino, non in quello del mercato. Vien lecito quindi chiedersi chi siano i mercati da rassicurare. La risposta è presto data, i mercati finanziari.

Ma chi c’è nel mercato finanziario? Il cittadino non fa finanza, si limita all’economia, ovvero alla nobile arte di far quadrare i conti a fine mese. Lo stato non fa finanza, fa macroeconomia, ovvero la nobile arte di far quadrare i conti in grande (anche se vedremo che in realtà non è così importante che quadrino perfettamente…). Abbiamo quindi escluso i due grandi attori della vita pubblica ovvero lo stato che deve tutelare il cittadino e il cittadino che deve essere tutelato.

 

Chi dunque manca all’appello? Il terzo incomodo, ovvero l’operatore finanziario.

Chi è l’operatore finanziario? Ovviamente colui che opera nei mercati finanziari…ovvero banche (soprattutto d’affari) investitori (soprattutto esteri) e speculatori.

Quale è l’interesse di queste categorie? Che ci sia una sanità o una scuola migliore? Che le strade siano scevre di buche? O forse che le infrastrutture strategiche restino in mano al pubblico?

No, evidentemente no. L’unico, immutabile ed inesauribile interesse è quello di fare profitto, a qualsiasi costo, senza preoccuparsi delle conseguenze comprese le avverse ripercussioni sul cittadino. L’interesse di quest’ultimo è rilevante solo quando coincide con quello del mercato, praticamente mai.

La finanza, muove ad oggi cifre superiori al PIL mondiale nelle borse, ma come è possibile? Come si può muovere più di quello che si produce? E’ ovvio che mercati e finanza sono almeno parzialmente slegati dai parametri reali e vivono di prodotti autoreferenziali inventati con un solo scopo: il guadagno.

 

Crisi finanziaria e bolle speculative

Certo, non è una novità, la crisi del 2008 è ancora fresca nelle nostre memorie, e fu frutto di enormi bolle speculative fatte di prodotti finanziari sostanzialmente inventati dal nulla, senza alcuna copertura reale. Quando l’elefante fu troppo cresciuto per esser nascosto sotto la coperta semplicemente crollò tutto il castello.

Orbene, questi sono  i mercati che dovremo rassicurare con la nostra linea politica? Significa in sostanza dirgli: “ehi, ragazzi, non vi preoccupate, farò di tutto per farvi continuare nei vostri guadagni anche se questo significa andare in senso contrario all’interesse di chi mi ha votato!”.

No, grazie, la politica dovrebbe anzi rassicurare il cittadino nei confronti di tali elementi, governare i mercati e non farsi governare da essi.

 

Il debito pubblico… questo sconosciuto.

Ma cosa c’entra questo col debito pubblico? C’entra perché parte del debito pubblico degli stati è in mano ad operatori finanziari, e pertanto subisce le oscillazioni di questi mercati. Le oscillazioni dei mercati si traducono in aumenti o diminuzioni dei tassi di rendimento dei titoli di debito, e questi a loro volta impattano sulla sostenibilità, ovvero la capacità degli stati di garantire le cedole e il rimborso del titolo.

 

Ma andiamo per gradi…

La prima cosa da chiedersi è: cosa è il debito pubblico? Se è un problema così grande dovrà essere una cosa orribile infatti sappiamo tutti che:

– è troppo (sempre, qualsiasi sia la sua entità, sono decenni che ce la menano con questa storia!);

– è un fardello sulle spalle dei nostri figli, e dei nostri nipoti;

– ogni Italiano, compresi neonati e centenari, ha sul groppone circa 35000 euro di debito;

– è un limite per la nostra economia.

Questo ne traccia un profilo inquietante ma non risponde alla prima domanda, che resta sospesa nell’aria. Cominciamo ad interrogarci.

 

Da cosa è composto il debito pubblico? Da titoli di stato di varia durata.

Perché lo stato emette questi titoli? Ci gode ad indebitarsi? Ovviamente no, li emette perché ha bisogno di denaro per fare spesa pubblica o ripagare gli interessi. Sul debito. Denaro extra che non riesce a trovare tassando i cittadini. Non potendo emetterne direttamente l’unico modo per lo stato di esser rifornito di nuova moneta (che non sia cioè quella ricavata dalle nostre tasse) è quello di fare debito.

Ciò è molto interessante, facciamo un ragionamento insieme: immaginiamo di tornare all’anno 0 della moneta, ovvero quando non c’era moneta in circolazione. Lo stato, per pagare l’asfaltino che fa le strade cosa fa? Un bel titolo da 100 euro che vende alla BCE che a sua volta crea 100 euro dal nulla e glieli da. Lo stato paga l’asfaltino e tutti sono contenti. Ora ci sono 100 euro in circolazione, e 100 euro di debito. Il giorno dopo succede la stessa cosa con il cartolaio che ha venduto allo stato la carta per la fotocopiatrice della scuola; ora ci sono 200 euro in circolazione e 200 euro di debito.

Il meccanismo va avanti e avanti e avanti e così cosa succede? Succede che si capisce che il debito non è poi questa gran disgrazia…rappresenta infatti l’ammontare della massa monetaria circolante in uno stato. Il debito pubblico sono le nostre case, automobili, nonché il nostro conto in banca e gli spiccioli per il caffè, il debito pubblico è letteralmente la ricchezza dei cittadini.

 

Ne deduciamo che il debito non solo non è il male assoluto, ma che in realtà è fondamentale per la nostra economia.

Si capisce quindi che:

– non esiste “troppo” debito pubblico;

– se non ci fosse noi, i nostri figli e nipoti faremo una grama esistenza barattando lenticchie;

– ogni italiano dovrebbe avere 35000 euro in tasca, neonati e centenari compresi;

– non è un limite ma la linfa vitale della nostra economia.

 

Il problema del debito

Ma se le cose stanno così perché c’è tanto terrorismo sul debito? Perché aumenta sempre nonostante tagli e tasse?

 

Il problema in realtà non è tanto il debito, ma la sua solvibilità.

Viviamo in un sistema in cui uno stato non può procacciarsi moneta da solo, ma può farlo solo emettendo debito. Il quale va ripagato con gli interessi. Ora, anche un bambino capisce che una volta ripagato tutto il debito resterebbero scoperti gli interessi, è un segreto che tutti fanno finta di non conoscere ma che tutti conoscono benissimo. Questo espone, anche nell’assurdo caso in cui il debito fosse interamente ripagato, alla certezza del default. Se ne deduce anche che uno stato con molto debito debba pagare una montagna di interessi all’anno, in Italia grossomodo 50 miliardi l’anno. Avete capito bene, 50 MILIARDI!

La finanziaria 2018, per darvi un paragone, è da circa 20 miliardi. L’Italia è un paese in avanzo primario da molti anni, ovvero spende in spesa pubblica meno di quel che entra con le tasse. Ma queste ultime non bastano per pagare gli interessi quindi…il debito sale… per pagare il debito! Qualche decennio fa il problema non esisteva, perché la Banca D’Italia, allora sotto il controllo diretto del ministero del Tesoro, assorbiva tutti i titoli rimasti inevasi sul mercato, garantendo la solvibilità il debito, ma nel 1981 col “divorzio” tra tesoro e banca d’Italia questa azione non fu più garantita, esponendo il debito alla speculazione dei mercati. Da quel momento ci fu un’impennata, molti di voi ricorderanno i favolosi tassi di interesse a due cifre dei titoli di quel periodo…la causa è da ricercarsi proprio nella esposizione dello stato nei confronti dei mercati che avevano interesse ad avere sostanziosi ricavi.

Oggi funziona ancora così: c’è l’euro ma la BCE non garantisce il debito degli stati membri, che si trovano nell’impossibilità di garantire il proprio debito non avendo, all’infuori di esso, mezzi per procacciarsi moneta. Così anno dopo anno sale inesorabilmente.

Appare evidente che in realtà il problema del debito sia un problema politico, e non economico. Semplicemente manca la volontà politica di risolverlo perché questa situazione espone gli stati ai ricatti dei grossi operatori finanziari, veri gestori delle economie mondiali, che devono essere rassicurati. Da qui le considerazioni iniziali sulla politica.

 

E quindi? Che soluzione può esser proposta? La soluzione va ricercata nell’etica della politica.

Si è assistito in particolar modo negli ultimi 30 anni ad uno spostamento del focus dell’azione pubblica dalla persona al denaro, è necessario ricominciare a far politica mettendo al centro l’uomo essendo ben consapevoli che il denaro è uno strumento e non una causa da servire costi quel che costi. Sono fermamente convinto che un presidio sanitario non debba essere una azienda, perché il suo fine non deve essere il profitto ma la salute. Così la scuola, i trasporti, le risorse non devono essere mezzi di profitto ma strumenti al servizio del cittadino, nel rispetto della giustizia sociale.

Basta guardare e considerare le riforme fatte anche solo dal 2011 in poi, tutte apparentemente necessarie ma quante di queste hanno attenuato il problema o migliorato la nostra vita? Nessuna. Se dunque la cura uccide il malato, è lecito dubitare della sua bontà?

 

E qui entriamo in gioco noi

Finché crederemo che cose come il debito pubblico siano un problema e non una risorsa, che la moderazione dello spread sui mercati sia una necessità, finché accetteremo regole scritte per non darci la possibilità di esser padroni del nostro futuro, fidandoci senza capire che minestra ci venga propinata saremo schiavi del problema, e ne subiremo le conseguenze.

 

Per approfondire

Che cos’è il debito pubblico e perché non è “il” problema

 

 

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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