25 aprile

Partigiani

25 aprile “festa nazionale”

 

La liberazione
25 aprile

 

Il 25 aprile è una delle feste politiche più sentite in Italia. Ad essa sono associate ansie e malesseri emotivi di gran parte della collettività italiana. Da una parte ci sono i vincitori, che hanno messo sul calendario la ricorrenza; dall’altra parte ci sono tutti gli altri: i vinti, quelli che non contano nulla, coloro cui non interessa niente di questa festa.

 

La storia

Il 25 aprile, lo sanno tutti, è la festa della liberazione dall’occupazione tedesca/nazista e dai residui del regime fascista. Questa data è stata scelta perché il 25 aprile del 1945 è avvenuta l’insurrezione generale a Milano, che ha dato la spallata definitiva agli occupanti stranieri e nazionali. Secondo un’altra versione, gli occupanti si stavano già ritirando quando è partita l’insurrezione. Ecco un primo esempio delle varie incongruenze storiche che si possono incontrare.

La storia è costituita dai fatti, ma i fatti sono raccontati dalle persone, le quali raccontano la propria versione. E’ per questo motivo che di solito è bene intervistare più di un testimone oculare. Naturalmente di colori diversi e posizioni opposte.

I fatti che accadono non sono mai semplici, hanno una loro complessità conclamata a causa dei tempi e dei modi in cui si verificano. La storia ufficiale è accettata dalla maggioranza, ciò che invece è raccontato dalla storia non ufficiale può essere talvolta definito come revisionista.

 

Chi festeggia e chi no

Queste brevi linee introduttive possono chiarire il tenore delle opposte sponde: chi festeggia il 25 aprile dalla parte dei vincitori, chi non festeggia per motivi suoi. Chi lo festeggia sottolinea la storia ufficiale, chi non lo festeggia ha due scelte: una è il revisionismo, la seconda è l’indifferenza.

Per chi festeggia il 25 aprile l’altra sponda è sempre un pericolo, ha timore di chi non festeggia. C’è diffidenza, c’è sospetto, c’è scetticismo, c’è il timore di trovarsi davanti ad un nemico spaventoso.

 

Italia divisa

Il 25 aprile di ogni anno si rinnova la disgregazione nazionale. Nonostante gli invasori e gli occupanti nazionali siano stati sconfitti e sepolti da oltre settant’anni, in Italia esiste tuttora una paura folle dei nazisti e dei fascisti. Come se fossero pronti a saltare fuori da una caserma all’improvviso.

Chi festeggia il 25 aprile è fortemente diffidente nei confronti di chiunque passeggi per strada senza una bandiera o un fazzoletto rosso. La festa del 25 aprile raccoglie molte adesioni in piazza perché viene esibita la paura dei nemici sconfitti, come se fossero davvero ancora vivi e in armi.

In questo senso, il 25 aprile non è ancora diventata la festa di tutti gli italiani, non è veramente una festa contro le discriminazioni, proprio perché esiste ancora una paura folle dei fantasmi e perché si notano divisioni profonde tra le persone.

 

Riconoscimento di tutti i caduti

Il 25 aprile è una festa laica politica, naturalmente monopolizzata dalla sinistra (soprattutto) extra parlamentare. Manca il serio e onesto riconoscimento di tutti caduti della guerra civile. Perché di questo si è trattato: di una guerra civile, come il grande giornalista Indro Montanelli ha scritto.

 

La festa della “politica”

Nelle feste politiche gli onorevoli nazionali e locali sguazzano come le papere nello stagno. La politica strumentalizza le feste laiche come questa, propone i propri slogan, sparge la propria propaganda particolare.

 

Lo stretto legame tra la sinistra italiana e l’OLP di Arafat, tra l’ANPI e l’Islam mediorientale

 

 

Il 2 dicembre del 1969, una delegazione dell’allora PCI incontra Arafat ad Amman, è il primo contatto tra la sinistra italiana e l’OLP (Organizzazione per la Liberazione delle Palestina). C’è simpatia, c’è unità di intenti e di vedute, c’è sintonia ideologica.

Il 15 settembre  1982 a Roma, Arafat incontra Berlinguer, segretario del PCI. L’emozione per entrambi è palpabile, sfocia in commozione (cfr. A. Rubbi, “Con Arafat in Palestina“, Editori Riuniti, Roma, 1996, pag. 15, 115 e seg.).

Il legame tra la sinistra italiana e la causa palestinese, nonché islamica mediorientale, diventa naturale davanti a quello che diventa un nemico comune: Israele e il sionismo.

 

25 aprile
Arafat incontra Berlinguer a Roma, 1982.

 

L’entrata in scena dei musulmani palestinesi contro gli ebrei italiani (2016)

Il 25 aprile 2016 a Milano, un gruppo di aderenti ai movimenti politici per la liberazione della Palestina e alle sezioni anti sioniste hanno contestato duramente i rappresentanti della Brigata Ebraica, che sfilava nel corteo. La Brigata Ebraica era una formazione militare, composta da soldati ebrei, che ha combattuto come le altre formazioni contro i nazisti e ciò che restava del regime fascista. Per contro, i palestinesi ed i loro simpatizzanti nonché gli anti sionisti, negli anni ’40, furono arruolati numerosi nelle truppe naziste delle SS, contro gli ebrei e gli Alleati.

Ebrei traditi ancora una volta

 

20 aprile 2017

Già cinque giorni prima della “festa”, gli animi si riscaldano e partono le polemiche.

L’Associazione Nazionale Partigiani (ANPI) dichiara che al corteo parteciperanno anche i musulmani palestinesi. I membri della Brigata Ebraica, che sul serio ebbero una parte importante nella guerra di liberazione, dichiarano che non sfileranno mai al fianco di chi è stato alleato dei nazisti e complice dello sterminio (Shoah).

Esponenti politici di sinistra si smarcano, altri confermano la partecipazione come la Sindaca di Roma.

 

25 aprile 2017

Come ci si attendeva, a Milano attivisti pro-Palestina hanno duramente contestato gli appartenenti alla Brigata Ebraica. Non c’è stata l’unanime condanna da parte di tutti gli esponenti dell’ANPI. Continuano le perplessità sul merito della partecipazione dei sostenitori dell’OLP alle manifestazioni italiane del 25 aprile, considerando che i palestinesi sono stati manifestamente contro gli Alleati e contro gli Ebrei.

Il parere dello storico Paolo Mieli sul Corriere della Sera.

A Roma, la sindaca M5S è stata contestata da alcuni manifestanti. Attimi di tensione durante il comizio.

 

23 aprile 2018

Nuove e imbarazzanti polemiche prima del 25 aprile:

“Salta il corteo unitario del 25 aprile a Roma. Dopo che la Comunità Palestinese di Roma ha annunciato che parteciperà alla manifestazione con bandiere palestinesi e kefieh, quella ebraica ha deciso di non prendere parte al corteo.” Il Messaggero di Roma.

L’antisemitismo islamico ha ben attecchito nella politica italiana (anche e soprattutto di sinistra).

25 aprile 2018

I musulmani palestinesi attaccano i membri della Brigata ebraica

“Una cinquantina di attivisti contro l’occupazione della Palestina hanno atteso la Brigata Ebraica in Piazza San Babila e hanno gridato loro frasi come “Fuori i sionisti dal corteo” e “Palestina libera, Palestina rossa”. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, alcuni palestinesi hanno fischiato il discorso della sindaca della Capitale” Il Fatto quotidiano

 

La “festa laica” che divide

Incongruenze, contraddizioni, strumentalizzazioni politiche, paure, lacune di una festa che ha il suo successo solo nel senso giornalistico del termine.

ANSA

Il parere di Mentana

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Pubblicato da Il Sociale Pensa

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