Il neocolonialismo francese in Africa si chiama Francafrique
Potenza coloniale, neocoloniale
Nei manuali di storia che abbiamo consultato, si parla del colonialismo come di una consuetudine che giunge al suo apogeo nell’800. Molti stati europei si attivarono con grande solerzia per allargare i propri possedimenti coloniali, dai quali trarre risorse materiali da portare in patria.
La Gran Bretagna, la Spagna e la Francia furono protagoniste assolute in quella corsa predatoria. I territori oltre oceano divennero veri e propri oggetti da spartire, anche per mezzo di feroci guerre di conquista.
Gli avvenimenti storici del colonialismo hanno prodotto effetti a cascata (effetto domino) sugli anni seguenti, che con la decolonizzazione del secondo dopoguerra hanno suggellato una precisa direttrice di eventi.
“Fra il 1876 e il 1914, la Francia acquistò nuovi possedimenti per 10 milioni di kmq, con 50 milioni di abitanti” (G. Sabbatucci, V. Vidotto, “Storia contemporanea – L’Ottocento”, Ed. Laterza, Roma Bari, 2004, pag. 267-268).
La Francia si espanse non solo in Africa, ma anche in estremo oriente, fino in Indocina. Dai territori conquistati, trasse il massimo beneficio possibile, al pari degli altri paesi europei impegnati all’estero.
Decolonizzazione e autonomia nazionale fittizia
Dopo la svolta decolonizzatrice degli anni ’60, la Francia ha conservato il potere politico e militare su almeno quattordici paesi africani ex colonie. “I nuovi stati dell’area francofona conservarono in genere strette relazioni politiche ed economiche con Parigi” (F. Della Peruta, “Storia del novecento”, Le Monnier, Firenze, 1993, pag. 291).
Mediante quel tipo di pressione, la Francia controlla tuttora le risorse naturali e finanziarie dei paesi africani ex colonie, ne controlla la volontà politica anche in sede ONU.
In cambio, il Governo Francese concede royalties faraoniche alle elìtes di quei paesi, le quali, però, mantengono in totale povertà materiale il resto della popolazione (I. Bifarini, “I coloni dell’austerity”, Amazon Fulfillment, 2018, pag. 60).
Francafrique o Franciafrica
Con il termine Franciafrica o Francafrique, si fa riferimento alla complessa, quanto oscura, serie di rapporti tessuti dallo stato francese con le ex colonie africane, rapporti volti alla conservazione di privilegi e vantaggi di carattere economico e finanziario da parte della Francia.
Testo di riferimento
Nel 1998, il saggista francese François-Xavier Verschave pubblicò il suo testo più famoso dal titolo “La Françafrique, le plus long scandale de la République” (“Franciafrica, il più grande scandalo della Repubblica”), nel quale ha denunciato i loschi rapporti tra la politica nazionale francese e le dirigenze dei vari stati fantoccio africani.
Non la burocrazia bensì la persona del Presidente della Repubblica francese si fa carico della continuazione del sistema Francafrique, in prima persona. Ingerenze politiche e militari, appropriazione di risorse naturali e finanziarie, interventi occulti nei colpi di stato, sono solo alcune delle attività denunciate nel saggio di Verschave.
Difficilmente riassumibile in forma di estrema sintesi, la storia della Francia e dell’Africa rimanda al rapporto di sudditanza del continente nero, che continua in forme “pseudo collaborative” tra le parti ma che, in realtà, nascondono politiche neocolonialiste della Francia. A tale proposito, si parla sempre e comunque di Francafrique o Franciafrica.
Ipotesi pressione migratoria
La prima, e più evidente, conseguenza della politica francese in Africa è la creazione di masse popolari indigenti, che premono per cercare una via d’uscita dalla povertà.
Pertanto, ipotizziamo che la Francia crei un enorme fattore di spinta all’emigrazione (push factor). A ciò, si aggiungono i fattori di attrazione creati dai mass media, che dall’Europa via satellite raggiungono l’Africa, mostrando stili di vita evidentemente molto più alti rispetto a quelli in vigore nel Continente Nero (pull factors).
Dobbiamo, inoltre, indicare il ruolo delle ONG che fungono da evidente polo positivo di riferimento durante la traversata del Mediterraneo.
Nonostante questa lettura sia corroborata da evidenze di indagine, “i sociologi hanno in primo luogo preso le distanze dalle interpretazioni deterministiche di questo fenomeno” (L. Zanfrini, “Sociologia delle migrazioni”, Laterza, Roma Bari, 2007, pag. 81), essi pongono molta cautela nello schierarsi su lati non conformisti.
Attività taciute
La Francia attiva politiche di restringimento all’ingresso dei migranti africani, operando i ben conosciuti respingimenti al confine con la cittadina di Ventimiglia, in Italia. La diplomazia, però, lavora in senso positivo sull’opinione pubblica, accreditando un ruolo moralmente attivo di Parigi.
In rete, è molto facile trovare articoli molto dettagliati riguardo alle attività francesi di depauperamento del Continente Nero.
Così come è possibile leggere articoli su blog accreditati, che raccontano delle operazioni dei militari francesi i quali, letteralmente, lasciano passare i migranti e i trafficanti verso il mediterraneo e quindi verso l’Italia.
La Francia usa la politica della doppia morale: diplomazia del moralismo nei mass media a favore dei migranti, pratica del proprio vantaggio sfrenato dal Niger verso sud e brutale respingimento alle proprie frontiere.
Fonti
La Francia e le politiche coloniali nel nuovo secolo
La Francia alla riscoperta dell’Africa
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