L’ambiente della stazione ferroviaria di Bologna Centrale e la vita nei suoi spazi
Il Sociale in viaggio
Abbiamo scelto la tratta ferroviaria Bologna – Rimini, per seguire uno dei tragitti più popolari dell’estate italiana. Siamo entrati nelle stazioni ferroviarie, per osservare la vita che si svolge al loro interno.
20 giugno 2018 – La stazione di partenza
Riprendiamo il treno dopo cinque giorni dalla visita alla stazione ferroviaria di Rimini.
L’ambiente della stazione di partenza non presenta elementi diversi rispetto alla settimana precedente: come al solito, all’esterno, notiamo persone in apparente stato di marginalità sociale, immigrati di colore e nordafricani.
Il nostro treno è in ritardo di circa quaranta minuti, nell’attesa assistiamo a un controllo di Polizia a due maghrebini senza biglietto. Gli agenti della Polizia di Stato chiedono loro i documenti e i motivi della loro presenza in stazione. Qualche minuto dopo, sono liberi di andare, escono velocemente dalla stazione.
Presso l’ingresso esterno, si stanno raggruppando alcuni ragazzi di colore, che tuttavia non abbiamo visto prima alla biglietteria.
Abbiamo tempo per scambiare qualche parola con un viaggiatore diretto a Monfalcone. Inevitabilmente i discorsi cadono sulla crisi economica e sull’immigrazione di massa.
Arriva il nostro treno, la calca aumenta, riusciamo con pazienza a salire. Vediamo qualche posto vuoto, fa molto caldo, la climatizzazione non funziona, molti finestrini sono bloccati. Viaggiano studenti, turisti italiani e stranieri, folta è la componente di immigrati africani, prevalentemente maschi giovani.
A ogni fermata, molte persone scendono e altre salgono, ma la composizione dei passeggeri non cambia drasticamente.
Passa il controllore, ma senza verificare i biglietti. L’altoparlante avvisa di tenere pronti i biglietti per il controllo da parte del personale della compagnia ferroviaria. Arriviamo alla stazione di Bologna Centrale, ma del controllore nessuna traccia.
20 giugno 2018 – stazione di Bologna Centrale
Il treno praticamente si svuota, accediamo alla banchina del binario, in mezzo a centinaia di persone, alcune passeggiano, altre corrono. Ci dirigiamo verso l’ingresso utilizzando il sottopasso. Notiamo numerosi studenti con libri in mano, famiglie di turisti, uomini d’affari in giacca e cravatta nonostante il gran caldo. In grande numero presenziano persone di colore, immigrati africani. Ben visibile ci risulta la presenza, a loro volta, delle Forze dell’Ordine, passiamo di fianco a una pattuglia di militari dell’Esercito.
Decidiamo di andare al livello inferiore, ai binari 15-19, che ospitano l’alta velocità. Le sale d’attesa sono allocate in atri enormi, lunghissimi, ci sono bar e piccola ristorazione. L’aria è condizionata, il clima è controllato. Scattiamo qualche foto e torniamo di sopra.
Irregolari, parte uno
Nei piani di collegamento intermedi, dove passa la strada per taxi e auto di servizio, assistiamo alla prima manifestazione, per noi, dei cosiddetti individui irregolari.
Definiamo irregolare in stazione, la persona che non deve prendere un treno, che è sprovvista di regolare biglietto, che a richiesta non può giustificare la propria presenza nei locali della stazione ferroviaria. Gli irregolari possono essere senza tetto, tossicodipendenti, immigrati extracomunitari, microcriminali (P. Guidicini, G. Pieretti, a cura di, “Città globale e città degli esclusi”, F. Angeli, Milano, 1998, pag. 99-100).
Un giovane extracomunitario (forse afghano) offre indicazioni ai viaggiatori in cambio di un corrispettivo in denaro. Una coppia di turisti inglesi abboccano al servizio abusivo. Dopo tocca a noi.
“Dove andare?”, risposta “Di sopra”.
“Aiuto, dico io dove andare!”.
Nonostante i ripetuti e garbati rifiuti, l’irregolare non molla la presa, anzi blocca il passaggio. Dopo cinque lunghi minuti, l’irregolare decide di desistere quando tiriamo fuori dalla borsa la macchina fotografica, con l’intenzione di riprenderlo. Nella sua lingua madre, ci dice qualcosa rinforzando il senso con sguardi decisamente cattivi. Infine, gira i tacchi e si allontana, noi proseguiamo.
Qualche metro più avanti, l’irregolare raggiunge un suo amico, si parlano e indicano nella nostra direzione. Tentiamo la prova fotografica, ma si capisce immediatamente che la scena sta diventando molto tesa. Ci allontaniamo lungo il sottopasso e saliamo al primo binario.
L’ambiente interno della stazione di Bologna Centrale
Visitiamo l’ala ovest, dove qualche tempo fa c’era il deposito bagagli e la toilette, ora ci sono alcuni negozi, l’edicola è sempre al suo posto.
L’atrio centrale è affollatissimo, notiamo la discreta presenza di alcuni vigilantes privati. La sala d’attesa storica è a sinistra, all’uscita dall’atrio sul primo binario.
Prova ad entrare anche un senza tetto, che però desiste quasi subito. La sala d’attesa è semi vuota, di fianco all’ingresso c’è il banco con un uomo della vigilanza interna. Le panchine sono tutte con i braccioli “anti barbone”, accanto al muro di destra c’è una zona chiusa per famiglie con bambini. Invece, sul lato che guarda al primo binario, campeggia la grande lapide a muro a ricordo della strage del 2 agosto 1980.
Altre targhe simili sono affisse fuori sul piazzale principale (“Medaglie d’Oro”).
Nella sala d’attesa non siedono persone di colore, vediamo solamente viaggiatori italiani ed europei. L’accesso è consentito solo muniti di regolare biglietto ferroviario, dalle ore sei del mattino alle ore ventidue della sera.
Usciamo e andiamo verso il piazzale est, passando sul primo binario. Vediamo un supermercato, un edicola, il posto di Polizia Ferroviaria.
Più avanti, sul primo binario, c’è il “Posto di Ascolto” di un’associazione di volontariato locale
Ci fermiamo e facciamo qualche domanda ai ragazzi che vi lavorano.
Il “Posto di Ascolto” si occupa dell’assistenza primaria alle persone che ne fanno richiesta. Fornisce buoni pasto e informazioni. La ragazza interpellata, gentilissima, afferma che l’associazione riceve richieste di aiuto soprattutto da parte di italiani in gravi condizioni di precarietà materiale, anche per l’alloggio, ma per il quale indirizzano a un’altra associazione sociale.
Numerosi immigrati stranieri (soprattutto africani) accedono al “Punto di Ascolto” solo per i buoni pasto, in quanto hanno già ottenuto un alloggio dal Comune. Invece gli italiani senza fissa dimora non trovano una sistemazione di quel tipo, oppure non si rivolgono al Comune perché si vergognano del loro stato di indigenza. Si arrangiamo come possono.
Ringraziamo e torniamo indietro verso l’atrio principale.
Irregolari, parte due
Notiamo l’assembramento di molti irregolari, in particolare africani, che gironzolano tenendo d’occhio i viaggiatori e i loro bagagli. Il controllo sociale generale in stazione è, evidentemente, molto ridotto o inesistente. Le persone irregolari sono un vero e proprio emblema della stazione centrale di Bologna.
Usciamo sul Piazzale Medaglie d’Oro e ci dirigiamo a sinistra verso il cavalcavia, davanti a Viale Dell’Indipendenza. Notiamo un senza tetto e scattiamo una foto. E’ vestito poveramente con stracci e una giacca da vento rossa sporca e rotta. Quando lo affianchiamo, ci rivolge insulti e parolacce di ogni genere, aggiungendo “vai a … con quella macchina fotografica!”.
L’ambiente esterno alla stazione di Bologna Centrale
Gli incroci stradali sono molto affollati, passano veloci le auto, le motociclette e pure le bici. Un bengalese in bici consegna cibo a domicilio. Molti giovani ragazzi africani, vestiti all’occidentale, passano a piedi o in bici ascoltando musica in cuffia.
Saliamo sul cavalcavia (Via Matteotti) e scattiamo altre foto. Raggiungiamo la via perpendicolare alla fine del cavalcavia (Via De’ Carracci), ci sono negozi aperti, il liceo provinciale, e la filiale di una banca marocchina. All’incrocio notiamo molte auto guidate proprio da cittadini nord africani.
A cinquanta metri c’è il monumento del quartiere alla memoria della Shoah.
Torniamo indietro e attraversiamo la Strada Statale Porrettana, affollatissima. I portici sono occupati da bar, ristoranti e negozi, banche, hotels. Notiamo alcuni ristoranti etnici (indiani e cinesi). I clienti non mancano.
Ci fermiamo a parlare con una donna che chiede l’elemosina, a cinque metri dall’ingresso di un hotel a cinque stelle. Ci autorizza a farle una foto.
Assenti gli indizi della desertificazione urbana
Possiamo affermare che le zone urbane tutte intorno alla stazione di Bologna Centrale siano prive degli elementi della desertificazione urbana. In quanto, sono presenti esercizi commerciali, una farmacia, attività economiche che mantengono vivo il passaggio delle persone e, forse, anche un certo controllo sociale, altrimenti i bar e i ristoranti sarebbero oggetto di atti delinquenziali e privi di clientela.
Il posto di Polizia e il “Posto di Ascolto” sono definibili come presidi di carattere sociale.
Degrado sociale
Gli individui irregolari, che vivono letteralmente nell’ambiente urbano della stazione, creano degrado sociale. La presenza delle Forze dell’Ordine e delle associazioni di volontariato pongono un argine al degrado sociale.
Ricordiamo inoltre che la vicina zona dei “Giardini della Montagnola” è nota in città, come un ambiente degradato ad alto livello di precarietà sociale (spaccio di stupefacenti, consumo di droga, prostituzione, microcriminalità) (P. Guidicini, G. Pieretti, a cura di, “Città globale e città degli esclusi”, F. Angeli, Milano, 1998, pag. 102).
Terminate le nostre osservazioni, ci dirigiamo al binario a prendere il treno e tornare alla stazione di partenza.
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